Buone le polpette dell’Ikea

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Di Carlo Zeme

Da ragazzino ho sempre preso in giro mio padre per due ragioni: il fatto che sapesse a memoria tutti i prezzi dei benzinai e l’essere costantemente aggiornato sul meteo. Oggi io sono peggio di lui. Se partecipassi a un quiz sul prezzo medio del diesel in provincia di Alessandria vincerei subito e mi accorgo di controllare l’app del meteo almeno due volte al giorno: tra le località “preferite” che tengo in memoria ci sono alcune mete di vacanze passate, del resto è fondamentale sapere se ad Ajaccio c’è il sole oppure no. Lo scorso fine settimana è stato denso di nuvole e la domenica minacciava pure pioggia, così, complice una visita ad amici a Genova, abbiamo deciso di metterci alla prova: pranzo nel mobilificio svedese che fa le polpette più buone del mondo. Si sa che la Liguria è famosa per Portofino, le Cinque Terre e l’area commerciale di Genova Campi, incastonata tra il porto merci e il casello di Bolzaneto. Siamo entrati con la nostra piccola Margherita nel passeggino e lei ha subito sgranato gli occhi davanti alla vasca di palline di gomma nella quale ogni bambino ha paura di essere dimenticato per sempre. Abbiamo oltrepassato il labirinto di cucine, camere da letto e bagni e finalmente abbiamo raggiunto il ristorante scandinavo. Lì io e Melina abbiamo optato per il piano d’azione “diviso”: io e Margherita abbiamo cercato un tavolo, mentre la mamma si sarebbe occupata della fila per le polpette. Abbiamo atteso al nostro posto il vassoio con i viveri per alcuni lunghi minuti. All’arrivo di Melina però ecco il fattaccio: «Dove hai messo la borsa con il pranzo di Margherita?»– ha chiesto lei. Dopo qualche secondo di silenzio ho esclamato: «Eccolo!», indicando la nostra auto parcheggiata oltre il vetro del ristorante, due piani più giù. Va così che Margherita ha assaggiato quel che poteva del celeberrimo piatto svedese. Pare abbia gradito e forse la prossima volta si comprerà almeno un copriletto per la sua cameretta. Voi però nel frattempo non dite nulla alla pediatra: nel purè di patate c’era il sale.

carlo.zeme@gmail.com

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