Un tracciato sulle colline

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I ciclisti attraverseranno anche Montù Beccaria, Montescano, Castana, Canneto Pavese, Cigognola e Broni. Berzin: «Qui si giocheranno il primato in classifica»

Dopo 27 anni Stradella ospita per la seconda volta nella sua storia un arrivo di tappa del Giro d’Italia. Era il 6 giugno 1994 quando nella città della fisarmonica fu posto il traguardo della 16^ tappa di quell’edizione della “corsa rosa”, con partenza da Sondrio. Giovedì 27 maggio prossimo i “girini” percorreranno 228 chilometri (la frazione più lunga del 104° Giro d’Italia) da Rovereto sino a Stradella, toccando diversi centri dell’Oltrepò orientale: Montù Beccaria, Montescano, Castana, Canneto Pavese, Cigognola e Broni.

I girini arriveranno da Castel San Giovanni, quindi lasceranno la provinciale 10 all’altezza di Casa Massimini, alle porte di Stradella, per proseguire in direzione di Montù Beccaria, da lì scenderanno alla frazione Roncole e andranno verso Montescano per poi puntare verso Castana e successivamente, dalla strada di Bosco Casella, scendere in valle Scuropasso, in frazione Scorzoletta. Imboccheranno successivamente la provinciale 198 e poi la salita della Panizza che porterà i corridori a Cigognola. La discesa dal laghetto, quindi la provinciale 10, l’ingresso in Broni (via Marconi, via Emilia, piazza Garibaldi, via Dante) e la salita verso Canneto Pavese. Quindi la discesa verso Beria, la panoramica di Stradella, via Bovio e l’arrivo all’altezza della pesa pubblica di piazza Trieste. A svelarci i segreti del tracciato è Evgenij, per tutti Eugenio, Berzin, il russo bronese d’adozione che nel 1994 conquistò la maglia rosa: «Negli ultimi 30 chilometri ci sono quasi 900 metri di dislivello. Le salite sono corte, 4-5 chilometri, però impegnative. Salendo verso Montù Beccaria bisogna avere la gamba, perché i corridori, partendo dal Trentino, avranno già percorso 200 chilometri, che potrebbero farsi sentire. Poi c’è la discesa verso Montescano molto tecnica, – aggiunge Berzin – i migliori dovranno cercare di restare davanti per non rimanere intrappolati nelle retrovie e perdere terreno prezioso. Quello potrebbe essere il momento giusto per provare l’allungo decisivo, oppure lo strappo della Panizza che porta a Cigognola, il più impegnativo in assoluto. La seconda opzione è che nel lungo tratto in pianura vada via un piccolo gruppetto che se accumulerà un buon vantaggio sul gruppo principale dei velocisti, potrà darsi battaglia sui sali scendi delle nostre colline per conquistare la tappa.

Senza poi dimenticare che il Giro sarà alla quart’ultima frazione, dunque nella fase decisiva per l’assegnazione della maglia rosa. Nei giorni precedenti le tappe alpine potrebbero aver disegnato una classifica ben precisa, ma se i distacchi fossero ridotti, anche la frazione di Stradella potrebbe permettere a qualcuno di scalare qualche posizione in graduatoria».

Il tracciato nel cuore dell’Oltrepò ricorda quello della Sondrio-Stradella del 1994, quando i corridori affrontarono un percorso da ripetere due volte tra Broni, Canneto Pavese e Stradella: una folla festante accolse la carovana. Sempre in quella edizione la tappa numero 17 partì da Santa Maria della Versa per concludersi a Lavagna, attraversando nella prima parte l’Oltrepò e il Tortonese.

L’anno seguente, il 31 maggio, Stradella fu sede di partenza della 18^ tappa che si sarebbe conclusa al santuario di Vicoforte. Bisogna tornare invece al 1991 per ricordare la cronometro Broni-Casteggio, 20^ e penultima frazione di quell’edizione: la prova contro il tempo, sui tornati dell’Oltrepò, consacrò Franco Chioccioli, che fu il migliore nei 66 chilometri e vinse la maglia rosa.

Il giorno dopo la kermesse con la frazione finale, da Pavia a Milano.

L’ultima volta del Giro in Oltrepò è invece del 2019 quando il 22 maggio passò l’undicesima tappa, la Carpi-Novi Ligure, che ricordò anche il giornalista sportivo Gianni Brera con il traguardo volante a San Zenone.

Adesso la magia del Giro si ripeterà.

Franco Scabrosetti

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