«Per l’ex Ilva la situazione è drammatica»

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Convocato il consiglio comunale aperto sulla crisi dell’azienda siderurgica novese

NOVI LIGURE – È passato esattamente un mese dallo sciopero di tutti gli stabilimenti ex Ilva italiani, con la manifestazione degli operai a Roma davanti a Palazzo Chigi. Al corteo aveva partecipato anche il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, che ha convocato lunedì scorso il consiglio comunale aperto sul tema nella sede del Museo dei Campionissimi. La crisi è sempre più profonda e il fuggi fuggi dei dipendenti non si arresta. Delle 700 unità registrate a inizio 2019, ora ne rimangono solamente 590. «La situazione è ormai drammatica e il tempo è scaduto. L’ex Ilva rischia di chiudere per consunzione, per spegnimento. I lavoratori in cassa integrazione sono più di 3 mila su 10 mila dipendenti. – spiega il primo cittadino – Mancano i soldi per pagare le bollette del gas e non è stato fatto alcun investimento. Una volta per entrare all’Ilva si faceva di tutto. Per la nostra città la chiusura sarebbe un impatto troppo forte sia dal punto di vista economico che sociale». Tanti gli interventi di istituzioni e non solo si sono succeduti nel corso della serata. «Dobbiamo essere tutti uniti e compatti in questa battaglia. – sottolinea Enrico Bussalino, presidente della Provincia di Alessandria – Noi ci siamo e presenteremo la mozione approvata questa sera anche in Consiglio provinciale, per dimostrare la nostra vicinanza ai lavoratori». La scorsa primavera, Cgil e Cisl, ma non Uil, avevano sottoscritto un accordo per il rinnovo degli ammortizzatori sociali fino al 17 marzo 2024, che prevede la rotazione fino a un massimo di 155 dipendenti al giorno. I consiglieri regionali Sean Sacco (Movimento 5 Stelle) e Domenico Ravetti (Partito Democratico) porteranno la richiesta fatta dal sindaco in Regione. Sacco ha proposto un consiglio regionale aperto sulla questione, che coinvolge anche la fabbrica cuneese di Racconigi. «Quando si parla di Ilva si parla di futuro e di prospettiva del Paese. Lo Stato ha fallito, perché la presenza di Arcelor non risponde a quelle che sono le prospettive per il futuro della siderurgia. – evidenzia Maurizio Cantello, segretario generale Fiom Cgil Alessandria – Ha portato avanti una continua politica di cassa integrazione e ha continuato a percepire somme per manutenzione ordinaria e straordinaria che non è stata mai fatta. A Novi la produzione quest’anno sarà chiusa a un terzo rispetto a quella prevista. Dobbiamo capire in Italia che cosa vogliamo fare della siderurgia. Esiste un problema politico. Se Arcelor non fa nulla, bisogna cambiare la governance».

Luca Lovelli

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