San Ruffino e san Venanzio esposti a Torino a Palazzo Madama

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I busti reliquiari di Sarezzano nella mostra “Ritratti d’oro e d’argento”

TORINO – Con la riapertura dei musei è nuovamente possibile visitare la mostra torinese di Palazzo Madama dedicata ai “Ritratti d’oro e d’argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia”, un’esposizione che offre l’occasione di conoscere molti capolavori dell’oreficeria sacra tra XIV e XVI secolo nei territori dell’antico ducato di Savoia.

I busti esposti nella Sala Atelier, nati per contenere le reliquie dei santi, sono ritratti di oreficeria, solitamente in rame o in argento dorato, spesso arricchiti da pietre preziose, vetri colorati e smalti.

Una produzione specificatamente medievale, in cui convivono il gusto per il ritratto di tradizione classica e le pratiche devozionali secondo cui la contemplazione dell’immagine di un santo, realiz-zata con materiali preziosi, poteva condurre il fedele verso l’elevazione spirituale. Il progetto della mostra torinese ha visto la collaborazione fattiva delle diocesi piemontesi che, tramite gli Uffici per i beni Culturali Ecclesiastici, hanno prestato i busti reliquari dei loro santi, preziosi manufatti artistici e soprattutto importanti testimonianze delle devozioni locali e della storia delle singole comunità religiose. Ci sono san Teobaldo ad Alba, san Giovenale a Fossano, san Bernardo d’Aosta a Novara, sant’Evasio a Casale, san Secondo ad Asti.

Non poteva essere ammesso alla mostra il busto conservato in cattedrale di san Marziano che è risalente a un periodo più tardo rispetto all’arco cronologico espositivo ma grazie alla campagna CEI di catalogazione del patrimonio artistico delle chiese, sono stati individuati due interessanti busti, caratterizzati da lunghe capigliature e barbe dorate, raffiguranti i due santi eremiti di Sarezzano, san Ruffino e san Venanzio. La disponibilità al prestito ha consentito di beneficiare del restauro e dello studio di questi manufatti. Trasportati nel laboratorio di Palazzo Madama, sono stati affidati alle cure di Carmela Sirello e alle indagini scientifiche del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino, per indagarne i materiali.

Dalle analisi è emerso che i due busti sono realizzati in una lega di stagno e piombo, un materiale molto vicino al peltro, che non risulta mai utilizzato per sculture di questo tipo, povero, ma impreziosito con una doratura a foglia, che si è conservata integra su barba e capelli, mentre è andata persa l’argentatura su incarnati e vesti.

Fulvio Cervini, già funzionario di zona per la Soprintendenza e ora docente all’Università di Firenze, ha sottolineato nella scheda di catalogo, proprio l’unicità dei busti di Sarezzano, caratterizzati dal contrasto tra la stilizzazione delle capigliature e il realismo impressionante dei volti, dalle profonde rughe, con una qualità ritrattistica che si ritrova nel cantiere del Duomo di Milano a metà del Quattrocento. Per approfondire l’argomento, martedì 18 maggio, alle ore 18, sarà possibile seguire la conferenza su Zoom del prof. Cervini, organizzata da Palazzo Madama.

La prenotazione è obbligatoria per telefono o via mail (tel. 011 4429629; madamadidattica@fondazionetorinomusei.it) e la partecipazione ha un costo di 4 euro.

La mostra è aperta fino al 12 luglio, poi i due busti dei santi Ruffino e Venanzio in autunno saranno esposti nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Tortona, dove sono già visibili alcuni fogli del celebre “Evangeliario purpureo”, insieme alla cassetta lignea in cui fu ritrovato nel 1585 e al coperchio in piombo dell’urna che conteneva le reliquie dei due santi.

Tutte queste preziose testimonianze sono state rinvenute nella chiesa del castello di Sarezzano, che da molti anni è chiusa al culto perché bisognosa di restauri.

Dopo la campagna archeologica del 2005 e i lavori di consolidamento e restauro delle murature nel 2012, si è recentemente concluso il recupero degli affreschi sulla volta della navata, effettuato dalla ditta “Regoli Restauri”, grazie al contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.

Nonostante le numerose lacune dovute alle cadute di intonaci, è stato possibile, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Alessandria e dopo un lungo lavoro di consolidamento, restituire l’integrità decorativa e cromatica alla volta.

Si presenta, ora, la necessità di completare l’intervento con il restauro delle decorazioni del presbiterio.

Si spera che la maggiore consapevolezza del valore storico-artistico-devozionale di questo luogo speciale, aiuti a reperire altri fondi che consentano di restituire alla comunità uno dei luoghi di culto più antichi della Diocesi.

Lelia Rozzo

Responsabile dell’Ufficio Beni Culturali

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