Mario Galvani: «Basta tagli. La salute viene prima delle logiche di partito»

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L’inchiesta. Ospedale di Tortona. Mancava al nostro dibattito il punto di vista dell’assessore alla Sanità del Comune. Lo abbiamo intervistato per voi e ci ha parlato del futuro del nosocomio e della sanità locale

Abbiamo rivolto alcune domande al dottor Mario Galvani, assessore alla Sanità, oltre che ai Lavori Pubblici, del Comune di Tortona, per sapere qualcosa sul futuro del nostro ospedale e, più in generale, sui principali aspetti organizzativi della sanità locale.

Gentile assessore, in tutto questo tempo e nei vari contesti pubblici nei quali si è parlato di sanità tortonese, lei ha tenuto un profilo molto riservato: crediamo che i concittadini conoscano il nome e il volto dell’assessore regionale, Luigi Icardi, assai più del suo! A proposito: come sono ora i rapporti con la Regione, anche alla luce della recente scelta locale di “contrapporre” uno studio della “Bocconi” a quello del CeSIM, a suo tempo commissionato all’ASL AL da Icardi?

«I rapporti con la Regione, anche in materia sanitaria, sono più che buoni e, soprattutto, costanti: insieme al sindaco ho avuto modo di incontrare anche recentemente l’assessore Luigi Icardi, che la prossima settimana sarà a Tortona per visitare l’ospedale e il centro vaccinazioni in sala Polifunzionale. Proprio nell’incontro avuto alcune settimane fa abbiamo parlato del piano per il potenziamento del nosocomio e ci ha confermato che per la Regione sarà una priorità, non appena sarà possibile, convertire il Covid Hospital. Icardi ha anche concordato sull’utilità dello studio affidato all’Università “Bocconi” che andrà a integrare il piano messo a punto dall’Asl Al tramite il CeSIM. Il professor Mario Del Vecchio è uno dei massimi esperti di management sanitario e crediamo possa fornire un quadro preciso su quali azioni intraprendere».

La vicenda Covid-19 ha evidenziato un certo scollamento tra le esigenze della società e l’organizzazione sanitaria. Il Tortonese non ha fatto eccezione, anche al netto della destinazione a Covid Hospital del presidio ospedaliero. La popolazione è ad alta incidenza di anziani e il territorio presenta caratteristiche morfologiche che non sempre facilitano i movimenti delle persone. Quale integrazione è realisticamente praticabile tra sociale e sanitario?

«L’emergenza sanitaria ha fatto venire a galla prepotentemente un problema che era già noto e che più volte abbiamo cercato di evidenziare: da anni la sanità a livello regionale e nazionale è stata governata sulla base di valutazioni economiche, operando tagli che hanno indebolito notevolmente la capacità dell’intero sistema, sia a livello ospedaliero sia a livello di medicina territoriale, a fronte di un constante innalzamento dell’età media della popolazione che inevitabilmente richiede maggiori cure. Proprio dalle difficoltà dell’ultimo anno dobbiamo però trarre lo spunto per migliorare la risposta sanitaria sia nelle strutture ospedaliere sia sul territorio, soprattutto in un’area vasta e complessa dal punto di vista geografico, come il Tortonese. In questo può essere d’esempio l’esperienza del CISA, il Consorzio Socio Assistenziale che già opera in tutti i 40 Comuni del Tortonese e ha composto una mappatura efficace della situazione socio sanitaria della nostra zona. I due ambiti sono ovviamente separati, ma una maggiore collaborazione sul territorio potrebbe rivelarsi utile».

Da più parti si sta dicendo che occorre ripensare il modello della sanità perché troppo centrato sugli ospedali; il futuro dell’assistenza sanitaria potrebbe o dovrebbe essere nelle “Case della Salute” o nelle “Case della Comunità”. Lo crede possibile per il nostro territorio?

«Ribadisco, la sanità territoriale non ha avuto in questi anni l’attenzione e la spinta che sarebbe stata necessaria a fronte del sistematico impoverimento dell’ospedale ed è assolutamente necessario ripensarla e potenziarla. Le Case della Salute o di Comunità possono rappresentare uno strumento molto utile soprattutto nelle aree più decentrate, non quindi per la Città di Tortona; nella nostra zona c’è già l’esempio di Castelnuovo Scrivia. Tuttavia credo che uno sviluppo in questo senso non possa prescindere dal potenziamento del nostro ospedale che deve restare punto di riferimento per l’assistenza in emergenza e per gli interventi specialistici».

