Arbitra il prof. Mattarella

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Di Ennio Chiodi
“L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire che sa badare a se stessa, nel rispetto della sua Costituzione”. La secca risposta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’imprenditore miliardario americano Elon Musk – in procinto di assumere rilevanti ruoli di governo nell’amministrazione degli Stati Uniti di Donald Trump – non ammette repliche. «Quei giudici se ne devono andare» – aveva dichiarato Musk, con una pesante ingerenza nella vicenda che contrappone una parte della magistratura al governo italiano in merito agli emigrati trasferiti – o deportati, secondo altre visioni – in Albania, in attesa di essere rimpatriati nei Paesi di origine. Manifestando memoria corta, oltre che una preoccupante miopia istituzionale, alcuni ministri e lo stesso presidente del Consiglio non hanno stigmatizzato la pesante ingerenza del loro nuovo amico americano, prendendo in qualche modo le distanze dalla opportuna, inevitabile, replica del Quirinale. È stato lo stesso capo dello Stato a ricordare di aver pronunciato parole pressoché identiche il 7 ottobre del 2022, quando una ministra del governo francese, alludendo alle posizioni “fasciste” del nostro nuovo governo, aveva detto che sarebbe stato necessario «vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà in Italia». Il presidente della Repubblica fa il suo mestiere, come indicato dalla Costituzione: rappresenta l’unità della Nazione e, con l’unità ne tutela la dignità e ne garantisce il rispetto verso il resto del Mondo. È un supergarante chiamato spesso a usare anche doti di “moral suasion”, di mediazione e di saggezza per evitare che, sull’onda del successo politico o di tentazioni ideologiche, sempre in agguato, si deragli dai binari di una corretta democrazia parlamentare e che i Poteri dello Stato si trasformino in “fortilizi contrapposti”. Concetti probabilmente poco familiari a Elon Musk, ma che dovrebbero essere pane quotidiano per chi, in Italia, rappresenta ai massimi livelli le istituzioni, a Destra come a Sinistra. «Sono un arbitro fuori dalla competizione politica e devo accantonare le mie idee e le mie posizioni» – precisa nel corso di un incontro con un gruppo di studenti. Ricorda di aver approvato, come suo dovere, anche leggi che non lo convincevano, ma che erano state votate dalla maggioranza del Parlamento, salvo che fossero in evidente contrasto con alcuni principi costituzionali. Un buon arbitro non guarda in faccia nessuno. Un presidente autorevole e stimato come Sergio Mattarella è un arbitro che guarda in faccia tutti i suoi cittadini. Come dice il cardinale Gianfranco Ravasi, un punto di riferimento prezioso, soprattutto di questi tempi.

enniochiodi@gmail.com

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