CORONAVIRUS – 8 aprile 2020. Le notizie del giorno

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SOMMARIO

Notizie dai nostri territori: Tortona, Viguzzolo, Novi Ligure, Genovesato, Broni, Bressana Bottarone
Piemonte: da oggi in vigore nuove misure
Lombardia: mascherine in tutte le edicole
Come avverrà la “fase 2”
Ricciardi: “Durerà tutto l’anno”
Confindustria spinge per riaprire
Eurogruppo: non c’è l’accordo
“Non pretendiamo paghino i nostri debiti”
Il nuovo DPCM: proroga di 15 giorni (per ora)?
L’Italia chiude i porti causa virus
“Le case di riposo vanno abolite”
La CEI stanzia 200 milioni
Conte: “Grati ai vescovi”

Notizie dai nostri territori: Tortonese

TORTONA – Ecco il quotidiano aggiornamento del sindaco Federico Chiodi. “Attualmente all’ospedale di Tortona sono ricoverate 104 persone di cui 36 residenti a Tortona. Sono stati trattati dall’inizio della crisi a Tortona per Coronavirus circa 931 pazienti”. Tra questi 931 rientrano coloro che sono risultati positivi, quelli negativi, gli ospedalizzati ma anche quelli curati al proprio domicilio o semplicemente sottoposti a quarantena. Attualmente sono 203 i tortonesi positivi e 505 quelli in quarantena.
In arrivo i tamponi per i residenti e i lavoratori delle RSA di Tortona. “Ieri ho partecipato a una videoconferenza organizzata dalla provincia di Alessandria con Prefettura, ASL e altri sindaci. Tema rilevante, la gestione dell’emergenza all’interno delle residenze sanitarie per anziani: otterremo di effettuare il tampone a tutto il personale e a tutti i residenti presso le residenza del comune di Tortona”.

VIGUZZOLO – Il sindaco di Viguzzolo, Giuseppe Chiesa, quest’oggi ha diramato un’ordinanza con la quale impone che l’accesso agli esercizi commerciali, alla farmacia, agli uffici pubblici, all’ufficio postale e di ogni altro luogo aperto al pubblico nel Comune di Viguzzolo sia consentito solo a coloro che indossino mascherine e, in alternativa, sciarpe o foulard da collocare su naso e bocca.

Notizie dai nostri territori: Novese

NOVI LIGURE – Il Centro Famiglia di Novi Ligure ha attivato un servizio gratuito di consulenza educativa a distanza per genitori e famiglie con bambini da 0 a 6 anni. Il servizio è attivo il giovedì dalle 9 alle 12 ed è tenuto dalla dottoressa Elena Barboro. È possibile contattarla componendo il numero 366/6202958.

GENOVESATO – Saranno distribuite gratuitamente a domicilio nei Comuni sopra i 2000 abitanti le mascherine che Regione Liguria ha acquistato per tutti i cittadini liguri. Quello tra Regione Liguria e Poste Italiane è il primo accordo di consegna gratuita di mascherine in Italia e garantirà che ogni abitante riceva la sua mascherina direttamente a casa e in sicurezza. Nei piccoli comuni sotto i 2000 abitanti verranno consegnate ai sindaci, d’accordo con ANCI, che si faranno carico di distribuirle ai loro cittadini tramite la Protezione Civile. A questa prima spedizione, che inizierà venerdì e che si dovrebbe concludere entro la fine di aprile, ne seguirà un’altra tramite la rete delle farmacie e delle edicole del territorio.

Notizie dai nostri territori: Oltrepò

BRONI – Il Comune di Broni ha attivato un servizio di assistenza per future mamme o neomamme, alle prese con allattamento, svezzamento o con altre necessità. Per accedere a questo aiuto è sufficiente telefonare al numero 389/4510536.

BRESSANA BOTTARONE – L’amministrazione ha accolto con favore l’idea di marco Ferrari – un concittadino esperto informatico – di sviluppare una semplice web-app che può essere di aiuto nel limitare i tempi di attesa in coda fuori dagli esercizi commerciali. Un’agevole applicazione che potrà essere apprezzata dagli utenti soprattutto nelle giornate di pioggia, che va anche nella direzione di ridurre il rischio di contagio da assembramenti e contatti ravvicinati. L’iniziativa ha preso avvio con il monitoraggio delle file presenti fuori dal supermercato Gulliver di via I Maggio, divenuto un punto di riferimento anche per gli abitanti dei comuni limitrofi; tant’è che, in alcuni casi, le attese hanno raggiunto la durata di un’ora. Digitando “spesa.bressana.it” si accede a una pagina web che indica il numero di persone in coda e l’ultimo aggiornamento.

