Si torna a sperare con le “Acciaierie d’Italia Holding”

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È nata la società che unisce pubblico e privato e guarda al futuro dell’azienda metallurgica

NOVI LIGURE – Ci sono voluti 5 mesi per perfezionare l’ingresso dello Stato italiano nell’acciaio, ma la firma è finalmente arrivata.

La scorsa settimana è stata ufficialmente costituita “Acciaierie d’Italia Holding”, una società che unisce pubblico e privato, nata dal perfezionamento dell’accordo tra ArcelorMittal e Invitalia.

Il socio pubblico ottiene così una partecipazione al capitale sociale del 38% e diritti di voto pari al 50%. Una boccata d’ossigeno da 400 milioni di euro che a un certo punto sembrava congelata, soprattutto durante il cambio alla guida del Governo tra Conte e Draghi.

Uno stop ora scongiurato dall’intesa ratificata che ha inoltre sancito una seconda tranche di investimenti che potrebbe arrivare fino a 680 milioni e che prevede il perfezionamento dell’acquisto dei rami d’azienda di Ilva da parte di Acciaierie d’Italia entro maggio dell’an- no prossimo.

Dalle sigle sindacali nazionali filtra un cauto ottimismo, con l’invito da parte di Fim Cisl a pro- cedere con il riassorbimento di tanti lavoratori ancora in cassa integrazione e a voltare pagina dopo questa lunga fase di stallo.

A questo proposito occorre ricordare la situazione nello stabilimento di Novi Ligure, con la cassa Covid in corso che scadrà il prossimo 26 giugno.

Periodo nel quale saranno 515 i dipendenti presenti in fabbrica su tutti i reparti, su un totale di 650 sotto contratto.

Numeri in progressivo miglioramento rispetto agli accordi dei mesi precedenti, legati a un aumento del tonnellaggio prodotto.

Tra gli interventi richiesti dai sindacati ci sono quelli riguardanti manutenzione e sicurezza.

A livello nazionale, l’attesa è ora per il pronunciamento del Consiglio di Stato del 13 maggio in merito al ricorso di ArcelorMittal contro la sentenza del Tar di Lecce che chiedeva lo spegnimento degli impianti dell’area a caldo di Taranto.

Luca Lovelli

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