Vuoto legislativo e problemi irrisolti

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Fine vita. Da questo numero torniamo a parlare (ogni due settimane) di un argomento delicato ma che ci sta a cuore: il suicidio medicalmente assistito e l’eutanasia. Lo facciamo, dopo i recenti fatti che hanno interessato la Regione Toscana e la morte di Daniele Pieroni, a iniziare dai contributi del Meic di Tortona ai quali, di puntata in puntata, si aggiungeranno altre autorevoli firme

DI PIER LUIGI BALDI

La Regione Toscana a metà febbraio ha varato la Legge regionale n.16/2025 sul fine vita, sostituendosi di fatto al Parlamento dello Stato italiano, da troppo tempo latitante su tale materia, tanto complessa quanto delicata. Ne è subito seguito un conflitto di attribuzione Stato-Regione, con un lungo strascico di polemiche e un inevitabile senso di disorientamento dell’opinione pubblica. Qualche settimana dopo – il 9 maggio – il Consiglio dei Ministri ha impugnato tale Legge. La decisione è arrivata su proposta del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, il leghista Roberto Calderoli. Il motivo, spiegava la nota di Palazzo Chigi, è che la legge toscana “esula in via assoluta dalle competenze regionali e lede le competenze esclusive dello Stato in materia di ordinamento civile e penale e di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, nonché il riparto di competenze in materia di tutela della salute e della ricerca scientifica e tecnologica, violando l’articolo 117” della Costituzione. Intanto il 10 giugno è stato reso noto che il 17 maggio a Chiusi (Siena), la città in cui da qualche anno aveva scelto di vivere, è morto somministrandosi il farmaco letale Daniele Pieroni. Pieroni, scrittore e poeta 64enne originario di Pescara, una vita trascorsa in buona parte a Roma, ha scelto di porre fine così alle sofferenze del Parkinson che lo aveva colpito nel 2008. È Il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo la legge approvata dal Consiglio regionale che regola tempi e modalità di accesso al fine vita, redatta partendo dalla proposta “Liberi subito” dell’associazione Coscioni, impugnata sì dal Governo – come detto – ma non sospesa e dunque in vigore almeno fino al pronunciamento della Consulta. A rivelare la storia di Daniele è stata la stessa associazione “Luca Coscioni” a cui il 64enne si era rivolto già nell’agosto 2023. Pieroni, spiega l’associazione, ha scelto il percorso previsto dalla “sentenza della Corte Costituzionale 242/2019, nota come ‘Cappato-Dj Fabo’, che ha fissato le quattro condizioni per il suicidio medicalmente assistito: essere capace di autodeterminarsi, avere una patologia irreversibile, avere sofferenze fisiche o psicologiche per la malattia ritenute intollerabili, dipendere da trattamenti di sostegno vitale”. Quasi contemporaneamente al varo della Legge, il “Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita”, in occasione del trentesimo anniversario dell’Enciclica Evangelium Vitae (25 marzo 1995 – 25 marzo 2025) ha pubblicato un documento, dal titolo La vita è sempre un bene, che merita un’attenta riflessione da parte dei fedeli. In questa sede non posso certo dilungarmi sulle circa 40 pagine del testo; mi limito a riferire che in esso si ribadisce che aborto, eutanasia e suicidio assistito sono considerate “gravissime forme di violazione della dignità e della vita dell’essere umano”. La legge promulgata dalla Regione Toscana, da una parte, e, soprattutto, le indicazioni della Santa Sede, dall’altra, sono alla base della decisione del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale di Tortona (Meic), di riconsiderare e di approfondire ulteriormente la tematica del fine vita. Nello scrivere queste note, mi sembra di ritornare al 28 settembre 2019, data in cui la nostra Diocesi organizzò un corso di formazione su “La vita fragile e il coraggio della cura”, i cui relatori furono la neurofisiopatologa Maria Grazia Marciani dell’Università di Roma-Tor Vergata, l’avvocato Gianluca Gandalini, e don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale di Pastorale della Salute della Cei. In quella sede si sottolineò la necessità di una legge nazionale sul fine vita. Purtroppo nulla è stato fatto in questi anni. Ricordo che, nel dare notizia di tale corso su questo settimanale, scrissi che, tra i vari argomenti trattati dai docenti, a mio parere meritavano una particolare attenzione la distinzione tra curare e prendersi cura, il cosiddetto “accanimento terapeutico” e il concetto di autodeterminazione. Questi tre temi sono connessi con altrettanti problemi, non di facile soluzione. Quanto al primo, viene spontanea la domanda: “È sufficiente curare un corpo e/o una psiche malati?”. Il “curare” non deve invece lasciare il posto al “prendersi cura” della persona, vista nelle sue diverse dimensioni, biologica, psicologica, sociale e, aggiungerei, spirituale? Relativamente all’accanimento terapeutico, si osserva una sostanziale convergenza di opinioni sul fatto che l’ostinazione terapeutica è da considerarsi intrinsecamente illecita; tuttavia, non mi pare di ravvisare la stessa convergenza sul fatto che la “nutrizione e idratazione artificiali” (il cui acronimo è Nia) vanno sempre garantite, come la Chiesa Cattolica sostiene, posizione che mi permetto di condividere pienamente. Veniamo ora al concetto di autodeterminazione, tra le cui pieghe si cela la legalizzazione della morte su richiesta, che consente al malato di rifiutare i sostegni vitali, tra cui la Nia: se si sostiene che non si può negare a nessuno il diritto di scegliere liberamente la propria sorte, è altrettanto vero che è legittimo domandarsi quanto sia libera la decisione di suicidarsi da parte di una persona gravemente malata, fisicamente e/o psichicamente. Tale persona si sarà potuta avvalere di tutti i supporti, medici, psicologici, familiari e sociali, necessari ad alleviare la sua dolorosa condizione? Se sì, rimarrà ferma nella sua decisione? Come è facile osservare, i problemi aperti sono tanti. A mio avviso, il non affrontarli o negarli ha come risultato il permanere di uno stato di ambiguità, entro cui trovano diritto di cittadinanza iniziative come quella della Regione Toscana.

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