Il matrimonio come Vangelo dell’amore

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Le coppie di sposi novesi in dialogo con il vescovo e la Pastorale Familiare

NOVI LIGURE – Lunedì 21 novembre il teatro della chiesa di S. Antonio si è trasformato, per una sera, in un luogo in cui è stato possibile un proficuo confronto sui principali nodi della vita familiare per sposi novelli e giovani coppie che si avviano al matrimonio che ha visto la partecipazione di Mons. Guido Marini. Dopo il benvenuto di don Paolo Padrini e l’intervento di Antonella e Franco Boarin, rispettivamente responsabile e coppia impegnata da 25 anni nella Pastorale Familiare diocesana, ha preso la parola il vescovo che ha ricordato il miracolo delle nozze di Cana, in cui la mancanza del vino si può leggere come un “momento di crisi” nella storia di un matrimonio che nasceva e in cui la Madonna è intervenuta affinché la coppia potesse tornare alla gioia avendo il vino migliore.

Mons. Marini, dopo aver invitato i presenti a recitare l’Ave Maria per chiedere alla Madonna di “ridare, con la sua presenza, nuova linfa e nuova vitalità a tutte le storie di amore e unione cristiana”, ha annunciato che la serata non avrebbe avuto il tono di una conferenza, ma di un incontro familiare.

I partecipanti sono stati invitati a presentarsi e l’atmosfera ha assunto un tono caloroso e cordiale. Il presule ha sottolineato che è ingannevole pensare al matrimonio come un fatto privato tra due persone. L’unione della coppia ha sempre una ricaduta decisiva nella realtà in cui vive.

«Una coppia sana – ha detto – vuol dire sano l’ambiente in cui è inserita, sana la società che abita, sana la realtà di Chiesa dove vive». Spesso si dice che il matrimonio è «una gabbia in cui si perde la freschezza dell’esperienza dell’amore, che è un peso sulle spalle, che mortifica le espressioni più genuine e immediate dell’amore. Al contrario l’unione cristiana è la bella notizia per l’amore u- mano, è il Vangelo dell’amore».

Molti gli aspetti su cui il vescovo si è soffermato, offrendo interessanti spunti di riflessione sulle tematiche familiari. Ha anche citato Il Signore degli anelli di J.J.R. Tolkien, in particolare il personaggio di Gollum, sempre in bilico tra due opposte identità – una con buoni moti d’animo, l’altra cattiva e capace di malignità – in discussione tra loro e in una continua lotta.

«Questo episodio fotografa benissimo la vicenda di ciascuno di noi e anche quella del matrimonio – ha affermato il vescovo – perché dentro di noi risuonano le due voci: una che dice: “Non ti fidare, non ti ama davvero, lascia perdere” e l’altra che sussurra: “Ti ama, ti vuole bene, la sua parola è la voce autentica della vita!”».

Ha poi ricordato che il matrimonio non ricorre al verbo “dovete”, ma a “potete”. L’amore, fragile e umano che lega la coppia, ha sempre un fondamento indistruttibile perché l’uomo e la donna non sono soli, c’è il caposaldo eterno, infinito, che dà forza e che è l’amore di Dio. Al termine il parroco don Angelo Vennarucci ha ringraziato il Pastore diocesano e ha proposto che le coppie dopo il matrimonio siano accompagnate nel loro cammino dalla Pastorale Familiare diocesana.

Cristina Bertin

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