Chiude il Dopolavoro. Nelle sue sale anche il principe giocava a carte

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Luogo d’incontro per molti castelnovesi, all’interno di Palazzo Centurione, era lì dal 1927. Adesso l’amministrazione deciderà per una nuova destinazione

«Cosa mi mancherà di più del Dopolavoro? I miei vecchi! Alcuni di loro, come Elio Bocchetti ma ne ho nel cuore molti altri, mi spronavano di prima mattina e davano un senso alla mia giornata»: non ha dubbi Daniela Balduzzi, mentre elenca i nomi di chi l’ha vista crescere dietro al bancone di un ritrovo storico per Castelnuovo Scrivia, che lei ha gestito in prima persona in questi ultimi 20 anni e dal quale, alla fine del 2020, ha scelto di congedarsi. «È stata una decisione faticosa, ma sono mancate tante persone e non mi sono più sentita di andare avanti».

Daniela, che ha vissuto più al bar che a casa fin da bambina, quando i suoi genitori Nino e Rina lo presero in gestione nell’agosto del 1963 insieme a nonna Pina dopo un’esperienza in un bar nel quartiere Baggio di Milano, si ritiene fortunata per aver “abitato” quelle sale fascinose, dove lo stesso principe Centurione si svagava, giocando a carte. «Un ritratto sopra il maestoso camino che avevo sempre sotto agli occhi – prosegue Daniela – testimonia questa sua abitudine. La stessa che avevano i miei clienti, per la maggioranza uomini».

Il Dopolavoro ha mosso i primi passi nel 1927 quando, durante l’avvio del fascismo, il Comune di Castelnuovo Scrivia (guidato dal podestà Enrico Scacheri) comprava dai Centurione il palazzo che portava il nome di questa nobile famiglia. La magnificente tenuta, esempio di architettura genovese del Seicento, divenne sede dell’Amministrazione comunale e ospitò al pianterreno il Dopolavoro, gestito all’inizio da Vittorio Simonelli, poi nel dopoguerra da Emilio Valdata e, successivamente, dai coniugi Antonio e Maria Leva, seguiti da Lina Borgoglio nei primi anni ’60. Proprio quelle due stanze, dove solitamente le giornate trascorrevano tranquillamente, in un batter di ciglia potevano trasformarsi e diventare teatro di mirabolanti partite di biliardo, serate danzanti e banchetti nuziali. Un altro grande dono di cui potevano godere tutti è il fresco parco sul retro di Palazzo Centurione, formato da antichissimi platani e da tigli, con tanto di campo da bocce. Quella parte di spazio verde fu utilizzata, in particolare dagli anni ’70, per offrire momenti di convivialità gratuita ai castelnovesi, alcune feste di partito ed eventi organizzati dal Comune: lo storico Antonello Brunetti ricorda le iniziative promosse lì, all’aperto, dall’amministrazione comunale e fra, gli altri, da un’instancabile Fulvia Bernardini, che sapeva inserire impegni sociali e di integrazione anche nei contesti più spensierati.

«Fu realizzata pure una pista da ballo esterna – racconta sempre Brunetti – utilizzata, ancora di recente, per una serie di manifestazioni ludiche: altri tempi, probabilmente, quando la domenica si passava insieme».

L’amministrazione comunale deciderà la destinazione dei locali, che conservano al loro interno il camino più bello di Palazzo Centurione, le volte affrescate, e sono davvero grandi per qualsiasi iniziativa. In più ci sono gli spazi utilizzati un tempo come cucina, quelli che danno direttamente su via Torino: anche in questo caso ci sono già alcune idee che saranno sviluppate dalla Giunta di Palazzo Centurione.

Alessandra Dellacà

(Nella foto: i coniugi Rina e Nino Balduzzi, storici gestori del bar del Dopolavoro)

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