Piemonte: da oggi in vigore nuove misure

Da oggi è in vigore l’obbligo di indossare mascherine e guanti per tutti gli addetti alla vendita, mentre ai clienti viene raccomandato di utilizzare la mascherina o qualsiasi altro indumento a copertura di naso e bocca. La misura è inserita nel decreto n.39 emanato domenica scorsa dal presidente Alberto Cirio nell’integrazione alle misure per il contenimento del Coronavirus.

Lombardia: mascherine in tutte le edicole

“Dalla mattina dell’8 aprile pressoché tutte le oltre 3.000 edicole attive in Lombardia hanno a disposizione 50 mascherine per il coronavirus ciascuna per la distribuzione alla popolazione più bisognosa, per un totale di quasi 200.000 pezzi, che vanno ad aggiungersi ai 3,3 milioni in distribuzione a Comuni e farmacia“. Lo fa sapere l’assessore al Territorio e Protezione civile, Pietro Foroni. “Si tratta di un risultato – spiega l’assessore – reso possibile dall’impiego volontario e gratuito dell’infrastruttura ‘PrimaEdicola di m-dis’, che ringrazio fortemente, e dalla collaborazione dei distributori locali e degli edicolanti lombardi e delle loro principali associazioni di categoria tra le quali Snag e Fenagi. A tutti loro va un grandissimo ringraziamento da parte di Regione Lombardia“. “Anche in questo caso – conclude Foroni – invito gli edicolanti a dare la precedenza alle persone più ‘fragili’. Se tutto funzionerà a dovere, questo non resterà un esperimento isolato”.

Come avverrà la “fase 2”

(AdnKronos) – “Massima prudenza, piccoli passi”. Questa la raccomandazione che il Comitato tecnico scientifico ha affidato al premier Giuseppe Conte e ai ministri riuniti oggi in conference call per decidere i prossimi passi da compiere. La scadenza all’orizzonte è quella del 13 aprile, la deadline è contenuta nel Dpcm che ha decretato il lockdown per il Paese. La decisione su cosa fare – prorogare le misure o allentarle – è squisitamente politica e spetta al governo. Che deciderà ma avvalendosi del parere degli scienziati, che invitano alla gradualità e alla prudenza. Il ritorno alla normalità è lontano, “indosseremo le t-shirt”, scherza uno dei ministri presenti all’incontro. Ma soprattutto, come noto, arriverà per step. Prima si allungherà la lista Ateco con le aziende pronte a riaprire i battenti – il Mise è in prima linea in questa partita – poi pian piano toccherà alle altre attività produttive del Paese. In fondo alla lista ristoranti, bar e pub, dove si gioca gran parte della vita sociale degli italiani. Non a caso per i cittadini il ritorno alla normalità verrà solo poi. E anche qui un passo alla volta, mascherine sul volto e distanza di sicurezza a dividere ancora abbracci, chissà per quanto. Perché di date, alla riunione di oggi, non si è fatto parola, assicurano alcuni presenti. Ma la fase due, che non sarà “un liberi tutti”, va delineata, studiandone le modalità. Che passano, ancora una volta, dagli scienziati, chiamati a ragionare anche sulla cosiddetta ‘patente d’immunità’, i test sierologici per verificare chi ha sviluppato anticorpi al Covid-19. Uno spiraglio per un ritorno a qualcosa che somigli, seppur lontanamente, alla normalità.

Ricciardi: “Durerà tutto l’anno”

(AGI) – Sulla fase due dell’emergenza Coronavirus, “ci vuole prudenza” e durerà “tutto l’anno, ma speriamo in un colpo di fortuna o, meglio, della scienza”. Walter Ricciardi, consulente del governo per l’emergenza pandemia, stronca in un’intervista alla Stampa le speranze che sperava in un ritorno alla normalità prima di fine anno.
“Una ripartenza dopo Pasqua? Per quanto riguarda me e gli altri scienziati consulenti del governo occorre più tempo. Ricordiamo che Wuhan ha riaperto dopo tre mesi. Serve la discesa dei positivi, non il rallentamento dell’aumento”, ha avvertito. E comunque serviranno “distanziamento fisico e lavaggio delle mani fino a che non si troverà una terapia o un vaccino. Al ristorante sì, ma larghi”.
Il centro-sud potrebbe accedere alla fase due prima delle regioni del nord, afferma  Ricciardi, “oggi il centro-sud non ha raggiunto i livelli del nord perché abbiamo preso delle decisioni molto dure nel limitare la mobilità”. Potrebbe riaprire prima? “Sì” dice “se riusciamo ad attivare una strategia di testing allargata e mirata, con un tracciamento tecnologico individuale, a quel punto possiamo liberare le persone che non hanno problemi, isolare per il loro bene le persone malate, e limitare il contagio. E naturalmente farlo in maniera differenziata. Se un’area ha una circolazione virale molto più intensa può avere misure differenti rispetto a un’area che ha minore circolazione di virus”.

