Ex Ilva: rinnovata la cassa integrazione fino a giugno

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Il sindaco ha scritto al presidente Mario Draghi per sollecitare un suo intervento diretto

NOVI LIGURE – Quindici persone in più all’interno dello stabilimento fino al 26 giugno, per un totale di 515 dipendenti operativi su tutti i reparti.

Questi i termini dell’accordo firmato nei giorni scorsi tra sigle sindacali e vertici aziendali di Arce- lorMittal per il rinnovo della cassa integrazione all’interno del sito di Novi Ligure.

Un’intesa migliorativa rispetto alla precedente e che prevede una settimana di cassa ordinaria dal 29 marzo fino alla prima settimana di aprile, seguita poi da altre 12 di cassa Covid. «A livello di volumi si sta muovendo qualcosa. Tutti i reparti sono attivi – commenta Salvatore Pafundi, segretario generale Fim-Cisl Alessandria-Asti – ed è un buon segnale.

Ora però va fatta chiarezza a Roma. Abbiamo bisogno di un intervento da parte del Governo».

Cauto ottimismo dal punto di vista della produzione, ma ancora tanta incertezza sul futuro dell’acciaio in Italia.

Questi i punti condivisi anche dalle altre forze sindacali.

«Abbiamo iniziato ad affrontare la cassa dopo soli 6 mesi dall’insediamento della nuova proprietà. – spiega Federico Porrata, delegato rsu Fiom-Cgil – Abbiamo avuto dati relativamente rassicuranti sotto l’aspetto produttivo perché ci è stato detto, come era successo a dicembre, gennaio e febbraio, che siamo in linea con le 80.000 tonnellate mensili. Il mese scorso ha lavorato il 97% degli operai, con almeno 10 giorni di attività a testa. Questo è un dato positivo. La problematica più grande per Novi è la mancanza di investimenti, soprattutto legati alla manutenzione».

Ora l’attesa è tutta per la sentenza del Consiglio di Stato del 13 maggio in merito al ricorso di ArcelorMittal contro la sentenza del Tar di Lecce che chiedeva lo spegnimento degli impianti dell’area a caldo di Taranto. «Invitalia ha fatto un passo indietro dicendo che probabilmente aspetterà per entrare, ma noi vogliamo risposte anche su quello – prosegue Porrata – Le segreterie nazionali stanno continuando a chiedere incontri ad azienda e governo. C’è grande incertezza. Lo Stato sarebbe dovuto subentrare oltre un mese fa, ma ora temporeggia. Quei famosi 400 milioni che dovevano rappresentare una boccata d’ossigeno per il settore sono al momento sospesi.

La nostra paura è che da qui ad allora si possa vivere una situazione di stallo».

Martedì 23 marzo il sindaco, Gian Paolo Cabella, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, per sollecitare un suo intervento sulla questione Ilva.

«Nell’esprimere tutta la solidarietà nei confronti dei lavoratori dello stabilimento Ilva – ha scritto Cabella – mi unisco alle loro richieste auspicando un suo intervento diretto tra i vertici aziendali e Invitalia. Il fine è ovviamente quello di giungere alla positiva conclusione di una vertenza che sembrava or- mai superata, dopo le ultime iniziative del Governo».

«Lo stabilimento di Novi Ligure – aggiunge il sindaco – impiegando lavorazioni a freddo non produce alcun tipo di inquinamento, mentre la presenza di un impianto di tal genere comporta innegabili vantaggi nel tessuto sociale della città e del circondario».

Luca Lovelli

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