Da 55 anni Ciao! Il motorino alla portata di tutti

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Non è soltanto un ciclomotore, ma un’icona del Bel Paese; un simbolo di libertà, indipendenza, gioco e spensieratezza; un riferimento culturale di un’epoca mai davvero tramontata

Per una felice intuizione della Piaggio, la famosa casa motoristica di Pontedera, da qualche decennio il termine “ciao” non è soltanto un saluto confidenziale, ma identifica il ciclomotore italiano più famoso al mondo. Progettato dall’equipe dell’ingegner Bruno Gaddi, collaboratore di quel Corradino D’Ascanio cui si deve la creazione della Vespa, il Ciao ha da poco festeggiato i suoi primi cinquantacinque anni.

La presentazione in pompa magna alla stampa e agli addetti del settore avviene, infatti, il 12 ottobre 1967, su una motonave da crociera ormeggiata nel porto di Genova. La cerimonia è presieduta direttamente da Umberto Agnelli, subentrato a Enrico Piaggio alla guida dell’omonima azienda, mentre l’incontro con il grande pubblico ha luogo a Milano, il novembre successivo, in occasione del 40° salone internazionale del ciclo e motociclo. La sua linea simpatica, esile e sbarazzina, nasce dalla matita del disegnatore Luigi Agnolucci e veste colori vivaci, che vanno dal rosso al giallo, al verde, fino all’azzurro, al bianco e all’arancione. Il telaio è stampato, con pochissime saldature, e ingloba il motore al suo interno, mentre due coperture di plastica laterali racchiudono i meccanismi della trasmissione, a protezione del conducente. Il confort non è eccezionale, in quanto mancano gli ammortizzatori posteriori e la forcella è dotata di semplici molle, che assorbono solo in parte le asperità del terreno. Il molleggio della sella, regolabile in altezza per adattarsi alla statura del guidatore, ne riduce in parte la rigidità. Oltre alla classica versione monomarcia, con frizione automatica, è disponibile anche quella con variatore di velocità, che lo rende più adatto ai percorsi in salita. I pedali servono per l’avviamento, ma un pulsante, posto sul mozzo della ruota posteriore, permette di escludere il motore, trasformandolo in pochi secondi in una bicicletta.

Il bronese Giovanni Rizzo

Il Ciao strizza l’occhio soprattutto ai giovani, come s’intuisce dalle prime campagne pubblicitarie, ma è adatto anche alle donne e a chiunque desideri spostarsi con un veicolo leggero, agile e maneggevole. Può essere accessoriato con parabrezza e paragambe, protezioni che ne consentono l’utilizzo nei mesi più freddi, mentre l’aggiunta di una coppia di borse laterali aumenta la capacità di carico. Rimane in produzione fino al 2006, subendo numerosi restyling, che si traducono sostanzialmente in migliorie funzionali e aggiornamenti stilistici, come la sostituzione dei gruppi ottici o l’introduzione di ruote in lega, a razze, al posto di quelle tradizionali a raggi. Dal 1971, entra in produzione anche un modello a tre ruote, con cassone anteriore, denominato Porter. È un piccolo veicolo da lavoro, adatto per trasporti leggeri e impiegato in molte città con un allestimento specifico per i servizi di nettezza urbana. Sebbene la semplicità costruttiva sia quasi disarmante, il Ciao ha avuto un enorme successo commerciale, radicandosi nel costume degli italiani e diventando un’icona dei veicoli a due ruote, capace di ritagliarsi una dignità storica anche nelle schiere dei collezionisti. Malgrado sia uscito di produzione da più di quindici anni, ha tuttora una vasta schiera di estimatori che lo utilizzano quotidianamente, come il bronese Giovanni Rizzo, grande appassionato di motori, che ne possiede uno estremamente personalizzato.

Per soddisfarne la richiesta, ancora importante, sia la Casa madre sia uno svariato numero di ditte specializzate mettono ancora a disposizione della clientela una gamma di pezzi di ricambio pressoché completa.

Anche per il Ciao non mancano le imprese “epiche”, come quella dei coniugi Alice e Mirco che nel 2021, partendo da Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, e con un equipaggiamento ridotto all’essenziale, hanno raggiunto Capo Nord, in compagnia dei loro amati ciclomotori. Sono però convinto che in tanti potrebbero raccontare di una gita fuori porta o di qualche breve viaggio trasformatosi in una piccola, indimenticabile, avventura giovanile, vissuta in sella al mitico Ciao.

Fabio Cavagnini

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