Cantina di Canneto: forse c’è chi compra

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A meno di due settimane dall’asta, in programma il 30 gennaio, si sarebbe fatto avanti il gruppo siciliano di Cantine Ermes

CANNETO PAVESE – Si muove la trattativa per l’acquisizione dell’ex cantina sociale di Canneto Pavese. A meno di due settimane dall’asta, in programma il 30 gennaio, in cui il complesso sarà in vendita per 1,8 milioni di euro (ma basterà un’offerta minima di 1,4 milioni), nell’ambito della procedura di sovraindebitamento, infatti, spunta un interessamento agli immobili della ex cantina e al marchio da parte di Cantine Ermes, cooperativa siciliana, ma con sedi in cinque regioni, uno dei principali soggetti cooperativistici del mondo del vino. Secondo le ultime indiscrezioni, i vertici di Cantine Ermes avrebbero incontrato nei giorni scorsi in Oltrepò pavese un gruppo di produttori locali: proprio durante questa riunione informale, il gruppo avrebbe ribadito la volontà di valutare la partecipazione all’asta, anche se al momento nessuna decisione ufficiale è stata comunicata; inoltre, la coop siciliana avrebbe anche chiarito di non voler attuare nessuna “scalata” al territorio oltrepadano, anzi, se la vendita dovesse andare in porto, sarebbe pronta a una collaborazione con tutti gli altri soggetti del settore. Nata nel 1998, oggi Cantine Ermes conta 2.215 soci in cinque regioni (Sicilia, Puglia, Veneto, Abruzzo ed Emilia Romagna), 13 siti produttivi e lavora su 42 mercati del mondo. Oltre 11 mila gli ettari di vigneto e 1 milione i quintali di uve trasformate hanno consentito alla coop siciliana di raggiungere i 138 milioni di euro di fatturato (dati dell’ultimo bilancio al 30 giugno 2023), che la porta ad essere al nono posto tra i principali gruppi cooperativi del vino italiani. Bisognerà attendere il 30 gennaio per capire se la volontà sarà concretizzata e se ci saranno altre offerte sul piatto per il complesso dell’ex cantina sociale di Canneto Pavese (25 mila metri quadrati sono di capannoni e piazzali), alla cui vendita sono legate le speranze dei 150 ex soci e dei fornitori per avere almeno un parziale ristoro dei loro crediti a distanza di quattro anni – era il gennaio 2020 – dall’inchiesta giudiziaria su presunti reati di frode in commercio e contraffazione, che aveva decapitato i vertici dell’azienda oltrepadana. L’indagine si è chiusa a ottobre 2022 con 38 indagati e ora si attende l’avvio del processo: in questi anni, si sono succeduti in cantina tre consigli di amministrazione fino a quando, a dicembre 2021, a fronte di una situazione ormai insostenibile, con debiti che ammontavano a 10 milioni di euro, i soci avevano votato per l’avvio della procedura di sovraindebitamento per evitare il fallimento amministrativo.

Oliviero Maggi

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