La teoria della relatività
Impazza sul web la polemica dei Millennials verso i Baby boomers, l’eterno contrasto generazionale.
Io appartengo a quella che viene definita “Generazione X”, cioè i nati tra il 1965 e il 1985 (molto più vicina al 1965) e quindi guardo ai ragazzi di oggi con un misto di meraviglia e di preoccupazione.
Non smetto di stupirmi di come nella vita quotidiana si verifichino molte situazioni nelle quali la diversa visione di genitori e figli salga alla ribalta: da una piccolezza possono scaturire dialoghi dai cui risulta evidente che chi condivide la vita con un adolescente è costantemente in balia della relatività.
La prima volta in cui mi confrontai con questo tema fu quando, alla domanda «il supplente di Arte è giovane?», mi fu candidamente risposto dall’allora tredicenne: «Nooo: avrà almeno 35 anni!».
Da rottamare! Oggi questo divario si è ancora più approfondito: nel chiacchierare di amenità e sondare un po’ il minato terreno dei rapporti con l’altro sesso, si parla di bellezza maschile: George Clooney («Bel-lo quello lì? Ma se ha un piede nella fossa e pure la pancia!»), Daniele Liotti («Non si può guardare, ha i capelli tinti, per me è tutto grigio»), Raoul Bova («Appassito, ma te lo passo perché è un ex nuotatore»).
Ho omesso che per me la quinta essenza del fascino maschile è Sean Connery che interpreta Guglielmo da Baskerville: ma sarei stata definita un’estimatrice di reperti archeologici.
Nel settore musica la faccenda si complica: mi sforzo di capire i nuovi generi “parlati” e i variopinti “cantanti” dai nomi improbabili che piacciono ai ragazzi.
Talvolta oso proporre una playlist dei pezzi ai quali sono affezionata, e le reazioni non si fanno attendere. “Tunnel of love”: «Ma che lagna, quanto dura? Non finisce più!», “Bohemian Rhapsody”: «Inquietante, poi quello lì, con quei dentoni…» (invece Sfera Ebbasta è una bellezza da oscar!), “In the air tonight”: «Ma questo sa suonare solo la batteria?» (Phil Collins è un batterista!) e così via.
Ho però avuto recentemente una piccola rivincita: in auto alla radio passa “Living on my own”. La fanciulla si dimena sul sedile e canticchia. Resto di stucco: «La conosci?».
Risposta sdegnata: «Certo, si balla alle veglie!». Calo l’asso: «Bimba, questo è Freddie Mercury, anno 1985, quando io facevo seconda liceo come te».
All’intrepida contestatrice non resta che ammettere la sconfitta: «Però! ’Sto dentone, alla fine, era proprio bravo!».
Perciò tutto è relativo.
Silvia Malaspina