“Inps per tutti”, anche per chi sta al margine della società

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Prosegue l’iniziativa che coinvolge Caritas Italiana, Anci e Comunità di Sant’Egidio per aiutare le persone in difficoltà a non essere escluse dal sistema di aiuti pubblici. E il servizio di mediazione è completamente gratuito sia per gli utenti sia per gli operatori

di Daniela Catalano

Alla fine del 2019 l’Inps, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, ha proposto a Caritas Italiana, Anci e Comunità di Sant’Egidio un progetto per favorire l’accesso alla prestazioni sociali per chi non si rivolge a Caf e patronati, ma agli enti assistenziali che conosce.

L’idea è nata dalla constatazione che alcune fasce della popolazione particolarmente ai margini spesso non sanno di avere diritto a una serie di aiuti pubblici erogati dallo Stato (reddito di cittadinanza, pensione di invalidità, assegno sociale, assegno per i nuclei con figli minori, ecc.) o non hanno gli strumenti per fare domanda né sanno a chi rivolgersi per farsi aiutare. Lo scopo è di favorire l’accesso alle prestazioni sociali erogate dall’Inps proprio a quella fascia di popolazione maggiormente in difficoltà dal punto di vista economico e relazionale. La funzione delle Caritas è quella di mediazione fra le persone che vengono abitualmente sostenute nei propri centri e servizi e gli uffici locali dell’Inps.

L’iniziativa rappresenta un inedito esperimento di collaborazione tra realtà organizzative molto diverse fra loro, ma accomunate dal voler dare risposte a persone che senza questo tipo di intervento resterebbero fuori dal sistema di aiuti pubblici. È come se soggetti prima del tutto scollegati, ma impegnati su attività confinanti, ora lavorassero insieme per ottenere i migliori risultati per le persone aiutate. Attualmente “Inps per tutti” comprende accordi che coinvolgono singole Caritas diocesane (a oggi se ne contano circa una dozzina, fra cui Milano, Frosinone, Asti, Ugento, Aversa, Avellino, Pozzuoli, Bologna, Cagliari) ma anche protocolli regionali sottoscritti dalla delegazione regionale, dall’Inps regionale e dai Comuni coinvolti, in particolare in Lombardia e in Veneto.

L’accordo nazionale ha durata annuale ed è stato rinnovato già due volte a partire dal 2019. L’ultimo rinnovo risale alla scorsa estate e stabilisce che si prosegua fino al giugno 2023.

Le Caritas, come anche i Comuni e le agenzie Inps provinciali, sono autonome e non dipendono dai livelli nazionali. A livello locale, dove si desideri realizzare il progetto, occorre che venga sottoscritto un protocollo ad hoc fra gli enti disponibili a collaborare con l’Inps.

«L’accordo quadro di collaborazione nazionale sul progetto Inps – come si legge sul sito della Caritas – non prevede nessuna remunerazione per nessuno dei sottoscrittori coinvolti. È un accordo di collaborazione a titolo gratuito tra l’Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), l’Associazione nazionale Comuni italiani, la Caritas italiana e la Comunità di Sant’Egidio. Inoltre, sono a carico di ciascuna delle parti gli oneri sostenuti per la sua attuazione».

Nei giorni scorsi è apparso, invece, sul mensile Left, un articolo su questi temi che titolava: “Quei milioni di euro alla lobby cattolica dell’assistenza”. Come spiega Nunzia De Capite, sociologa di Caritas italiana, non c’è assolutamente alcun tornaconto ma solo la volontà di «dare risposte a persone in difficoltà che senza questo tipo di intervento così orchestrato resterebbero fuori dal sistema di aiuti pubblici» visto che molte di loro non hanno competenze digitali per usare le piattaforme on line o non sanno districarsi nella complessità dei servizi. In pratica, quando le persone rivolgono richieste di aiuto a Caritas o Sant’Egidio, i volontari «contattano in prima battuta, – precisa De Capite – se la persona non ha già provveduto a farlo, i Caf e patronati a cui le persone si sono già rivolte, poi provano a chiamare il contact center dell’Inps e alla fine attivano il canale Inps per tutti a livello locale, attraverso le modalità previste (mail, telefonata, appuntamento di persona), in quanto spesso le situazioni incagliate possono essere analizzate nel dettaglio, e quindi risolte, dalle agenzie territoriali Inps di competenza. Il lavoro che fanno le Caritas consiste quindi nella mediazione con l’Inps locale, funzione che non si sovrappone bensì si aggiunge ed è successiva al lavoro tecnico che invece svolgono Caf e patronati».

Non si tratta di nulla di diverso da quello che le Caritas fanno abitualmente: facilitare per le persone in difficoltà la conoscenza e l’avvicinamento ai servizi pubblici, alle opportunità di aiuto messe a disposizione dallo Stato e dagli enti locali, intervenendo a integrazione di questi aiuti, dove necessario o a loro compensazione quando lo Stato non prevede sostegni per alcune fasce specifiche di popolazione (per esempio l’esclusione di molti stranieri dal reddito di cittadinanza per via del requisito dei dieci anni di residenza in Italia). Caritas italiana precisa, inoltre, che l’accordo “Inps per tutti” “non è un accordo esclusivo” e “chiunque fosse intenzionato a partecipare a livello nazionale può segnalarlo all’Inps nazionale, mentre a livello locale basta contattare l’Inps provinciale per verificare che il progetto sia attivo e chiedere di poter aderire”.

Nel 2022 sono state complessivamente circa mille le persone alle quali il progetto “Inps per tutti” ha fornito risposte o informazioni su una molteplicità di prestazioni e che sono state aiutate a uscire da situazioni molto aggrovigliate. «La distanza prima incolmabile tra cittadini e pubblica amministrazione in questi casi si è ridotta – aggiunge De Capite – e l’inclusione è diventata qualcosa che le persone hanno potuto toccare con mano, hanno vissuto sulla propria pelle, sentendosi accolte e riconosciute».

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