Harvard epurata

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Di Silvia Malaspina

Cara la mia Elena Giustina Luciano, sei una dei tre studenti italiani ammessi, nell’anno accademico in corso, all’università di Harvard, dove hai iniziato il percorso nella facoltà di Medicina. Immagino che per te e per gli altri circa 280 universitari italiani questi siano giorni di apprensione: dopo il taglio dei fondi nel mese di aprile, il 22 maggio l’amministrazione USA ha revocato ad Harvard la certificazione per i programmi dedicati agli studenti internazionali. Il motivo pare sia il rifiuto dell’ateneo di adeguarsi alle richieste governative di profilazione degli studenti immi- grati, del controllo delle proteste e della revisione dei criteri per assunzioni e inclusione. Il presidente Donald Trump accusa Harvard di favorire l’antisemitismo e di ospitare «persone pericolose per il Paese». Credo, cara Elena, che voi ragazzi che vivete quotidianamente il campus siate precipitati, oltre che nell’incertezza più totale sul vostro futuro, nella paura di ritorsioni e controlli arbitrari. In una manciata di giorni la realizzazione del vostro sogno di studiare in una delle università più prestigiose al mondo si è infranta contro il giro di vite dell’amministrazione Trump che si fa promotrice di un messaggio populista dal quale nasce la sanzione punitiva verso l’ateneo, accusato di essere un focolaio di elitismo, dove professori progressisti laverebbero il cervello ai giovani alimentando l’ostilità ai valori conservatori. A me, cara Elena, pare che il presidente Trump si sia tirato la classica zappa sui piedi: ragionando in meri termini economici, ad Harvard gli studenti stranieri sono circa il 27%: la retta annuale per un corso di laurea supera i 70 mila dollari, più le spese per l’assicurazione sanitaria, il materiale didattico, vitto e alloggio. Considerando che il processo di ammissione è molto competitivo, poiché non è sufficiente l’ottimo percorso scolastico, ma è necessario un risultato eccellente nel test Sat fatto su scala mondiale, è così sicuro il presidente di riuscire a reclutare solo studenti americani per coprire il gap finanziario che si creerebbe in seguito alla cacciata degli stranieri? Forse, cara Elena, voi studenti dovreste scrivere al presidente, rammentandogli che l’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sancisce il diritto all’istruzione: “L’istruzione supe- riore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito e deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi”.

silviamalaspina [at] gmail.com

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