L’attualità del Concilio di Nicea a 1700 anni di distanza
Al convegno promosso dall’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso hanno partecipato i rappresentanti delle Chiese Copta di Alessandria, Ortodossa Romena, Cattolica ed Evangelica
TORTONA – Nella serata di martedì 20 maggio nella Sala Convegni della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, promosso dall’Ufficio diocesano per l’Ecu- menismo e il Dialogo interreligioso, si è tenuto il convegno sul tema “Nicea (325 d.C.): il Concilio di tutti i cristiani”, proprio nel giorno esatto in cui fu inaugurato 1700 anni fa dall’imperatore Costantino nell’attuale cittadina turca di Iznik, allora sede del palazzo imperiale estivo, adagiata sulle rive dell’omonimo lago. Nel corso del 2025 Iznik sarà sede di un importante incontro ecumenico celebrativo del Concilio che dovrebbe vedere la partecipazione di papa Leone XIV, su invito del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, secondo quanto lui stesso ha assicurato comunicando che è vivo desiderio del nuovo papa “recarsi in Turchia per commemorare i 1700 anni della convocazione del primo Concilio ecumenico di Nicea”. Questo può aiutare a inquadrare l’importanza ecclesiale ed ecumenica dell’anniversario e a comprendere il successo dell’iniziativa diocesana, che ha visto la partecipazione di più di 200 persone, di diverse confessioni cristiane. La Diocesi, infatti, tramite l’Ufficio per l’Ecumenismo ha voluto sottolineare il fatto che Nicea unisce le diverse confessioni cristiane a difesa della centralità di Gesù Cristo, garantita solo dalla sua Divinità piena e incarnata come ha perfettamente sottolineato l’ultimo dei relatori, il pastore della Chiesa Evangelica Gabriele Gui- di; prima di lui don Maurizio Ceriani in rappresentanza della Chiesa Cattolica ha evidenziato la collaborazione della Sede Roma- na al Concilio presentando insieme la necessità di una presidenza e di una guida e le figure chiave di quell’assise ecclesiale: l’im- peratore Costantino, il vecchio papa Silvestro e il grande vescovo Osio di Cordoba, in Spagna. Il primo a relazionare è stato padre Davide Taima per la Chiesa Copta di Alessandria d’Egitto che ha messo in rilievo il ruolo della Chiesa di Alessandria al Concilio di Nicea in particolare attraverso la presentazione del protagonista della disputa Ario, prete alessandrino dichiarato in errore, e dei due Patriarchi di Alessandria in successione Alessandro e Atanasio, intrepidi difensori della divinità di Cristo. È stata poi la volta di padre Filip Sorin, per la Chiesa Ortodossa Romena il quale ha presentato il Concilio ecumenico di Nicea come normativo della fede ortodossa per la Formulazione del simbolo di fede, completato nel Concilio successivo di Constantinopoli nel 381 d.C. e come ispiratore della vita stessa della Chiesa con la fissazione, tra le altre cose, dei criteri per la datazione della Pasqua: la prima domenica dopo il plenilunio di primavera purché non coincida con la pasqua ebraica e questo potrebbe essere un criterio per mettere d’accordo tutta la cristianità sulla tanta desiderata celebrazione comune della Pasqua, una volta superate alcune resistenze di tipo astronomico e storico. Una serata interessante e un confronto arricchente, moderato sapientemente dal direttore emerito dell’Ufficio per l’ecumenismo, don Roberto Lovazzano, un vero evento di vita ecclesiale, svolto alla presenza del vescovo Mons. Guido Marini che, invitato dal nuovo direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo, don Gino Bava, in conclusione ha preso la parola per offrire tre spunti di riflessione: il primo è stato l’invito a ricordare che Nicea ci aiuta a stare da cristiani e da credenti dentro la storia con la certezza che tutto è guidato dalla provvidenza di Dio anche al di là della nostra consapevolezza attuale. Il secondo spunto ha riguardato il pericolo dell’arianesimo sempre presente nella storia della Chiesa e nell’approccio con cui il mon- do guarda alla figura di Cristo, un grande uomo, un sapientissimo maestro, un sublime esempio ma non Dio, il Dio incarnato. Infine, Mons. Marini ha ha voluto presentare la valenza ecumenica della riflessione su Nicea: nella misura in cui ci avviciniamo alla realtà di Gesù Cristo, Dio e Uomo, noi ci avviciniamo tra di noi. Il vescovo ha ricordato che questo aspetto è riassunto nel motto di Papa Leone XIV: “In illo uno unum” che significa che noi possiamo essere uno e, dunque, uniti se siamo nell’unico Cristo, nella verità del mistero cristiano creduto, celebrato e vissuto.
g.b.