Se la poesia è familiare

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Letterati per vocazione, Gianni e Maria Pia hanno dedicato la loro vita professionale allo studio e all’insegnamento della Letteratura nei suoi vari generi. Ma se proprio fossero costretti a confessare una predilezione, la scelta cadrebbe sulla poesia, alla quale molti sono invece refrattari forse perché la giudicano un insieme di parole leziose e complicate, se non oscure.

Sta di fatto che i libri di poesia sono gli ultimi nella graduatoria delle vendite. Per fortuna ogni tanto i centenari ravvivano l’interesse per il poeta di turno, come Dante in questo 2021; o magari qualche regista si occupa di vite straordinarie (come quella dissipata di D’Annunzio o quella tragicamente mesta di Leopardi), così da non farci dimenticare del tutto di aver avuto dei grandi poeti. Ma sono fiammate destinate a spegnersi in fretta e che difficilmente mettono davvero in contatto il lettore con la sostanza profonda del testo poetico.

Eppure, quando si riesce a farlo, quando si arriva a toccare il cuore della poesia, sempre si arriva a toccare qualcosa di noi stessi, qualcosa di intimo che altri linguaggi non riescono a svelarci.

Gianni e Maria Pia, che hanno avuto la fortuna di incontrare chi li ha resi familiari con quel mondo, da sempre l’hanno usata come specchio per guardarsi dentro, come luce per leggere la loro storia personale e la storia dell’uomo nel mondo; ma ne hanno anche fatto un linguaggio familiare condiviso con i figli: ai quali hanno insegnato fin da piccoli a giocare con le parole leggendo e componendo insieme filastrocche, che crescevano come piante di fagioli magici creando meravigliose storie.

Di recente hanno comprato per la nipotina Miriam un album con le fantastiche illustrazioni di Richard Scarry; corredate però da piatte didascalie in prosa e non più dalle divertenti filastrocche delle edizioni di una volta. Detto fatto, Maria Pia ha “tradotto” in versi le storie e le ha incorporate nel libro. Così la tradizione è salva.

Ma bisognerà anche confessare che i due sposi hanno la curiosa abitudine di chattare in versi. L’ora di un appuntamento o la comunicazione di un ritardo, la richiesta di accendere il forno o di avviare la lavatrice, espressi in rima e sempre nell’assoluto rispetto della forma metrica, potranno sembrare una follia a chi un domani leggerà ciò che rimane nella memoria dello smartphone; ma sicuramente sono un esercizio di fantasia divertente e stimolante per il cervello.

Per non parlare delle poesie composte per i compleanni, le ricorrenze, le feste solenni, che sempre raccontano qualche cosa di importante della loro vita familiare. Non sono la Divina Commedia, ma sono la commedia quotidiana di una vita che vale la pena di vivere.

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