È ora di pagare l’Imu: come?
Di Cesare Raviolo
Lunedì 16 giugno i proprietari di immobili situati in Italia devono ver- sare l’acconto 2025 dell’Imu (Imposta Municipale Unica), così come i titolari di diritti reali di godimento (uso, usufrutto, ecc.), i concessionari e gli utilizzatori di beni in leasing. La misura dell’acconto 2025, se non sono avvenute variazioni nel patrimonio immobiliare, è pari al 50% dell’Imu versata nel 2024 (acconto + saldo). In caso contrario, il soggetto passivo dell’imposta deve presentare, entro il 30 giu- gno, on line o con raccomandata o Pec all’Agenzia delle Entrate o in modalità cartacea al Comune in cui è ubicato l’immobile la dichiarazione Imu. L’imposta, che non è dovuta per l’abitazione principale (prima casa) a esclusione degli immobili accatastati A1, A8 e A9, colpisce anche negozi, uffici, depositi, aree fabbricabili, ecc., nonché i terreni agricoli, esclusi quelli situati in comuni montani o collinari o condotti da coltivatori diretti e da imprenditori agricoli professionali. L’acconto è calcolato in base alle aliquote stabilite da ogni Comune per il 2024, mentre il saldo da versare entro il 16 dicembre sarà calcolato sulla base delle aliquote per il 2025 da fissare entro il 28 ottobre. L’Imu è stata introdotta nel 2012, in sostituzione dell’imposta comunale sugli im- mobili (Ici) e dal 2014, col tributo per i servizi indivisibili (Tasi) e la tassa sui rifiuti (Tari), faceva parte dell’imposta unica comunale (Iuc). Dal 2020 la Iuc e la Tasi sono state abolite, mentre sono rimaste in vigore Tari e Imu. Come già l’Ici, anche l’Imu è frutto del passaggio da una finanza locale prevalentemente di tipo derivato, tipica degli anni Settanta e basata sui trasferimenti statali per finanziare i servizi pubblici comunali, a una prevalentemente originaria, introdotta a partire dagli anni Novanta e che rico- nosce una maggiore autonomia finanziaria e tributaria ai Comuni, che si autofinanziano con imposte e tasse proprie. Nel 2023 il gettito Imu è stato di poco superiore a 13 miliardi di euro, in lieve calo rispetto all’anno precedente, quando fu di 13,9 mld. Si tratta di risorse importanti, dunque, con le quali i Comuni possono finanziare nuovi servizi e potenziare quelli già esistenti. Ecco, dunque, il dovere del suo pagamento: come cittadini, perché “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva” (art. 53 Cost.) e come cristiani perché “la sottomissione all’autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano l’esigenza morale del versamento delle imposte (CCC 2240).
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