«Gesù non è un superuomo ma il Figlio di Dio. Io sparisco perché rimanga Cristo»
I primi gesti di Leone XIV: la Messa nella Cappella Sistina con i cardinali che l’hanno eletto e la celebrazione sulla tomba di Pietro. Nelle omelie un discorso “programmatico”
Venerdì 9 maggio, nella Cappella Sistina, dove si era da poco concluso il Conclave, hanno trovato posto l’altare e le sedie per i porporati, per accogliere la prima celebrazione di Leone XIV, la Missa Pro Ecclesia a Romano Pontifice alla presenza del Collegio cardinalizio. L’incipit dell’omelia papale è stato fatto a braccio e in inglese. Rivolgendosi ai “fratelli cardinali”, che lo hanno chiamato «al ministero di Pietro, a portare la croce e ad essere benedetto con questa missione», il nuovo Papa ha detto: «So di poter contare su ognuno di voi per camminare con me mentre continuiamo come Chiesa, come comunità di amici di Gesù, come credenti ad annunciare la buona notizia, ad annunciare il Vangelo». Poi ha proseguito in italiano, mettendo al primo posto il primato dell’evangelizzazione: «Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione». Gesù va annunciato a tutti anche dove c’è «la mancanza di fede» che «porta spesso con sé drammi» come «la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite». Gesù, ha sottolineato con forza il Pontefice, non può essere ridotto solamente a «una specie di leader carismatico o di superuomo, vivendo così un ateismo di fatto». In questo mondo «siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere «“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”». Il successore di Pietro, richiamando la sua «missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, chiamata a presiedere nella carità la Chiesa universale» ha ricordato le parole di sant’Ignazio di Antiochia, martire a Roma: «Sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo», manifestando la volontà di «sparire perché rimanga Cristo», «di farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato», pronto a «spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo». Il Pontefice si è soffermato, poi, sulle «dimensioni inscindibili della salvezza», che sono «affidate alla Chiesa perché le annunci per il bene del genere umano»: sono «il dono di Dio e il cammino da percorrere per lasciarsene trasformare». E, infine, la consapevolezza del suo mandato: «Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa». Perché «il patrimonio che da duemila anni la Chiesa, attraverso la successione apostolica, custodisce, approfondisce e trasmette è la risposta data da Pietro a Gesù: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”». Al termine della celebrazione è stato intonato L’Oremus pro Pontifice e i cardinali hanno salutato l’uscita del Papa dalla Cappella Sistina con un lungo applauso. Domenica 11 maggio, prima dell’Angelus, la seconda Messa presieduta da Leone XIV nella cripta della Basilica di San Pietro, presso l’altare in prossimità della tomba di Pietro. Anche questa volta la prima parte dell’omelia è stata in inglese e il Pontefice, citando Gesù Buon Pastore, «al quale doniamo la nostra vita e dal quale dipendiamo», ha spiegato che Lui è il modello per ogni credente: «È Lui che ci dà la vita: la via e la verità e la vita». Ha esortato a essere «coraggiosi nella testimonianza che diamo, con la parola e soprattutto con la vita: dando la vita, servendo, qualche volta con grandi sacrifici per vivere proprio questa missione». Ha chiesto «la grazia di poter ascoltare la sua Parola per servire tutto il suo popolo». Al termine, Papa Leone XIV ha rivolto un pensiero speciale in occasione della festa della mamma, affermando: «Una delle più meravigliose espressioni dell’amore di Dio è l’amore che viene riversato dalle madri, specialmente verso i loro figli e nipoti».
Daniela Catalano