Con Leddi nel cuore del mistero

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Il trittico della Crocefissione, realizzato dall’artista di San Sebastiano per la chiesa della Natività di Voghera, esposto al Museo Diocesano fino al 24 luglio

Venerdì 8 aprile è stata inaugurata presso il Museo Diocesano di Tortona l’esposizione Piero Leddi. La Crocefissione. Nel cuore del mistero, che resterà aperta fino al 24 luglio. L’iniziativa è stata organizzata dal Museo Diocesano in collaborazione con l’Associazione Archivio Piero Leddi, che si dedica alla conservazione e tutela dell’opera di Leddi, nato a San Sebastiano Curone nel 1930 e morto a Milano nel 2016.

La mostra consente di accostarsi a una pagina meno conosciuta quanto significativa dell’attività di questo pittore, e al tempo stesso di ripensare a un’interessante realtà presente nel territorio diocesano. Si tratta dei lavori di artisti contemporanei raccolti nella chiesa della Natività di Maria Vergine del quartiere San Vittore di Voghera, dove don Piero Romersi si impegnò nel progetto di dotare di immagini moderne la parrocchiale affidata alle sue cure. Proprio per la chiesa vogherese venne realizzato da Leddi nei primi anni Ottanta il trittico ora in esposizione che, in un articolo apparso sul “Giornale di Voghera” il 25 agosto 1983, il francescano Nazareno Fabbretti commentò molto positivamente, definendolo “di grande vigore drammatico e religioso, e di struggente e virile poesia pittorica”.

Nel trittico varie presenze alludono al supplizio, come le mani che reggono un chiodo, una tenaglia, un martello e una lancia nel riquadro centrale ai lati del crocefisso; il tutto in una luce livida. Molta attenzione è rivolta anche alla forma della croce stessa. Nel costruire il dialogo fra le tre tele Leddi, che ben conosceva la tradizione, adottò una soluzione particolare. Accanto alla figura di Cristo volle rappresentare un giovanissimo san Giovanni, in una posa tale da esprimere sconcerto e disperazione, e un altro giovane prossimo al martirio, san Sebastiano, scelto dall’autore in ricordo del paese d’origine.

Anteriormente e parallelamente all’esecuzione di ogni lavoro, Leddi era solito tracciare molti disegni. La ricerca intorno al tema è attestata in mostra dal nucleo di sue opere su carta, dalle quali emerge lo sforzo compiuto per affrontare l’argomento da angolature diverse.

La dedizione di artista, teso all’approfondimento dei motivi da sviluppare, e la fisionomia di pittore colto e preparato rendevano Leddi attento alle esperienze formali del passato, come appare da importanti cicli della sua carriera. Lo confermano anche vari elementi visibili nell’attuale esposizione: ad esempio, insieme alle opere di sua mano, un volume che faceva parte della sua biblioteca di appassionato bibliofilo. È De Cruce di Giusto Lipsio, un trattato storico-letterario sul supplizio della croce, in edizione secentesca con ampio apparato di tavole. Infine, in un’altra sala è collocato un crocefisso ligneo del Seicento, pure di proprietà del pittore sansebastianese, che lo conservava nello studio di Milano e che l’Archivio a lui intitolato ha proposto in deposito al Museo. La scultura viene presentata al pubblico per la prima volta, con una pagina di commento dello studioso Fulvio Cervini. Nel corso dell’inaugurazione lo storico e critico d’arte Luigi Cavallo, amico ed estimatore di Leddi, ha messo in risalto i caratteri della ricerca di quest’ultimo. In un testo incluso nella pubblicazione realizzata per l’occasione, a chiusura di intense osservazioni, Cavallo afferma: “Non è stato spezzato in queste opere il nesso fra realtà e speranza di continuazione oltre che fra antico e moderno. Diresti che è ferocemente moderna la disciplina stringata, tesa e livida del colore, l’interpretazione degli strumenti del martirio che spuntano da piatte paratie impugnati da mani omicide ai lati dell’uomo-dio, scorticato, e la violenza di un’immagine che tuttavia si impone per la sua astratta bellezza: la bellezza sta nell’intensità evocatrice, nella purezza sintetica conquistata incidendo nella maestà del dolore. E qui il dolore diventa coraggio formale, invito alla preghiera”.

Mariachiara Fugazza

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