Fuga dalla religione. Ma…
Di Ennio Chiodi
Quello destinato all’Unione Buddista Italiana è un “8×1000 per tutti, ed è trasparente”. “Trasparente” come quello destinato alla Chiesa Valdese che “combatte anche l’indifferenza”. Non bisogna essere buddisti per destinare loro il contributo, né esserlo per ricevere aiuto, si ricorda negli slogan dell’UBI. “L’8×1000 non va ai valdesi” precisano i messaggi della Chiesa evangelica italiana. Si insiste in particolare su concetti come “l’altro 8×1000” e sul suo essere “alternativo”. Altro e alternativo, evidentemente, da quello che – si vorrebbe far intendere – la stragrande maggioranza dei contribuenti destina alla Chiesa Cattolica, che ancora raccoglie attorno al 70% dei contributi, nonostante una lenta, ma inesorabile flessione. Come se “l’8×1000” destinato alla Chiesa Cattolica sia meno “per tutti”, meno trasparente, più indifferente, poco rivolto a chi cattolico non è. Ciò che conta è che, sfumature a parte, l’obiettivo del contributo stia nella solidarietà, nella dignità delle persone, nell’abbraccio a chi subisce fame, violenza, guerra e sopraffazione, nel sostegno agli ultimi, comunque la pensino e dovunque soffrano. Che possa, come sottolinea lo slogan della Chiesa Cat- tolica, garantire “riparo”, conforto, protezione. Come ci racconta un documentato studio dell’americano “Pew Research Center”, l’atteggiamento globale nei confronti delle religioni è – del resto – sempre più “liquido”. La ricerca, condotta su 80.000 persone negli Stati Uniti e in altri 35 Paesi, dimostra che almeno un quinto degli intervistati ha abbandonato il gruppo religioso in cui è cresciuto. Le perdite più significative si registrano tra cristiani e buddisti. Più stabili – in Israele e negli Stati Uniti – ebrei e musulmani che vivono oggi probabilmente fede e tradizione con un tasso di “identità culturale e politica” più elevato rispetto ad altre confessioni. Chi lascia la propria affiliazione di origine, tuttavia, non si converte, ma “abbandona”, definendosi “agnostico”, se non “ateo”. In Italia succede al 24% delle persone coinvolte. Tutto è perduto? Non si direbbe se osserviamo quel che si muove in Paesi come la Spagna dove pure il tasso di secolarizzazione è sempre più alto: secondo il “Centro de Investigationes Sociologicas” i giovani tra i 18 e i 24 anni che si definiscono cattolici sono saliti in 4 anni dal 34 al 38,5 %. Complici, sembrerebbe, i social e la musica. Gli Hakuna, una band di dichiarata ispirazione cattolica, riempie gli stadi, raggiunge milioni di visualizzazioni su You Tube e scala le classifiche di Spotify. Sorprendente la spiegazione che forniscono i sociologi: in quelle dimensioni i giovani si sentono – di questi tempi – più liberi e quindi meno timorosi di dichiararsi e di esporre fede e religiosità.
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