Ci risiamo. L’ospedale torna Covid

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La decisione della Regione Piemonte sul nosocomio tortonese presa d’urgenza. Il sindaco ha scritto all’Asl chiedendo garanzie: «Ci sarà un prezzo da pagare per questa imposizione»

Per l’ospedale di Tortona l’orologio ritorna al 6 marzo, la data in cui a seguito del primo caso di Covid in Piemonte, verificatosi proprio su questo territorio e certificato presso quell’ospedale, l’Unità di Crisi della Regione Piemonte decise nella notte di chiudere improvvisamente la struttura per trasformarla nel primo e per molti mesi unico Covid Hospital regionale. Ora la situazione è molto meno drammatica ma l’emergenza sanitaria non è svanita e la Regione è arrivata a una decisione simile: sabato 31 ottobre è stata ratificata dalla Giunta regionale la decisione di trasformare nuovamente l’ospedale di Tortona in Covid Hospital, inserendolo nella lista dei 16 presidi individuati su tutto il territorio regionale. Una decisione assunta improvvisamente, senza condivisione con le istituzioni locali, come è facoltà della Regione in caso di urgenza sanitaria, ma nemmeno senza una comunicazione che non ne avrebbe certo inficiato tempi e modi, in cui si cancellano i contenuti del piano sanitario che era stato elaborato nelle settimane scorse: per il nostro territorio come Covid Hospital infatti era prevista la sola clinica privata “Salus” di Alessandria, 120 posti letto, mentre agli ospedali pubblici delle varie città della provincia veniva chiesto di mettere a disposizione alcuni posti solo in caso di ulteriore necessità. Ora ai 120 posti della “Salus” si affiancano da subito i 40 (ampliabili a 69) letti dell’ospedale cittadino. Da lunedì 2 novembre è stato chiuso il Pronto soccorso, appoggiando gli utenti tortonesi in caso di necessità all’ospedale di Novi Ligure e disposto il trasferimento dei degenti di Chirurgia e Ortopedia a Novi, di Medicina presso i vari ospedali della provincia, compresi quelli non certo limitrofi di Ovada o Casale Monferrato, con conseguenti disagi per i pazienti e per le loro famiglie: le operazioni chirurgiche differibili sono sospese, quelle urgenti si svolgeranno a Novi o in altri ospedali. A Tortona fino alla cessazione dell’emergenza resteranno attivi soltanto il day hospital oncologico, il laboratorio analisi, il punto prelievi, il servizio trasfusionale, la farmacia ospedaliera, il servizio dialisi, l’area per cure palliative, la Radiologia. L’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi ha motivato così la decisione sui Covid Hospital: «È una scelta difficile, ma inevitabile, per riuscire a fronteggiare la necessità crescente di posti Covid e dare una risposta immediata che decongestioni i nostri pronto soccorso. La conversione di questi presidi ci consente di destinare ai pazienti Covid dei percorsi ospedalieri completamente dedicati e separati da quelli dei pazienti non Covid». La decisione ha colto di sorpresa anche le istituzioni locali e suscitato la netta reazione del sindaco Federico Chiodi: «La Regione, con una scelta unilaterale della parte tecnica, ci ha scavalcato, annullando tutto il lavoro fatto con l’Asl per distribuire i pazienti Covid nei vari ospedali della provincia, senza privare alcun territorio di tutte le altre cure. Questa nuova decisione è sicuramente dovuta all’estrema gravità della situazione, in particolar modo a Torino, ma anche ad Alessandria. Ora la Regione ci impone un nuovo sacrificio senza che l’Unità di crisi ci abbia prima consultati. E ci sarà un prezzo da pagare per questa imposizione: chiederò a Regione e Asl di mettere per iscritto i potenziamenti che dovranno essere effettuati nel nostro ospedale in tempi rapidi, una volta superata l’emergenza sanitaria. Ancora una volta Tortona, insieme ad altri 15 ospedali, deve venire in soccorso del Piemonte, e se da un lato non ci tiriamo indietro alla prospettiva di aiutare molti cittadini del Piemonte gravemente malati, dall’altro non possiamo che denunciare una gestione molto discutibile di questo drammatico passaggio».

Martedì sera il sindaco ha inviato una lettera all’unità di Crisi Covid-19 del Piemonte e all’Asl di Alessandria in cui ha chiesto per i tortonesi le seguenti garanzie: «La “riserva” congrua di posti letto, sia in rianimazione sia nei reparti del Tortona Covid Hospital, per malati positivi residenti nei Comuni afferenti al territorio Tortonese, identificabile con quelli appartenenti al CISA (Consorzio intercomunale Socio Assistenziale), affinché i tortonesi non si trovino costretti a emigrare in altri Covid-Hospital; una chiara indicazione dei presidi a cui si possono e si devono rivolgere gli abitanti della città affetti da altre patologie e bisognosi di cure, esami e ricoveri; la continuità in Tortona delle prestazioni ambulatoriali di tutte le specialità, quantomeno per le categorie U e B. Si tratta del minimo che ho necessità di chiedere, anche a nome dei colleghi Sindaci del territorio, per tutelare la salute dei concittadini e mantenere la coesione sociale».

Stefano Brocchetti

(Foto: Luigi Bloise)

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