«L’unità e la comunione sono il frutto dell’opera di Dio e del suo amore»

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Due momenti ecumenici nella Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani con Mons. Marini il 19 gennaio nella chiesa del Loreto e il 25 gennaio in cattedrale

TORTONA – Martedì 25 gennaio, nella cattedrale, alle ore 18, con la celebrazione dei Vespri si è conclusa la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani che quest’an- no ha avuto come tema il versetto del vangelo di Matteo: «Abbiamo visto apparire la sua stella in Oriente e siamo venuti qui per adorarlo». Questi giorni sono stati un momento privilegiato per chiedere la grazia dell’unità tra le diverse Chiese e confessioni cristiane. Mercoledì 19 gennaio si è tenuto il primo dei due appuntamenti ecumenici diocesani. La chiesa del Loreto, affidata alla comunità ortodossa rumena, ha accolto il vescovo Mons. Guido Marini e Gregorio Plescan, pastore della chiesa valdometodista di Alessandria, Bassignana e S. Marzano Oliveto che hanno partecipato ai Vespri nella liturgia ortodossa guidati dal parroco padre Catalin Aftodor. Prima della benedizione finale, impartita da Mons. Marini, padre Aftodor ha voluto ringraziare con affetto, a nome di tutti i membri della sua comunità, i rappresentanti della Chiesa Cattolica e di quella valdometodista e ha lasciato loro la parola. Il vescovo ha ribadito l’importanza di una comunione che deve essere sempre «più vera, più profonda e più convinta» e che si realizza nella conversione al Signore.

«Convertirci a Lui – ha detto – significa vivere sempre più una dimensione di amicizia che è la base della comunione». Due i verbi che ha voluto indicare come criteri ispiratori del cammino. Il primo è «stare insieme davanti al Signore nella preghiera per capire che cosa è di ostacolo alla piena unità».

Il secondo è «andare insieme ad annunciare il Signore, per testimoniare la bellezza della carità, dell’amore di Dio, che è sempre più grande e non si ferma davanti a nulla».

Anche il pastore Plescan ha voluto sottolineare la bellezza e il fascino del rito ortodosso, capace di ispirare il desiderio di condivisione e di approfondimento della diversità. Durante il secondo momento ecumenico di martedì scorso, Mons. Marini ha ricordato l’importanza della festa della con- versione dell’apostolo Paolo, scelta come giornata di chiusura della Settimana perché «aiuta a ritrovare le radici della vera comunione e del cammino verso l’unità che tutti, con impegno sincero, stiamo percorrendo».

«Le radici del cambiamento dell’apostolo e della nostra conversione – ha affermato – sono nello stare vicini a Gesù, nel fare di lui il cuore e il centro del tutto della nostra vita perché, se siamo uniti al capo che è Cristo, diventiamo una carne sola con il Signore.

Più siamo vicini a Lui e più siamo vicini tra di noi, più cresce il nostro amore per Lui più cresce l’amore tra noi». L’unità e la comunione «non sono il prodotto dei nostri sforzi, del nostro fare e della nostra buona volontà ma sono il frutto dell’opera di Dio nelle nostre comunità, del suo amore che ci dona il suo Spirito. Come ci insegnano i Magi è importante prostrarsi e pregare davvero, non in modo superficiale e distratto ma come una supplica che accompagna, passo dopo passo, il nostro cammino e le nostre vite». Solo così «il Signore – ha concluso il vescovo Guido – potrà essere l’artefice di quella unità che noi non potremmo mai raggiungere con le nostre forze».

Prima della solenne benedizione, don Roberto Lovazzano, parroco del S. Cuore di Tortona e delegato diocesano per l’Ecumenismo, ha rivolto parole di gratitudine a Mons. Marini per l’accoglienza dimostrata verso i fratelli nella fede, inserendosi nel solco della comunione tracciato dai suoi predecessori. Ha poi ringraziato padre Aftodor e il pastore Pesclan per la loro presenza.

«La Chiesa – ha sottolineato – è il luogo della convivenza e delle relazioni dove la diversità dei doni è una ricchezza e dove tutti devono sentirsi accolti».

Daniela Catalano

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