Beata Maria Raffaella Cimatti

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Questa settimana conosciamo la Beata Maria Raffaella Cimatti, delle Suore Ospedaliere della Misericordia per gli Infermi, che la Chiesa commemora il 23 giugno.

Nacque il 6 giugno 1861 a Celle di Faenza, in provincia di Ravenna e fu battezzata con il nome di Santina. I genitori, di umile estrazione ebbero oltre a lei, altri cinque figli, tre dei quali morirono piccoli, mentre gli altri due abbracciarono la vita religiosa: Luigi fu coadiutore salesiano svolgendo in Perù e Vincenzo fu il fondatore delle opere salesiane in Giappone. Fin da piccola, si sentì attratta dalla vita religiosa, ma dopo la morte del papà dovette curare la mamma.

Grazie al suo parroco che ospitò la donna nella canonica, Santina il 4 novembre 1889 entrò tra le Suore Ospedaliere della Misericordia che avevano la Casa Madre nell’Ospedale “San Giovanni” a Roma e si prodigò al servizio dei malati.

Nella vita in corsia, a contatto con persone di ogni età, sperimentò ampiamente la generosità, l’amore e la dedizione di cui era capace.

Ammessa alla vestizione l’8 dicembre del 1890, prese il nome di suor Maria Raffaella. Nel 1905 emise la professione perpetua; nel 1921 era Superiora della casa di Frosinone e nel 1928 Superiora della Casa di Alatri. Era “madre, sorella, amica, consigliera, sempre pronta e disponibile: modello esemplare di ogni virtù”. Amabile, allegra e cordiale, dimostrava che l’ospedale non era solo il luogo dove si soffriva e si moriva, ma anche un ambiente dove sperimentare l’accoglienza e la bontà; “un campo di battaglia, in cui si deve saper lottare con grande amore”.

Nel 1944, mentre gli alleati spingevano i tedeschi in ritirata, suor Raffaella, nonostante i suoi 80 anni d’età e la salute malferma, si prodigava per curare i numerosi feriti che la chiamavano l’“angelo dei malati”. Riuscì anche a evitare il bombardamento su Alatri.

Morì il 23 giugno 1945. Fu beatificata il 12 maggio 1996.

Daniela Catalano

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