Una Venezia bella a metà

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Non poteva esserci città più adatta della capitale veneta a fare da set per il nuovo film di Stefano Mordini. Ispirato al romanzo di Christopher Coake “Sei tornato” (pubblicato nel 2012), questo thriller che ha chiuso, fuori concorso, la 77esima Mostra del Cinema di Venezia dal titolo “Lasciami andare”, racconta una dimensione cupa dell’animo uma-no: quel groviglio di rimpianti che deriva dal senso di colpa.

Il film è un tutt’uno con la città: il cielo grigio, l’acqua alta e i palazzi pericolanti rispecchiano perfettamente gli stati d’animo dei protagonisti. Marco e Anita scoprono di aspettare un bambino. Marco, però, ha già avuto un figlio dalla prima moglie, Clara, e lo ha perso in un incidente domestico. Improvvisamente, nella loro vita si affaccia Perla, un’imprenditrice che ha acquistato il palazzo dove vivevano un tempo Marco e Clara: la donna sostiene che nella casa aleg-gi una presenza misteriosa che tormenta lei e suo figlio. Pur essendo bellissima, c’è un forte senso di morte a Venezia, Thomas Mann se n’era accorto già a inizio ’900: fa parte del suo fascino unico. Ecco perché raccontare una storia di perdita tra i suoi canali, in cui l’acqua stessa sembra fare eco al dolore dei protagonisti: un’ottima intuizione.

Non c’è forse dolore più grande della morte di un figlio e il regista cerca in tutti i modi di portare questa sofferenza a galla. I protagonisti si ritrovano dinanzi a una scelta di vita: aprirsi alla speranza, oppure no. La sceneggiatura è poco approfondita sui personaggi femminili e questo toglie forza alla pellicola. Così come la prevedibilità dei colpi di scena. A imprimere fascino e forza narrativa al racconto sono sia l’ambientazione in una Venezia livida e fumosa, lontana dalle cartoline hollywoodiane, sia l’interpretazione di Accorsi, Sansa e Golino. Entrambe comunque non sufficienti a conferire l’ottima riuscita di una film che pecca anche nella fotografia, insistendo eccessivamente sui pri-mi piani degli attori.

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