Confindustria spinge per riaprire

(AdnKronos) – “Se le quattro principali regioni del Nord che rappresentano il 45% del PIL italiano non riusciranno a ripartire nel breve periodo il Paese rischia di spegnere definitivamente il proprio motore e ogni giorno che passa rappresenta un rischio in più di non riuscire più a rimetterlo in marcia”. Lo scrivono al Governo in una nota congiunta Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. “Prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali, non fatturare con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese”, continuano.
Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte chiedono “una roadmap per una riapertura ordinata e in piena sicurezza del cuore del sistema economico del Paese. È ora necessario concretizzare la Fase 2”. E spiegano anche che “per farlo bisogna realizzare un percorso chiaro e decisioni condivise con una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, associazioni di rappresentanza delle imprese e Sindacati che indichi le tappe per condurre il sistema produttivo verso la piena operatività”.

Eurogruppo: non c’è l’accordo

(Il Sole 24 Ore) – È terminata con un rinvio a giovedì 9 aprile la riunione in video-conferenza dei ministri delle Finanze della zona euro alla ricerca di un drammatico accordo su come rispondere allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale da coronavirus. Dopo 16 ore di negoziato notturno, i dirigenti politici hanno preferito sospendere i lavori. Secondo le informazioni raccolte a margine dell’incontro, l’Olanda ha bloccato il raggiungimento di un compromesso. In un tweet, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha spiegato: «Riprenderemo domani. Insieme al ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz lanciamo un appello a tutti i paesi membri a essere all’altezza delle sfide eccezionali per ottenere una intesa ambiziosa». Sul tavolo dei ministri, vi sono opzioni da presentare ai capi di Stato e di governo che dovrebbero riunirsi nei prossimi giorni. Quattro in particolare: l’uso del Meccanismo europeo di Stabilità (MES), che potrà concedere prestiti ai paesi membri; gli aiuti della Banca europea degli investimenti; il nuovo fondo proposto dalla Commissione europea per aiutare i governi a finanziare la cassa integrazione (SURE); e la proposta francese di un fondo finanziato con obbligazioni congiunte. Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, una intesa è pressoché trovata sul ruolo della Bei e sul programma SURE. Lo stesso progetto francese, presentato la settimana scorsa, è stato accolto positivamente dai ministri delle Finanze, grazie a un riferimento vago nel comunicato di cui tutti potevano dirsi soddisfatti, anche coloro che temono la mutualizzazione dei debiti. Nessuno si sarebbe opposto all’esistenza del fondo, ma sulla sua tempistica. Il vero problema nel dibattito tra i ministri delle Finanze ha riguardato il ruolo del Mes. “L’Olanda ha chiesto che ci fossero precise e stringenti condizioni economiche all’uso del prestito. L’Italia si è opposta finché è stato raggiunto un compromesso accettabile per tutti, salvo per il governo olandese. In buona sostanza, il paese ha messo il veto a un accordo. Alla fine della discussione è apparso chiaro il confronto tra l’Olanda e tutti gli altri paesi”, spiega un partecipante ai lavori.

“Non pretendiamo paghino i nostri debiti”

(AdnKronos) – “La Germania non ha vantaggi se l’Europa sprofonda nella recessione. Le nostre economie sono messe alla prova. E abbiamo la più grande crisi dal dopoguerra. Dobbiamo sviluppare strumenti fiscali ed elaborare una risposta. Non pretendiamo che la Germania e l’Olanda paghino i nostri debiti”. Lo dice in un’intervista alla Bild il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

(ANSA) – Si terrà intanto, stasera, un vertice in serata a Palazzo Chigi, a quanto si apprende, tra il premier Giuseppe Conte, il titolare del Mef Roberto Gualtieri, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Tra i temi al centro dell’incontro il dibattito all’Eurogruppo sul piano anti-coronavirus dell’Ue.

Il nuovo DPCM: proroga di 15 giorni (per ora)?

(AdnKronos) – A quanto apprende l’Adnkronos, c’è stata oggi una riunione tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione delle forze di maggioranza sul prossimo Dpcm con le misure di contenimento. Quello attualmente in vigore scadrà il prossimo 13 aprile, quindi si lavora in modo serrato sul nuovo decreto. Che dovrebbe ricalcare quello in scadenza, dunque mantenere il lockdown, anche se si sta ragionando su un lieve allentamento delle misure. In particolare, potrebbero essere consentite alcune vendite al dettaglio. Ad esempio, si sta prendendo in considerazione la possibilità di riaprire le cartolibrerie, mentre sulle classiche librerie non è stato deciso nulla: per queste una possibile riapertura sembra più complessa. Il Dpcm dovrebbe avere una durata di 15 giorni, riferiscono fonti di governo. La riunione di oggi, viene spiegato, è stata interlocutoria e altre ne seguiranno prima del week end.

