Una memoria più di qualità

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di Ennio Chiodi

Capita – di questi tempi – che la “Storia” si trovi a fare i conti con la “Cronaca”, densa, drammatica, inquietante, destinata a sua volta a farsi Storia. Capita che la percezione di quanto avviene in queste settimane in Medio Oriente rischi di sovrapporsi alla Storia, di snaturarla nella sua definitiva consacrazione. L’attacco durissimo e continuato dello Stato di Israele nei confronti del terrorismo di Hamas e, inevitabilmente, anche della popolazione civile, bloccata nella striscia di Gaza, si scatena – non dimentichiamolo – come reazione militare all’aggressione del 7 ottobre di miliziani di Hamas contro civili “ebrei”, inermi e distratti, cercati casa per casa, donna per donna, bambino per bambino: una feroce strage di persone, uccise, torturate, violentate con azioni crudeli e slogan infarciti di odio, che gli ebrei ben conoscono e ben ricordano. Capita che la contrarietà anche netta e per molti legittima alla durissima reazione politica dello Stato di Israele, porti a scivolare sul putrido terreno di un antisemitismo stratificato, mai sopito, che riemerge dalle peggiori coscienze di chi non riesce – o non vuole – distinguere con onestà intellettuale e senso della Storia. Mai come oggi è necessario attivare ogni strumento per raccontare, ricordare, nel modo più efficace possibile, quel complesso “unico” nella Storia di inimmaginabile orrore e crudeltà, vergognosi e biechi interessi, negazione dell’umanità, volontà di sterminio e di genocidio, annientamento della persona, che definiamo “Shoah”. Lo abbiamo ricordato con innumerevoli iniziative politiche e culturali, con articoli, programmi, trasmissioni che hanno riempito i palinsesti e i menabò delle nostre recenti giornate. Un tributo importante, ma talvolta più “dovuto” che “doveroso”, magari vissuto come una “pratica da sbrigare”, con il rischio di causare – seppur in buona fede – una “overdose di memoria” concentrata in poche ore. Ho seguito con attenzione e passione dibattiti e approfondimenti, film e documentari di grande valore, chiedendomi se non sia oggi necessario puntare più sulla “qualità” che sulla “quantità” della memoria, distribuendola nel tempo e nello spazio con intelligenza e accortezza. Limitare la riflessione del “Giorno della memoria” a “Una Giornata della memoria” comporta il rischio di “banalizzare” la riflessione sulla “banalità del male” secondo la straordinaria definizione di Hannah Arendt nel suo reportage sul processo ad Adolf Eichmann: il mostro in agguato continuo, pronto a frantumare le nostre coscienze si chiama indifferenza, individuale e collettiva.

enniochiodi@gmail.com

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