«Don Enrico vivrà per sempre in Cristo»

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Sabato 4 luglio il vescovo ha presieduto a Voghera la funzione in suffragio del sacerdote morto ad aprile

VOGHERA – Il Lunedì di Pasqua don Enrico Bernuzzi tornava alla Casa del Padre e, a causa della pandemia che stava provando duramente la comunità, non c’è stato nessun rito funebre ufficiale.

Sabato 4 luglio, nel duomo di Voghera, è stata celebrata la Messa di suffragio per il sacerdote stroncato dal Covid. Ha presieduto la funzione il vescovo Mons. Vittorio Viola e con lui hanno concelebrato il vicario generale, mons. Mario Bonati, il parroco dell’Unità pastorale mons. Gianni Captini, don Paolo Verri, mons. Pier Giorgio Pruzzi, i sacerdoti della città e alcuni confratelli diocesani insieme al diacono Antonello Giacobone.

Il sindaco Carlo Barbieri e il presidente del consiglio comunale Nicola Affronti hanno rappresentato tutte le istituzioni cittadine.

Hanno partecipato anche i volontari della Croce Rossa di Voghera e il Corpo delle Crocerossine.

I ragazzi dell’Oratorio del Duomo e di San Rocco hanno animato la preghiera con i loro canti.

Mons. Viola, all’inizio, ha ringraziato i numerosi fedeli intervenuti e ha rivolto un affettuoso saluto a Silvia, sorella di don Enrico, a suo marito e alla loro bimba Chiara.

Nell’omelia, commentando la prima lettura, tratta dal libro del profeta Amos, ha affermato con forza che «abbiamo tutti bisogno di sentire la forza, la potenza, la luce, la consolazione delle parole bibliche e che il Signore ci consegna perché solo queste possono confrontarsi con la morte e sconfiggerla».

Amos di fronte al terribile destino che profetizza a Israele annuncia che Dio è fedele.

Questa dichiarazione è «la prima testimonianza cristiana da dare al mondo di fronte alla morte di Enrico. – ha sottolineato il vescovo – Noi siamo certi che Dio è fedele.

Il mondo spesso mette il Signore sul banco degli imputati e gli contesta il male, ma lui ci dice che è fedele e che non c’è nulla che possa vincere la sua fedeltà verso noi». «Dio è stato fedele a Enrico – ha proseguito padre Viola – e non è venuto meno al patto di fedeltà stabilito dentro la sua vocazione, la sua risposta a una chiamata. Un prete è un prete sempre e il Signore gli dà la possibilità di portare a termine il ministero che gli ha affidato. L’ultima messa celebrata da Enrico sono stati i mesi della sua malattia, dove l’offerta è stato lui stesso in un segreto dialogo con Dio di fronte al quale dobbiamo fermarci contemplando solo la sua fedeltà. Questi mesi duri sono quelli in cui Dio ha voluto perfezionare il servo Enrico per come lui sa».

Il Signore è anche fedele alla storia della sua Chiesa e della diocesi. Noi – ha spiegato il presule – abbiamo un’immagine deformata di Dio e pensiamo di dover convincerlo a fare il bene. Tutto questo appartiene a uno schema vecchio che ci fa morire. Gesù non è contenibile in questa visione».

Facendo riferimento al passo di Matteo in cui Gesù annuncia di essere lo sposo del banchetto nuziale, Mons. Viola ha sottolineato come questa sia la vera novità che non può essere contenuta in nessun schema. Gesù ci mostra il volto di Dio. «La sua morte contiene tutte le morti. Tutto è concentrato sulla croce. Il senso del ministero sacerdotale di don Enrico è racchiuso in questo. L’amore di Dio è più forte, Questa è la nostra certezza di fede: il Signore è fedele ed è l’unica parola nuova che dà senso alla nostra fatica». «La novità è la sua pasqua che ha vinto la morte e per questo non ci fa più paura.

Siamo certi che Enrico è vivo in Cristo, nei suoi ragazzi, in Silvia, Chiara, papà, mamma, don Paolo e don Gianni e tutti quelli che lo hanno conosciuto». Il vescovo, rivolgendosi ai ragazzi, li ha esortati ad ascoltare la chiamata e a capire che la vita donata di don Enrico nasconde una grande bellezza e la vera libertà.

Per tutti ha invocato lo «sguardo di speranza che permette di continuare a camminare verso quel po-sto che il Signore ha preparato per don Enrico e per ciascuno di noi nell’eternità».

Prima della benedizione ha rivolto un pensiero grato a don Gianni e a don Paolo che stanno proseguendo nell’opera di don Enrico e all’accolito Daniele Lottari che si sta impegnando nell’attività dell’oratorio tanto cara al sacerdote scomparso.

d.c.

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