Ex Ilva in sofferenza. Reparti penalizzati

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Vertice aziendale tra sindacati e dirigenza per analizzare la situazione dello stabilimento novese

NOVI LIGURE – Si è tenuta nelle scorse ore la riunione tra i sindacati e la dirigenza in merito alla situazione ex Ilva di Novi Ligure, in forte sofferenza come tutti gli altri stabilimenti del gruppo.

In rappresentanza dell’azienda era presente anche Virginia Piccirilli, responsabile dell’area nord. Un tavolo che ha fatto seguito a quello in programma a Genova Cornigliano. «La situazione in fabbrica è critica. – spiega Federico Porrata, rsu Fiom Cgil – A dicembre siamo stati fermi quasi tutto il mese, partendo dal ponte dell’Immacolata fino all’Epifania. Sono poi ripartiti alcuni reparti, tra i quali il treno di laminazione con una discreta continuità che durerà fino al termine del mese in corso. I reparti che rimangono davvero penalizzati da questo scenario sono elettrozincatura, alluminatura e ricottura continua».

La convocazione delle parti era stata anticipata nell’incontro che si era tenuto a Roma il 30 gennaio alla presenza di Lucia Morselli, amministratore delegato di Acciaierie d’Italia. «Chi sta lavorando leggermente di più sono la zincatura 4, la ricottura statica e il treno di laminazione, che dà lavoro a tutti gli altri. – aggiunge – Le prospettive di aumento produttivo non sono però così importanti. Elettrozincatura, alluminatura e ricottura continua girano in media cinque o sei giorni al mese, a dir tanto. L’azienda ci ha detto che avremmo fatto 6 milioni di tonnellate dopo la procedura di cassa integrazione, peraltro non firmata da noi. Quest’anno dichiara di volerne fare 4, quando nell’anno appena passato è arrivata a 3. Questo fa capire che nel primo semestre 2023 la produzione sarà un copia incolla dell’anno scorso con gravi ripercussioni salariali per i dipendenti che, soprattutto per quelli che lavorano nei reparti meno attivi, sono massacrati dalla cassa». Rimane, inoltre, il problema della manutenzione dei macchinari, da sempre centrale per gli operai. «Sia ad agosto sia a dicembre, gli addetti erano in ferie o a casa in cassa. – conclude Porrata – Alcuni di loro si sono lamentati di aver trovato ammortizzatori sociali segnati al posto delle ferie in busta paga. La manutenzione dovrebbe lavorare quando gli impianti sono fermi, mentre in queste occasioni sono rimasti a casa anche loro.

Questo significa che di interventi e di manutenzione straordinaria non ne sono stati fatta, mentre di quella ordinaria poca o niente».

Lo stabilimento novese conta 620 dipendenti sotto contratto e la cassa integrazione straordinaria, ora in vigore, rimarrà in essere fino alla fine di marzo.

Luca Lovelli

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