Mia, figlia della speranza

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di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti

L’invasione da parte dell’esercito russo dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio, e preannunciata da nefasti venti di guerra, ha risvegliato in tutti noi timori e angosce che pensavamo di non dover mai più fronteggiare: chi ha ricordi d’infanzia della Seconda Guerra Mondiale ha riprovato il brivido di terrore al suono delle sirene che preludono i bombardamenti, chi è stato ragazzo negli anni ’60 ha ricordato il conflitto nel Vietnam, chi è stato giovane negli anni ’90 ha rivisto i bagliori di morte della Guerra del Golfo, i ragazzi della generazione Z hanno scoperto paure ancestrali a loro sconosciute. «La guerra in Ucraina mi angoscia moltissimo: a scuola non si parla d’altro, siamo preoccupati… e se Putin volesse invadere anche noi?». «Non mi sembra un’ipotesi plausibile! Certo che, se l’esercito russo attaccasse un Paese che fa parte della Nato, allora scoppierebbe il bubbone. Mi auguro che ci si fermi molto prima e che questa possa essere una guerra lampo». «Ma che lampo vuoi che sia! Putin vuole ricostituire la Grande Russia e non si fermerà! Non lo vedi? Ha uno sguardo glaciale, passerà sopra tutto e tutti». Le ore trascorrono in una consolidata normalità, che però si rivela solo apparente, poiché una parte dei nostri pensieri resta fissa alle immagini che abbiamo visto nei vari reportage dalle zone invase e soprattutto da Kiev, la capitale che oppone una strenua e drammatica resistenza. Ci hanno colpito in particolare le famiglie che fuggono a piedi, trascinando valigie nella quali avranno cercato di stipare quanto più possibile e ci appare incredibile che nel 2022 si debba ancora fuggire dalle proprie abitazioni e dalla propria città per timore dei bombardamenti e di una invasione su uno stato sovrano. «Tu dici sempre che bisogna studiare la storia per non ripetere gli errori del passato: mi sa che Putin in storia avrà avuto 4, se combina tutti questi guai!». «Purtroppo esistono anche i corsi e i ricorsi storici. Non conosco benissimo la situazione dell’Ucraina, un Paese giovane e con molti contrasti interni, quando studiavo storia io nemmeno esisteva!». Il terzo giorno dall’invasione giunge una notizia che ci commuove: «È nata una bimba nei sotterranei della metropolitana di Kiev, usati come rifugio antimissilistico! Non ti sembra un miracolo?». «Non riesco nemmeno ad immaginare cosa abbia provato quella mamma a partorire in condizioni così precarie, senza assistenza medica, senza farmaci, senza privacy: è davvero il portento della vita che si affaccia prepotente ed inarrestabile!». «Si chiama Mia! Chissà quante volte le racconteranno della notte in cui è nata, delle bombe e del terrore attorno a lei! Sarà la figlia della pace?». «Per ora è solo la figlia della speranza. La speranza che le modalità della sua nascita possano diventare presto solo un ricordo».

silviamalaspina@libero.it

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