Il marito ha la paghetta

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LEI

Vorrei non essere ripetitiva ma, ahimè, lo sono. Ho già scritto di essere una donna strana che non ama lo shopping e che delega senza vergogna le faccende che nell’immaginario collettivo sono tipicamente femminili. Io e Andrea prima del matrimonio abitavamo da soli nelle nostre case acquistate in precedenza. Mio marito aveva una persona che lo aiutava nelle pulizie e quella santa donna di sua madre che contribuiva al resto. Poiché questo era ciò che accadeva, l’accordo – o imposizione – che feci (dettagli linguistici) dopo fu che mi sarei impegnata a salvare mia suocera ma il mio raro tempo libero non l’avrei usato a fare Cenerentola. Io spendo poco per me ma investo in chi mi può alleggerire dalla fatica. Negli ultimi anni nella mia vita lavorativa ci sono stati dei cambiamenti che hanno determinato una revisione del ménage domestico: ciò che prima toccava a me, adesso spetta a lui. Al mattino, per esempio, esco sempre prima io perciò il rifacimento del letto ora è diventato un problema suo, quotidiano. L’altra sera è stato dunque sottolineato che questo lavoro deve essere valorizzato. A parte un doveroso “grazie”, gli ho proposto per gioco una “paghetta” per lo sforzo profuso (circa 10 Euro). Pensavo fosse una sorta di scherzo ma quando ho allungato il compenso, il “ragazzo” non solo ha apprezzato, ma ha pure intascato senza remore. Cose da matti! Del resto ha un suo senso: lavoro e impegno vanno remunerati. Ora sto pensando a quanto chiedere io per spesa, cucina o altre amenità casalinghe.

arifer.77@libero.it

LUI

“Yea we’re living in a modern world”, cantavano gli Elo nei ruggenti anni ’80. Già c’erano luce, acqua, automobili ed elettrodomestici per tutti ma non avevamo ancora conosciuto la rivoluzione dei computer, l’era di internet, i social (vabbè, questi erano perdibili) e il delivery con un click. La storia non si ferma e all’orizzonte si profila un ulteriore sconvolgimento epocale, che a casa nostra è già realtà e me ne rendo conto ogni giorno vedendolo attraverso gli occhi di mia moglie che tra le mura di casa sperimenta la domotica più avanzata. Si alza il mattino e la sera, quando torna a casa, come per magia trova il letto rifatto. Desidera qualcosa nel frigo alle sue spalle e le si materializza davanti. Finisce di cenare ed ecco: il tavolo si è già sparecchiato e la mattina dopo la lavastoviglie si è scaricata da sola. Si mette davanti alla televisione ma non ha gli occhiali: è sufficiente pensarlo ed eccoli apparire sul suo naso. Qui siamo oltre all’intelligenza artificiale: se vuole un caffè non serve dirlo (e nemmeno pensarlo) e le arriva pochi istanti dopo, già macchiato col giusto volume di latte. Che belle le comodità del mondo moderno che semplificano la vita. Specialmente ad Arianna. Un po’ meno se a sgobbare è suo marito, che non è artificiale e probabilmente nemmeno molto intelligente. Anche se non stira e non fa quasi mai la spesa (perché Arianna non si fida), poco I-non A è il passo successivo del progresso dopo l’IA. E poi si lamenta che ho accettato la paghetta…

andrea.rovati.broni@gmail.com

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