Oltre 1.300 firme contro il biodigestore

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Consegnate in Provincia dai cittadini di Arena Po

ARENA PO – Un biodigestore e una cava di argilla rossa a meno di 2 km di distanza tra loro. Se i due progetti otterranno le rispettive autorizzazioni, lungo la via Emilia, nel comune di Arena Po, potrebbero sorgere presto questi insediamenti. Lunedì scorso il comitato “No al biodigestore”, nato per contrastare la realizzazione di un impianto di lavorazione dei rifiuti organici per la produzione di biogas, previsto in un terreno al confine tra Oltrepò ed Emilia, ha consegnato al presidente della Provincia di Pavia, Giovanni Palli, oltre 1.300 firme di cittadini contrari al progetto, raccolte in poco più di un mese in municipio a Bosnasco e in alcuni presidi organizzati ad Arena e nei centri vicini. Martedì sera, inoltre, a Bosnasco, si è tenuto un incontro pubblico che ha approfondito gli effetti ambientali, sanitari e viabilistici di un insediamento del genere: «Oltre alle criticità legate al traffico sulla via Emilia, tra i caselli di Castel San Giovanni e Stradella, le nostre perplessità riguardano gli aspetti sanitari, in particolare per gli odori sprigionati dai camion che trasportano i rifiuti in mezzo ai centri abitati. – spiega il presidente del comitato, Paolo Marconi – E poi c’è il problema dei rifiuti che arriveranno da altre Regioni, visto che il fabbisogno del nostro territorio è ampiamente coperto dall’impianto di Sarmato».

In vista della prossima conferenza dei servizi, in programma il 18 gennaio, lunedì 16 ci sarà un sit-in del comitato davanti alla Provincia. C’è poi il progetto della cava di argilla rossa, che dovrebbe essere realizzata poco lontano, in un terreno di località Cascina Novo: si tratta del trasferimento dell’attività estrattiva da Torrazza Coste, che prevede un intervento di scavo per una superficie di 92 mila metri quadrati, mentre le operazioni di movimento terra comporteranno l’asportazione, l’accantonamento, la successiva redistribuzione di 70 mila metri cubi di suolo agrario; inoltre, il volume totale di scavo del materiale argilloso sarà di circa 400 mila metri cubi nei dieci anni in cui è prevista l’attività della cava. Lo studio sul traffico stima circa 1.000 viaggi di mezzi pesanti ogni anno verso lo stabilimento di lavorazione di Castelletto di Branduzzo. Ed è proprio la questione viabilistica a preoccupare il comitato e Legambiente Voghera-Oltrepò, che hanno scritto una lettera alla Provincia per chiedere di rivedere l’iter autorizzativo della cava, visti i mutati flussi di traffico rispetto alla presentazione del progetto.

Oliviero Maggi

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