Il Cammino Sinodale della Chiesa: inizia la “fase sapienziale” sui passi dei discepoli di Emmaus

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Il vicario episcopale mons. Daniele fa il punto della situazione sul percorso avviato

TORTONA – Nella complessità (per non dire quasi nell’impossibilità…) di racchiudere nello spazio di un articolo lo “stato attuale” del Cammino Sinodale della Chiesa universale, proviamo a fare il punto del percorso fatto fino a oggi.

La Chiesa, e in particolare quella italiana, ha pensato di vivere questo cammino sinodale nell’arco del quinquennio 2021-2025, strutturato in tre fasi: narrativa, sapienziale e profetica. Ciascuna di esse mette in primo piano una particolare dimensione: la fase narrativa privilegia l’ascolto, la sapienziale esplicita il discernimento e quella profetica la progettualità.

In questo primo biennio con le linee guida racchiuse nei due testi “Per una Chiesa Sinodale: comunione, partecipazione e missione” e con “I Cantieri di Betania” abbiamo vissuto la prima fase, quella narrativa.

Molti gli aspetti positivi che abbiamo riscoperto. Tra questi: la bellezza del camminare insieme; 400 referenti diocesani con circa 200 équipes, e un numero davvero significativo di persone impegnate in questa riflessione e la richiesta di trasformare il metodo della conversazione spirituale (avviando o-gni incontro con l’ascolto della Parola di Dio e una breve risonanza tra i partecipanti) in uno “stile permanente” nelle riunioni degli operatori pastorali (organismi di partecipazione, catechisti, animatori della liturgia, ministri, volontari, educatori delle associazioni, ecc…). Nel secondo anno, attraverso l’icona di Marta e Maria, la felice esperienza dei “Cantieri di Betania” ha confermato la bellezza di una Chiesa che si apre, dialoga, si confronta, e cerca di “rispondere a chiunque domandi ragione della speranza” (cf. 1 Pt 3,15).

Certo non sono mancate le difficoltà e le fatiche: un certo smarrimento iniziale dovuto alla novità del metodo di consultazione, la necessità di sintonizzarsi con il Sinodo universale, varie resistenze anche tra i presbiteri.

Il 20 giugno scorso è uscito l’Instrumentum laboris per la Prima Sessione (ottobre 2023) del Sinodo Ordinario.

Con questo testo si dà avvio alla seconda fase, quella sapienziale.

Nel Documento al numero 3 si legge: “Sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto, e in particolare dei Documenti finali delle Assemblee continentali, è stato redatto il presente Instrumentum laboris. Con la sua pubblicazione si chiude la prima fase del Sinodo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione», e si apre la seconda, articolata nelle due sessioni in cui si svolgerà la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023 e ottobre 2024). Il suo obiettivo sarà di rilanciare il processo e di incarnarlo nella vita ordinaria della Chiesa, identificando su quali linee lo Spirito ci invita a camminare con maggiore decisione come Popolo di Dio.

Camminare insieme come Popolo di Dio, nella fedeltà alla missione che il Signore ha affidato alla Chiesa, è il dono e il frutto che chiediamo per la prossima Assemblea. Infatti, lo scopo del processo sinodale «non è produrre documenti, ma aprire orizzonti di speranza per il compimento della missione della Chiesa»”.

Ci siamo così affacciati sul tema degli obiettivi per il proseguo del nostro cammino.

Dove vogliamo arrivare?

Il biennio narrativo, sia nei gruppi sinodali sia nei cantieri, ha ravvivato il “sogno di Chiesa” corrispondente alla Evangelii Gaudium. In definitiva il primo biennio sinodale scrive quasi una Evangelii Gaudium adattata alle Chiese in Italia, sulle tracce del discorso di Papa Francesco al Convegno di Firenze del 2015 (“Non ci troviamo solo in un’epoca di cambiamenti ma in un cambiamento d’epoca”).

Il lavorio dei “cantieri di Betania” ha confermato, arricchito e rilanciato le mete sognate nel primo anno dai gruppi sinodali: una Chiesa che ascolta, che accoglie, che mette al centro le relazioni come in una casa, che celebra in modo coinvolgente, che sa condividere e dialogare, che è prossima ai passaggi di vita: in una parola, una Chiesa più snella, evangelica, libera.

In questo nuovo anno la nostra Chiesa locale, in base alla propria lettura della realtà, sceglierà i temi sui quali operare il discernimento comunitario.

Come ben sappiamo, il vescovo Mons. Guido Marini, già nella proposta del “IV Cantiere di Betania” (quello di natura diocesano) ci ha “ri-consegnato” la grande sfida delle Comunità pastorali. Su questo dovremo lavorare nel nostro discernimento comunitario diocesano.

Nell’autunno 2024 si aprirà poi la terza fase, quella profetica.

Nel secondo anno della fase narrativa siamo stati accompagnati dall’icona di Marta e Maria. L’icona scelta per la fase sapienziale è Emmaus: l’incontro dei due discepoli con il Risorto, che mette in luce l’intima relazione tra Eucaristia e Cammino sinodale.

Questa intima relazione ci orienta a trovare le parole giuste: non tanto “democrazia” quanto “partecipazione”, non tanto “gruppo” quanto “assemblea”, non tanto “ruoli” quanto “doni e carismi”, non tanto “esercizio di potestà”, quanto “servizio di presidenza”.

Nella celebrazione eucaristica, come nel cammino sinodale, il popolo di Dio si pone nell’atteggiamento di ricezione di un dono, di una grazia, di una parola divina, prima e più che di uno scambio orizzontale di doni e di parole umane.

È lì, in quell’incontro della sera di Pasqua, il senso della fase sapienziale; sono lì i criteri fondamentali per il discernimento operativo.

“Camminando insieme” proveremo a scoprire e a vivere proprio questi criteri fondamentali!

Don Marco Daniele
Vicario episcopale
per l’Attuazione del Programma Pastorale

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