È di questi giorni la notizia che la Regione Piemonte allestirà un “hospice” al Mater Dei. Il presidente Alberto Cirio è stato in città per questo. È a conoscenza dei motivi che hanno portato la Regione a prendere tale, inaspettata decisione?

«Il Centro “Mater Dei” di Tortona, così come il vicino “Piccolo Cottolengo”, sono da anni una importante realtà nel campo dell’assistenza e svolgono una fondamentale funzione sociosanitaria nella nostra città. Siamo felici che la Regione sia interessata a sostenere la loro attività con una nuova struttura per l’assistenza sanitaria a servizio del territorio».

Lei opera nel mondo della sanità come farmacista. Crede che le farmacie possano svolgere, oltre alle attività tradizionali, un ruolo nell’offerta di sanità locale e dare un contributo nella sua riorganizzazione anche dopo questa emergenza, che già le ha viste impegnate per eseguire i tamponi e, forse, le vaccinazioni?

«Anche le farmacie si sono ritrovate in prima linea nell’emergenza sanitaria, ma già da tempo, per moltissime persone, rappresentano anche un primo presidio sanitario a cui rivolgersi. La capillarità e la diffusione delle farmacie sul territorio possono essere sfruttate anche per garantire e facilitare una serie di servizi che la sanità locale non sempre riesce a svolgere in tempi brevi (prenotazione esami, vaccinazioni, medicazioni…). Alcune aperture in tal senso si sono già in parte concretizzate, ma non tutte le farmacie riescono ad offrire tali servizi a causa della troppa e cervellotica burocrazia che ancora accompagna il settore farmaceutico. Penso che, in generale, in campo sanitario la burocrazia sia ancora un grande ostacolo di cui purtroppo pagano le conseguenze giornalmente i cittadini ed i malati incolpevoli».

Domanda cruciale, risposta in due parole: la funzione del privato in sanità? Utile? Necessaria? Indispensabile? Rischiosa?

«Il momento storico che stiamo vivendo ha messo in luce gravi ed inaccettabili carenze del Sistema sanitario nazionale, già in realtà riscontrabili anche prima della pandemia. Il Diritto alla salute è sancito dall’art.32 della Nostra Costituzione, ma è innegabile che negli ultimi anni lo Stato non è riuscito a garantire da solo questo Diritto. Esistono inconfutabili esempi (anche a noi vicini) dove la collaborazione tra pubblico e privato ha invece garantito tale Diritto, migliorando anche i servizi offerti senza gravare sulle tasche dei cittadini. Ritengo pertanto che anche a Tortona, nell’ambito del piano regionale che si sta discutendo, si possa, anzi, si debba trarre un prezioso ed utile vantaggio da una collaborazione con soggetti privati che operano nel mondo sanitario, sempre però sotto il controllo pubblico».

Infine, una provocazione: non è che “dum Romae consulitur Saguntum expugnatur”…? C’è qualche buona notizia circa il futuro sanitario tortonese?

«In questo momento l’ospedale di Tortona sta svolgendo un compito importante, come Covid Hospital, nella lotta al Coronavirus: intendiamoci, né io né il sindaco e tutta l’Amministrazione comunale eravamo entusiasti della riconversione in Covid Hospital, soprattutto lo scorso autunno dopo le rassicurazioni in merito ad una diversa strategia di gestione dell’emergenza che avevamo ricevuto da Asl e Regione. Il presidente Cirio nella sua recente visita a Tortona non ha nascosto il debito di riconoscenza nei confronti della città e, anzi, si è fatto garante delle nostre richieste per l’ospedale. Sappiamo che già in passato, in contesti molto diversi, erano già state fatte promesse simili, mai mantenute. Ma va anche dato atto che per la prima volta da anni, la Regione sta discutendo e lavorando per un concreto potenziamento della nostra sanità. Dopo anni di tagli è un cambio di direzione epocale ed è già una buona notizia. Confermo il mio personale impegno e di tutta quanta l’Amministrazione a vigilare costantemente che queste promesse si trasformino celermente in realtà: anteporremo sempre la salute dei nostri cittadini e di tutto l’ambito tortonese a logiche di partito che non ci apparterranno mai se applicate a discapito della salute pubblica».

Cesare Raviolo

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