Ci sono anche i “senza scuola”
Terminano le lezioni, iniziano le vacanze, aprono i Grest e i Centri estivi, ma non tutti i bambini in estate (e nel resto dell’anno) sono fortunati come i nostri…
Di Pierangela Fiorani
Tra pochi giorni cominceranno le vacanze estive, le lunghe vacanze per i nostri bambini e i nostri ragazzi. Le scuole chiuderanno salvo che per coloro che dovranno sostenere gli esami di terza media o la maturità (a proposito, in bocca al lupo!). Pochi istituti si sono organizzati per restare aperti anche nei mesi estivi e i più torneranno ad accogliere gli studenti da settembre. Per le famiglie cominciano le grandi manovre per piazzare i figli, soprattutto i più piccoli, che non possono gestire autonomamente le loro giornate nei prossimi tre mesi. I genitori, quando riescono, diluiscono e diversificano le ferie anche se è giusto e opportuno avere dei periodi da trascorrere tutti insieme. I più fortunati hanno nonni vicini e disponibili. Preziosi aiuti vengono dai Grest parrocchiali. Per il resto mamme e papà rincorrono, anche svenandosi, campi estivi, corsi di sport, occasioni per offrire tempo libero organizzato e ben custodito alla prole. Sono più o meno queste le preoccupazioni di tanti di noi che hanno figli. Il nostro piccolo, importante mondo, quello insomma che gira negli immediati dintorni, non può farci dimenticare però altre situazioni, condizioni che da mesi, anni, a volte da sempre vivono tanti ragazzini nelle parti del pianeta stravolte dalle guerre. All’inizio dell’anno scolastico che sta per chiudersi (era il 1° settembre del 2023) in Ucraina quasi la metà dei bambini non ha potuto tornare in un’aula scolastica, banalmente perché gli istituti sono privi di rifugi antiaereo, e ha dovuto accontentarsi di lezioni a distanza (le abbiamo sperimentate anche qui con gli isolamenti Covid e abbiamo constatato che pur nella breve durata hanno fatto spesso danni difficili da sanare). Laggiù si deve aggiungere che anche la regolarità di lezioni a distanza è stata un problema. Mesi, anni ormai, senza poter incontrare compagni e insegnanti di persona. Non parliamo dei ragazzi che abitano nella striscia di Gaza. Lì scappare e procurarsi cibo sono ormai le uniche attività cui anche i più piccoli si dedicano. Il conto dei senza scuola diventa esorbitante se si vanno a guardare i numeri di quegli Stati dell’Africa dove la guerra dura da così tanti anni che i bambini che riescono a diventare grandi non hanno mai visto un banco, una lavagna, una matita, un quaderno. A voi, cari lettori del Popolo, sembrerà fuori tempo, fuori luogo parlarne ora che nella nostra, speriamo per sempre pacifica, Italia siamo solo in attesa di scrutini, pagelle e risultati finali. Io credo che non sia così. Vi do anzi qualche numero in più su cui riflettere insieme: 250 milioni di bambini e adolescenti nel mondo non vanno a scuola. Le ragioni sono diverse ma su tutte vincono l’insicurezza creata da conflitti e povertà. Se noi, garantendo estati costruttive, dandoci da fare per creare intorno ai nostri figli affetti e accudimento anche e ci mancherebbe altro – nei mesi di vacanza, ci impegniamo quotidianamente a costruire un presente e un futuro sereni ai nostri figli, non dimentichiamo il mondo che ci sta intorno. E che ci sta molto vicino. Che abbiamo anche in casa nel momento in cui minori che fuggono dalla guerra e dalla fame sperano di trovare qui, nei nostri paesi, nelle nostre città una vita serena che contempli pure l’andare a scuola. Proprio in questi giorni vengono pubblicati rapporti che ci parlano della paura dei nostri giovani e giovanissimi nei confronti del futuro. Come rassicurarli? Non certo consegnando loro falsi occhiali tinti di rosa, che possano impedire di vedere ciò che accade intorno. False visioni, false aspettative non li possono aiutare. Solo guardando in faccia la realtà globale, senza allarmismi ma insieme senza infingimenti, ci si fanno le ossa e ci si chiariscono soprattutto le idee su un mondo di pace e di opportunità da realizzare per tutti e per ciascuno. Il futuro è loro, a noi il compito di attrezzarli degli strumenti giusti per costruirlo.
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