È passato di qua: Dante è stato a Torriglia

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La suggestiva ipotesi dell’appassionato di storia Mauro Casale, sarebbe supportata da alcuni ritrovamenti e citazioni

di Daniela Catalano

“Intra Siestri e Chiaveri s’adima/ una fiumana bella, e del suo nome/ lo titol del mio sangue fa sua cima” (Divina Commedia, Purgatorio, XIX, v. 100-102).

Nel Canto XIX del Purgatorio il sommo poeta arriva nel luogo dove espiano la loro pena le anime degli accidiosi e quelle degli avari e prodighi. In questa terzina chi parla è Ottobuono dei Fieschi, conti di Lavagna, Papa con il nome di Adriano V, e spiega a Dante che tra le due località – Siestri e Chiaveri – scorre una “fiumana” dal cui nome la sua famiglia prese il titolo comitale.

Oggi è certo che la “fiumana” è il torrente Lavagna che nell’ultimo tratto si chiama Entella e Chiaveri è l’attuale Chiavari. E Siestri dove si trova? In modo un po’ scontato si pensa all’attuale Sestri Levante… In realtà la risposta è molto più avvincente. Quel “Siestri”, infatti, nasconde una storia che Mauro Casale ha raccontato nel suo ultimo lavoro intitolato Dante a Torriglia, pubblicato con il sostegno della parrocchia e del parroco don Pietro Cazzulo.

Secondo Casale con il verso “lo titolo del mio sangue fa sua cima” il poeta fa riferimento al feudo di Nicolò dei Fieschi, Conte di Torriglia, “che andava da San Clemente di Dova, porta dell’Antola, a Montoggio dello Scrivia e comprendeva San Tomaso di Boasi, di Bisagno e Fontanabuona, San Colombano di Moranego di Bisagno, Santa Maria Maddalena di Barbagelata, di Val d’Aveto, Rusca di Val di Trebbia, ma soprattutto di Roccatagliata già del fratello Ottobuono, con la sua ormai famosa frazione di Siestri sede di esazione pedaggi e controllo di accessi dalla Fontanabuona. Se ne deduce che Siestri era possedimento dei Fieschi di Torriglia che ne controllavano il traffico con propri esattori”.

Siestri era un antico borgo, di cui oggi restano solo i ruderi, visibili nel Comune di Neirone in Val Fontanabuona, nei pressi del quale aveva origine la famosa “fiumana bella”, come ha documentato anche Paola Manni, vicepresidente dell’Accademia della Crusca, docente di Filologia italiana all’Università di Firenze.

“Le citazioni che Dante riporta nel Canto XIX del Purgatorio – scrive Casale – indicano che il poeta doveva aver visto di persona il villaggio di Siestri, a quel tempo terminale della mulattiera di accesso alla valle di Torriglia, ben visibile dalla cosiddetta piega di Lavagnola, bivio di incontro fra le strade per Recco e Borgo Val di Taro. L’ipotesi che Dante avesse raggiunto la Lunigiana attraverso il Po, ben navigabile a quel tempo, si sta affermando fra gli studiosi, il che potrebbe avvalorare altri percorsi, quali il Chaminus Januae da Piacenza o il Chamino de Lombardia dal porto fluviale di Arena Po”.

Un altro elemento importante evidenziato da Casale è il ritrovamento di monete fiorentine nella fortezza di Donetta, lungo l’antico percorso mercantile che dal levante ligure conduce in Oltrepò pavese e il legame della famiglia dei Cerchi, mercanti di Firenze esuli con Dante, con i Vento da Torriglia e i Guano da Sesta Godano per affari.

Dante Alighieri arrivò probabilmente in Lunigiana nell’aprile 1306, invitato come procuratore da Franceschino Malaspina, marchese di Mulazzo, per mettere fine ai contrasti secolari tra i Malaspina e il vescovo di Luni. E negoziò come procuratore la pace di Castelnuovo del 6 ottobre del 1306 tra i Malaspina dello Spino secco e il Vescovo Conte di Luni Antonio de Camilla.

“I protagonisti – scrive Casale – furono: Franceschino Malaspina, Moruello Malaspina da Giovagallo, Opizzone Malaspina e Antonio figlio di Nuvolone de Camilla e di Caracosa Fieschi, sorella di Nicolò Fieschi di Torriglia. Le famiglie Fieschi e De Camilla erano entrambe di parte guelfa e strettamente legate da rapporti famigliari ed economici. Due furono i pacieri protagonisti, fra’ Guglielmo Malaspina e fra’ Guglielmo da Godano, entrambi minori francescani. I Da Godano erano fideles dei Fieschi il che fa pensare che quella fu una pace fra Fieschi e Malaspina”.

Moruello conobbe Dante tramite l’amico Cino da Pistoia, poeta e giurista, come lui parte guelfa nera. Costui era il marito di Alagia Fieschi, figlia di Nicolò della casata dei Fieschi di Torriglia e fratello di Papa Adriano V.

Nicolò, nipote di Papa Innocenzo IV, era un facoltoso banchiere, inserito nel mondo finanziario di quel tempo e l’ipotesi che avesse incontrato Dante nel Castello di Torriglia, come afferma Casale, “è supportata dalla concreta possibilità che il poeta, nell’adempimento dell’incarico di paciere, ritenne necessario incontrarlo sia per le connessioni parentali fra i protagonisti sia per la costituzione di un deposito a garanzia per conto del vescovo, figlio della sorella”.

Sempre nel Canto XIX, inoltre, Dante mette in bocca ad Adriano V la seguente terzina: «Nepote ho io di là c’ha nome Alagia, / buona da sé, pur che la nostra casa / non faccia lei per essempio malvagia; / e questa sola di là m’è rimasa». La donna che Dante aveva conosciuto personalmente nel 1307, in occasione del suo soggiorno in Lunigiana, nel castello di Giovagallo. Questi versi, probabilmente, sono un omaggio a Moruello Malaspina, che il poeta frequentò tra il 1303 e il 1307. Pare proprio che grazie a una lettera di presentazione di Alagia, si fermò nel “buen retiro” dei Fieschi, a San Salvatore di Cogorno e attraversò il ponte della Maddalena tra Chiavari e Lavagna, sopra alla “fiumana bella”.

Dante a Torriglia “esaminando i nuovi elementi emersi, – precisa l’autore – intende far luce su quel periodo dorato in cui il nostro territorio era vissuto da personaggi di altissimo livello quali i Fieschi del ramo di Torriglia”. Il testo è arricchito da un’appendice fotografica che consente al lettore di scoprire documenti, luoghi e reperti davvero inediti.

Mauro Casale, Maurin per gli amici, da tanto tempo racconta con passione e attenzione la storia di della sua amata e nativa Torriglia e di quel lembo di Diocesi che va sotto il nome di Genovesato. E ancora una volta, con questo scritto, è riuscito a trasformare la storia in un’avventura culturale avvincente e affascinante.

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