Gioco, ma non azzardo!

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DI CESARE RAVIOLO

Mentre l’economia italiana arranca, il gioco d’azzardo – videolottery, slot machine, lotto, superenalotto, scommesse sportive, bingo – non conosce crisi. Anzi. Nel 2023 ha raccolto complessivamente 147 miliardi e 712 milioni di euro, con un aumento dell’8,7% rispetto all’anno precedente; il 55,9% è stato realizzato con l’azzardo online e il 44,1% con quello “fisico”. L’online è risultato in forte crescita, passando da 73 mld e 88 mil di raccolta a 82 mld e 553 mil (+13%) contro il +2% (da 62 mld e 891 mil a 65 mld e 159 mil) dell’azzardo fisico. Il trend ascensionale è destinato a consolidarsi nel 2024, con una previsione di crescita complessiva intorno al 5%. Una conferma della dimensione del fenomeno on line viene dai “conti gioco”, aperti dai giocatori presso i concessionari per poter giocare e sui quali viene depositato il denaro da utilizzare per le giocate. A novembre di quest’anno ne erano attivi 15.822.960, con un incremento di oltre 4 mil rispetto al 2020, pari al 43,8% in più. Lo scorso anno questi conti sono stati ricaricati con 10 mld 385 mil (37 mld dal 2019); ne sono stati prelevati per giocare 6 mld e 615 mil, per cui 3 mld e 670 mil sono rimasti depositati, a disposizione dei concessionari a costo zero. 300 concessionari autorizzati dallo Stato, 3.200 imprese, 80 mila punti vendita, 150 mila occupati (diretti e indiretti) completano il valore economico del settore. Il gioco d’azzardo presenta molte facce, non ultima quella del cosiddetto “gioco al dettaglio”, come i “Gratta e vinci”, venduti al ritmo di 4.116 pezzi al minuto 24 ore su 24, e delle sponsorizzazioni, con le quali le società sportive, attraverso scappatoie legali, bypassano la legge e ottengono il supporto di imprese legate al mondo dell’azzardo. La scelta di giocare è trasversale a gruppi sociali e territori: giocano gli alti redditi (42,9%) come quelli bassi (35,2%), gli adulti (45,4%) come i giovani (45,2%), un po’ meno gli anziani (18%), i residenti nel Sud e Isole (42,4%) come nel Nord Ovest (36,6%), nel Nord Est (31,8%) e al Centro (37,4%); quasi un fenomeno di massa, presente nello stile di vita degli Italiani, visto che interessa 14,5 mil di persone tra 18 e 74 anni. Se rimanesse nel solco della legalità e non diventasse spesso una grave dipendenza patologica (sono 1,5 mil a soffrirne), con i conseguenti rischi di infiltrazioni della criminalità, indebitamento e usura, e se una normativa organica lo rendesse più trasparente, riportandolo all’originaria funzione ludica, sarebbe anche un business.

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