L’Italia chiude i porti causa virus

(LaPresse) – Per “l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus Covid-19” i porti italiani “non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of Safety (‘luogo sicuro’), in virtù di quanto previsto dalla Convezione di Amburgo, sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana”. Lo prevede un decreto firmato da quattro ministeri: Infrastrutture e trasporti, Esteri, Interno e Salute, che rientra nella strategia di contrasto alla diffusione del coronavirus. Il testo produce effetto “per la durata del periodo di emergenza sanitaria di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020”. In merito alla richiesta di soccorso della nave Alan Kurdi, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in una nota “conferma l’impossibilità di garantire porti sicuri in Italia a navi battenti bandiera straniera”.

“Le case di riposo vanno abolite”

(AskaNews) – All’indomani dello scandalo esploso al Pio Albergo Trivulzio di Milano, dove sono morti oltre 100 anziani, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia della vita, chiede di ripensare l’istituto stesso della casa di riposo, nell’ottica di una graduale scomparsa.
“Già la definizione è fuorviante”, afferma l’arcivescovo a Tpi: “Non sono case di riposo ma case di fatica, dove spesso vivere è duro e pesante. Come attendiamo con ansia che scenda la curva del contagio, così dovremmo lavorare perché questi luoghi non esitano più e gli anziani stiano il più possibile a casa loro. Si dovrà lavorare per valorizzare delle convivenze tra anziani, il co-housing e le esperienze di piccole case-famiglia, così come si dovranno sostenere le famiglie perché siano aiutate a mantenere a casa i nostri nonni e i nostri genitori”.

La CEI stanzia 200 milioni

(SIR) – 200 milioni di euro per contribuire a far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociali provocate dal Covid-19. È l’aiuto straordinario della Chiesa italiana per sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia, enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà. Ruota attorno a queste destinazioni la somma stanziata dalla Presidenza della Cei, sentite tutte le Conferenze episcopali regionali. I fondi provengono dall’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa Cattolica e sono recuperati dalla finalità a cui erano stati destinati, essenzialmente l’edilizia di culto. Di questi, 156 milioni sono ora ripartiti, in modo proporzionale, fra tutte le diocesi. L’erogazione avverrà entro fine aprile e impegna a un utilizzo di tali risorse entro il 31 dicembre 2020; la rendicontazione – che dovrà essere inviata alla Segreteria Generale della Cei entro il 28 febbraio 2021 – si atterrà al dettato concordatario (Legge 222/85) e ai criteri di trasparenza, rafforzati dall’Assemblea Generale del maggio 2016. “Tenuto conto delle differenti situazioni esistenti sul territorio nazionale, le modalità di tale rendicontazione non seguiranno la griglia predisposta per i fondi ordinari – precisa la nota della Cei -, ma dovranno specificare: i soggetti destinatari delle erogazioni, le causali, le somme erogate, i relativi giustificativi – secondo prassi – delle attività sostenute”.

Conte: “Grati ai vescovi”

(SIR) – “Siamo consapevoli del grande sacrificio che stiamo chiedendo ai fedeli e ai pastori, costretti a celebrare sine populo i riti della Settimana Santa” e “capisco il rammarico che l’intera comunità di fedeli prova nel vivere una Pasqua diversa, lontani dal calore e dall’affetto dei propri cari, impossibilitati a partecipare alle celebrazioni del Triduo, culmine e centro dell’anno liturgico, a cui il nostro popolo è così legato”. Così il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, in un’intervista all’Osservatore Romano e a Vatican News.
Il premier sottolinea: “Il Governo, che ha costantemente e doverosamente informato la Conferenza episcopale italiana in ogni più delicato passaggio, è grato per il senso di responsabilità con il quale i vescovi italiani, sotto la guida del card. Bassetti, hanno accolto queste misure, nella consapevolezza dei beni supremi coinvolti in questo momento così drammatico per la comunità nazionale”. “Ma sono fiducioso”, afferma Conte: “Dobbiamo augurarci che da questa rinuncia possa nascere una stagione feconda, di cui potremo presto raccogliere i frutti, anche sul piano spirituale”. Riferendosi a “questo tempo sospeso” e a “questo silenzio irreale che avvolge le nostre città”, il presidente del Consiglio invita a guardare “oltre” con “uno sguardo di fiducia e di speranza”.

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