Cara ministra ti scrivo…

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Tre studentesse di un liceo di Torino hanno inviato nei giorni scorsi una lettera alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il cui contenuto è stato così sintetizzato dal quotidiano “La Stampa”: “Cara ministra, non farci sparire dietro ad uno schermo”. Nel contempo, in molte città italiane, centinaia di studenti hanno aderito al flash mob “School for future”: seduti all’esterno del proprio edificio scolastico, hanno seguito le lezioni nella ormai consueta modalità on line, ma con questo gesto hanno riportato l’attenzione sul disorientamento di un’intera generazione che, privata delle lezioni in presenza, si chiede: «Perché dobbiamo subire più di tutti?». È la riscossa dei giovani che non sono solo movida e spensieratezza, ma che stanno prendendo coscienza delle ripercussioni che il sistema scolastico da remoto avrà sulla loro preparazione culturale e, soprattutto, sulla loro personalità, ancora in via di definizione. La ragazza, che è un’utente di lungo corso della didattica a distanza, si è subito accalorata: «Ci siamo! In tutta Italia i ragazzi si stanno muovendo. Siamo esasperati: sono mesi, noi persino dallo scorso anno, che seguiamo le lezioni a distanza: io non mi ricordo nemmeno più com’è fatta la mia aula. Vorremmo ritornare in classe, guardare i proff negli occhi, sentire la loro voce “vera” e non distorta dal wi-fi che viene e va, vedere i compagni e fare un vero intervallo. Ma sai che noi ci mangiamo la merendina ognuno davanti al nostro computer e ci parliamo così? Le prime volte era anche divertente, adesso è solo triste! Negli altri Paesi europei le scuole sono aperte, eppure hanno molti più contagi rispetto a noi».

Come darle torto? Come possiamo noi genitori venire in aiuto di questi ragazzi? A differenza di altre situazioni critiche tipiche dell’adolescenza, ci è preclusa la possibilità di rincuorare con il classico: «Ci sono passata anche io. Si sta male, ma vedrai che ne uscirai più forte»; nessuno di noi ha mai sperimentato una situazione così surreale: abbiamo combattuto per limitare l’immersione dei nostri figli nel modo virtuale e adesso ce li abbiamo tuffati, con la benedizione del Ministero dell’Istruzione, senza possibilità di ritornare a galla, almeno nel breve periodo. Forse un barlume può arrivare dalle parole che Elena, Alice e Sofia hanno inviato alla ministra: «…la salute è un diritto che viene prima di ogni altra cosa. Ma pensiamo che, accanto al diritto sanitario, ci sia anche quello legato all’istruzione (…) quello che stiamo chiedendo è solo di darci una speranza e permetterci di vivere gli anni della nostra adolescenza dal punto di vista scolastico (…) crediamo che questo possa essere fatto con le giuste precauzioni, senza danneggiare la salute della nostra nazione».

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