San Giorgio martire

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Il 23 aprile la Chiesa fa memoria di San Giorgio, uno tra i santi più amati e conosciuti, vissuto nel II secolo dopo Cristo. Di questo santo, che molte nazioni hanno elevato a patrono, ci sono poche notizie storiche risalenti agli scrittori latini Teodosio Perigeta, Antonino da Piacenza e Adamnano, che parlarono dell’esistenza a Lydda, in Palestina, del suo sepolcro. Altre notizie si ricavano dalla “Passio Georgii”, biografia scritta agli inizi del V secolo e considerata apocrifa e da alcune integrazioni leggendarie, codificate nel XIII secolo nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze. Numerose chiese sono dedicate a San Giorgio, in Medio Oriente, in Africa e in Europa. È anche il patrono di Alessandria, in Piemonte. Nella chiesa del Velabro è custodito il cranio di San Giorgio, trovato da papa Zaccaria, in Laterano.

In Russia, il culto di san Giorgio si sviluppò in particolar modo a Kiev, nella prima metà dell’XI secolo.

È considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli scout, degli schermitori, della cavalleria, degli arcieri e dei sellai. È invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti

velenosi, le malattie della testa, e particolarmente nei paesi alle pendici del Vesuvio, contro le eruzioni del vulcano.

Il suo nome deriva dal greco “ghergós” cioè agricoltore. Giorgio nacque intorno al 280 in Palestina o secondo altre fonti presso la foce del Danubio, vicino al Mar Nero, e fu educato cristianamente fino alla sua partenza per il servizio militare, dove divenne ufficiale delle milizie romane e poi cristiano. Quando Diocleziano, con l’editto del303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero, il tribuno Giorgio distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato ad abiurare e al suo rifiuto fu sottoposto a supplizi e poi buttato in carcere. Il suo culto iniziò quasi subito, come dimostrano i resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte sulla sua tomba nel luogo del martirio.

Appare invece molto tardi, con Jacopo da Varagine e la sua “Leggenda Aurea”, l’immagine di Giorgio come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi

e la fantasia popolare.

Secondo la leggenda nella città di Silene in Libia, in un grande stagno si nascondeva un drago, che uccideva con il fiato molte persone.

Gli abitanti gli offrivano due pecore al giorno per tenerlo a bada e quando queste cominciarono a scarseggiare gli offrirono un giovane tirato a sorte. Un giorno toccò alla figlia del re. Mentre lei si dirigeva verso lo stagno passò il cavaliere Giorgio, che quando il drago uscì dalle acque, lo affrontò e lo trafisse con la sua lancia. Il santo divenne il simbolo di Gesù, che sconfigge il male.

Daniela Catalano

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