Beato Amedeo IX

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La Chiesa il 30 marzo ricorda il beato Amedeo IX, duca di Savoia, che, durante il proprio governo, favorì in ogni modo la pace e sostenne economicamente e moralmente le cause dei poveri. Nacque il 1° febbraio 1435 nel castello di Thonon-les-Bains, dal duca Ludo- vico I di Savoia, figlio di Amedeo VIII, primo duca sabaudo.

Fu colpito, fin da giovane, da crisi epilettiche e la sua malattia lo aiutò a entrare in stretto contatto con Dio. La preghiera e la Messa quotidiane erano la sua fonte di forza. Da bambino fu promesso in sposo a Jolanda di Valois, figlia del re Carlo VII di Francia. Dopo il matrimonio contratto nel 1452, la coppia andò a vivere in provincia di Brescia, nel territorio che fu loro assegnato, insieme al governatorato del Piemonte. Ebbero molti figli: Anna, Carlo (principe di Piemonte), Filiberto I (duca di Savoia), Bernardo, Carlo, Giacomo Luigi, Maria, Ludovica (poi beata) e Gian Claudio, alcuni dei quali morirono piccoli. L’atteggiamento mite e devoto di Amedeo suscitò le ire dei suoi fratelli che gli si rivoltarono contro. Nel 1459, durante il concilio di Mantova indetto da papa Pio II, fu fautore di una crociata volta a liberare Costantinopoli, da poco conquistata dai Turchi. Nel 1464, alla morte del padre, assunse il governo del ducato di Savoia. Nel frattempo Giangaleazzo, figlio di Francesco Sforza, dopo la morte del genitore, tentò di tornare dalla Francia passando in incognito per la Savoia e fu arrestato. Nonostante Amedeo lo avesse fatto rilasciare, Giangaleazzo decise di scindere l’alleanza che suo padre aveva stipulato con lui. Amedeo, però, in gesto di pace, gli concesse in sposa sua sorella Bona. Pacifista in politica estera, fu un saggio amministratore del suo stato, benvoluto dai sudditi per l’amore che nutriva per i poveri, ai quali elargiva ingenti aiuti. Fece edificare numerose chiese e alcuni monasteri e grazie a un’attenta amministrazione saldò i debiti contratti dai suoi predecessori.

Il suo stile di vita era molto austero e quando l’epilessia si aggravò, cedette il governo del ducato alla moglie, poiché il figlio Carlo, l’unico in età di regnare, era appena morto.

I nobili si ribellarono e, alleatisi con i suoi fratelli, lo imprigionarono, finché non inter- venne il cognato, Luigi XI, a liberarlo. Morì a Vercelli il 30 marzo 1472, 550 anni fa. Il 3 marzo 1677, Innocenzo XI confermò il culto, fissando la festa al 30 marzo. Le sue reliquie riposano nella cattedrale di Vercelli.

Daniela Catalano

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