Andrea Saidu adesso “Stacca”

Visualizzazioni: 1012

Il cantautore, che ha uno studio di registrazione, voce di RadioPNR, è uscito con un nuovo singolo disponibile su tutte le principali piattaforme musicali. Ha scritto testo, musica e arrangiamenti e annuncia una sorpresa per il 4 agosto

«Prova a rimanere senza fiato un momento»: è questo il “claim” con il quale Andrea Saidu torna sulle scene musicali. In prima linea: lui, abituato a lavorare dietro le quinte (nel suo studio di registrazione o a RadioPNR), questa volta ha preso la chitarra in spalla e il microfono in pugno. Ne è nato il singolo “Stacca”, disponibile su tutte le principali piattaforme musicali, da Spotify ad iTunes, passando per Youtube.

Saidu, che cosa significa per te “staccare”?

«Uscire da alcuni schemi negativi, purtroppo sono sempre più ovvi, noti, e anche accettati. Penso – non solo, ma soprattutto – a schemi lavorativi. A quei contesti in cui ti si chiede molto, ed è difficile trovare dei limiti condivisi. Tutti vogliono avere da te sempre di più; e te lo chiedono aggirando con milleuno parole gentili il loro reale obiettivo. “Staccare” vuol dire uscire, abbandonare questo tunnel. Non soltanto per chi subisce la richiesta, ma anche per chi la adotta. Perché continuare a chiedere sempre di più, senza rispettare i limiti dell’altro, mette anche il “furbo” che lo fa nella condizione di vivere male».

Una critica ai profittatori seriali. In ultima analisi, un “inno alla verità”?

«Effettivamente sì. Direi un “inno all’onestà”, anche intellettuale. Al saper gestire il proprio tempo e il tempo degli altri con il giusto rispetto».

Sono convinto che questo brano ti darà grandi soddisfazioni nelle esibizioni dal vivo, che spero possano tornare presto…

«Sto collaborando da qualche mese con un trio di musicisti molto giovani, che mi fanno sentire molto vecchio (ci ride su, ndr). Fra poche settimane compio 40 anni, loro viaggiano tutti fra i 22 e i 27. Molto bravi. Si tratta di Alessandro Chiddemi alla batteria, Davide Ravetta alla chitarra e Matteo Raccone al basso. Questo progetto – si chiama “BigCake”, cioè la traduzione in inglese di Tortona – parte da una formazione che loro già avevano e nella quale mi sono inserito. Il repertorio sarà composto in parte di cover, ma porteremo in giro anche i miei brani».

Qual è il percorso che ti ha portato a questo singolo?

«Da molti anni ho uno studio di produzione musicale, il Balance Recording Studio (www.balancerecordingstudio.com). È il laboratorio dal quale sono nate tutte le mie cose, in collaborazione con i tanti musicisti che nella mia attività ho l’occasione di conoscere. Questi brani sono la sintesi di un viaggio lungo un decennio».

Tiriamo una riga: qual è stato il punto di svolta?

«Sono uscito – ormai diversi anni fa – per l’etichetta tortonese Sonic Factory con il disco “Ci vuole solo tempo”. In seguito mi sono dedicato più che altro all’audio, allo studio di registrazione, alla produzione di musica di altri interpreti. Ma nel frattempo ho avviato un percorso di emancipazione artistica; la continua costruzione di un mio spazio personale, sia lavorativo sia – inevitabilmente – creativo. E ho accantonato una quantità indefinita di miei brani. Mi è venuta voglia di tirarne fuori il “meglio del meglio”. I pezzi che usciranno, da “Stacca” in poi, sono prodotti interamente da me: ho scritto testo, musica, arrangiamenti. Ogni tanto, dove non arrivo con le mie mani, mi faccio “dare una mano” da chi è più bravo in quel particolare aspetto».

Chi ti ha “dato una mano” per la registrazione di “Stacca”?

«Ci sono due collaborazioni: alla batteria Stefano Resca, e Michele Aloisi al basso. È stato un piacere e un onore avere avuto la collaborazione di questi due ragazzi».

Il prossimo passo?

«Posso dire che c’è già un nuovo singolo, che probabilmente uscirà il 4 agosto, in occasione del mio 40° compleanno. Altri brani verranno conclusi nei prossimi mesi».

Nella tua musica si sentono le corde del blues, le vibrazioni del soul, le influenze della black music. Quali sono i tuoi riferimenti?

«Tanta black music… Ray Charles, Stevie Wonder; ma anche il cantautorato italiano. Non sono tanto un deandreiano o un gucciniano, amo più Dalla e Fossati. Venendo più vicino a noi, penso ad artisti come Subsonica e Casino Royale. O a tutta la scuola romana: Silvestri, Fabi e Gazzè».

Oggi non è così semplice individuare il principale responsabile del successo di una canzone. La traccia che ascoltiamo somma i contributi di chi ha scritto la musica, il testo, gli arrangiamenti; di chi ha suonato, registrato, prodotto, e anche comunicato e distribuito il brano. Tu assommi tutte le funzioni. Da questa posizione, chi ritieni che rivesta il ruolo più importante per il successo di un pezzo?

«Credo che a comandare sia il risultato: l’importante è che sitrovi, alla fine, una coerenza. Che sia una persona, o che siano dieci a lavorare a un prodotto, a caratterizzare il professionismo, e quindi la buona riuscita di un brano, è proprio la capacità di mantenere una coerenza nel tutto. Detto ciò, penso che quando nasce un brano non ci dovrebbero essere regole: non è detto che il cantautore che “esce” solo con chitarra e voce sia meno artista. La canzone è chitarra e voce. Sempre. È fatta di cose semplici. Se quegli elementi semplici riescono a essere preservati durante il corso di elaborazioni anche complesse, allora il brano funziona. Se si snatura il seme, nascono i problemi».

Pier Luigi Feltri

Un disegno realizzato dall’illustratore Riccardo Guasco
Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *