Ex Ilva, salta l’accordo con i sindacati

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Cassa integrazione e mancata manutenzione: è rottura con la Proprietà ArcelorMittal

NOVI LIGURE – Il rifiuto della richiesta d’anticipo del premio previsto a fine anno e l’assenza di passi in avanti concreti sul tema manutenzione hanno portato lunedì a un mancato accordo tra parti sociali e ArcelorMittal in merito al rinnovo della cassa integrazione da Covid per altre 6 settimane.

Sigle sindacali e Rsu hanno proposto un’intesa di tre settimane, che consentisse ai due fronti di rivedersi poi a dicembre e discutere i programmi produttivi e manutentivi per le restanti tre. Un’ipotesi che, però, non è stata presa in considerazione dalla multinazionale, provocando così la mancata firma.

«L’azienda va comunque avanti con sei settimane di cassa. – commenta Federico Porrata, delegato Rsu Fiom Cgil – Se volessero, potrebbero abbassare i numeri (ora sono 430 i dipendenti al lavoro a rotazione), ma dubito possa succedere perché in quel caso, la loro decisione, avrebbe delle conseguenze. Le nostre richieste non e-rano per nulla insostenibili e ogni volta, con loro, siamo sempre pun-to e a capo». Fim, Fiom e Uilm hanno poi commentato l’accaduto rilasciando un comunicato congiunto. «Ancora una volta le organizzazioni sindacali e le Rsu de- vono prendere atto che la multinazionale ArcelorMittal utilizza tutti gli ammortizzatori a sua disposizione e senza contributi, senza dare disponibilità di investire un euro negli impianti, per i dipendenti o per garantire il futuro dello stabilimento. – si legge nella nota – Il fatto che in questi giorni stiano andando avanti le trattative tra Invitalia e la multinazionale fa pensare che ArcelorMittal stia attendendo l’entrata del capitale pubblico per spendere i soldi necessari al mantenimento e funzionamento produttivo». Le parti sociali insistono anche sul tema sicurezza e manutenzione. «Dato che l’impegno assunto dalla multinazionale negli accordi sottoscritti nel 2018 erano altri e prevedevano l’investimento di capitali privati non riteniamo più accettabile un comportamento simile da parte di un colosso, che nonostante il Covid avrebbe le risorse per almeno fare le manutenzioni essenziali. – concludono – L’esempio più lampante è quello delle caldaie per il riscaldamento che sono in attesa di pagamento per essere installate o di impianti che, come già detto nelle sedi istituzionali, necessitano di manutenzione per la sicurezza dei lavora- tori e il funzionamento degli impianti. Con il mancato accordo, abbiamo voluto dare un segnale chia- ro alla multinazionale che non può proseguire con questi comportamenti».

Luca Lovelli

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