Thomas: la pietà che muore

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Di Ennio Chiodi

Non abbiamo spiegazioni sufficienti per comprendere, oltre lo sgomento, ma alcune parole chiave come “rispetto”, “famiglia”, “fortuna”, “pietà” ci aiutano a decifrare uno dei fatti di cronaca più angoscianti degli ultimi tempi: la storia di Christopher Thomas Luciani e dei suoi spietati assassini. Christopher era un ragazzo di 17 anni, cresciuto ai margini di una società meno fortunata di quella cui appartenevano i ragazzi, suoi coetanei, che lo hanno ucciso con 25 coltellate, sotto gli occhi di altri giovanissimi amici. Lo avrebbero fatto non tanto perché Thomas aveva con loro un debito di 200 euro, sembra per una partita di droga, ma perché, non avendolo onorato, aveva mancato loro di “rispetto”. Non il rispetto che, nel sentire comune, si riserva ai genitori, agli anziani, alle persone sagge e autorevoli, ma quello che – di questi tempi– domina i rapporti tra i protagonisti di alcune serie televisive, quello imposto da boss e bulli vigliacchi, quello che viviamo talvolta nelle scuole, nei luoghi di lavoro e di aggregazione. Gli assassini di Christopher e il loro seguito appartengono a stimate famiglie della città, figli di carabinieri e avvocati, rispettose, per definizione, della legge e dell’ordine. Anche per le “buone famiglie” può essere tuttavia complicato essere “famiglie buone”, attente e rigorose. Si lascia correre, non si approfondiscono indizi e segnali preoccupanti, per pigrizia o per timore di scoprire di più di quel che si sospetta, abbandonando i ragazzi ai buchi neri di una società che non si conosce e alla palude del web. Come in un videogioco, il sangue di Christopher e le sue urla di dolore non turbano i suoi assassini. Lo hanno ucciso con crudeltà, per il gusto di vederlo soffrire, spegnendosi. Poi sono andati al mare, come è naturale che sia, per i bravi ragazzi di Pescara o di tante altre città italiane. «L’educazione dei figli è solo una questione di fortuna! – ha commentato uno degli avvocati dei giovani coinvolti. È la “pietà che muore” come muore di fronte a Satman, il bracciante abbandonato dissanguato nelle campagne dell’Agro Pontino, o di fronte agli esseri umani lasciati affogare nel loro viaggio alla ricerca di speranza e di futuro, in un crescendo di assuefazione che diventa, per le nostre coscienze, antidoto contro l’orrore. Thomas era un ragazzo dalla vita ingarbugliata, cresciuto lontano dai genitori e finito in comunità: non è una ragione sufficiente per morire ammazzati dalla crudeltà e dall’indifferenza, in un giardino di Pescara intitolato a Baden Powell, che fondò più di un secolo fa il Corpo degli Scout con l’intento di recuperare i giovani di strada educandoli a essere cittadini responsabili e solidali. Coraggio Sir Robert: non tutto è perduto!

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