Cose che capitano di notte

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Di Carlo Zeme

Mia nonna mi ha definito il “tecnico di casa” semplicemente perché ero in grado di fare la risintonizzazione dei canali del digitale terrestre nella sua televisione, sempre fissa sul “primo canale”. La verità è che il mio parco tecnologico è piuttosto scarno e di seconda mano. Il computer portatile è spesso in affanno, il cellulare usato e ricondizionato mentre il tablet mi è stato donato per celebrare la mia laurea, e ormai diverse matricole da quel giorno sono diventate grandi. Prima di andare a dormire ci mettiamo tutti in “modalità aereo” e le notti passano tranquille… con gli occhi mezzi aperti perché Margherita, a volte, ci ricorda che è una splendida bimba di quattro mesi. Ma non ci possiamo lamentare. Alcune mattine, però, i risvegli possono essere traumatici. Scopro che la sveglia che ho puntato sul mio preziosissimo smartphone non ha suonato, scopro che la schermata è tutta bianca e, ancora peggio, scopro, dopo aver inserito il codice di sblocco, che nottetempo è partito un aggiornamento automatico. Gli aggiornamenti per apparecchi obsoleti come i miei non vanno bene: li appesantiscono e così il cellulare inizia ad andare piano come un diesel a cui per sbaglio hai fatto il pieno di benzina. Mi reco nel mio negozio di telefonia di fiducia, loro sono tecnici per davvero e sistemano il danno come fossero medici. Mi danno anche la cura: togliere la spunta là dove viene proposto l’aggiornamento automatico dell’apparecchio. Altre mattine i risvegli sono prodigiosi. Tipo quello di lunedì scorso. Margherita, come un sistema operativo perfetto, ha aperto gli occhi e ha scoperto le mani. La sera prima le aveva a penzoloni lungo il corpo, tenuta in braccio non le usava affatto, e poche ore dopo eccole che spuntano. Le osserva, sorride e, aprendo la bocca, decide di infilarci tutta la mano per capire meglio di che cosa si tratti. In realtà per ora il record stabilito è di tre dita più mezzo mignolo. Non so che cosa succeda dentro di lei di notte e quali siano gli input che mandi il suo cervello al resto del corpo, ma all’alba siamo impazienti di scoprire il miracolo che ci attende. Margherita non è mai in “modalità aereo”.

carlo.zeme@gmail.com

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