Una notizia davvero inaspettata
Ridere fa bene. Cinzia Montagna continua a raccontare la saga di Trentacapre, il paese immaginario, simbolo della provincia italiana: il suo secondo romanzo umoristico ambientato lì sarà presentato domenica 9 novembre a Casteggio
DI GIORGINA SNAS*
Come cambierebbe la vita di un piccolo paese di campagna se il suo anziano parroco fosse eletto Papa? La trama del libro Bentornati a Trentacapre – Morto un Papa se ne fa un altro, scritto da Cinzia Montagna e pubblicato da Navarra Editore di Palermo, si sviluppa sulla sorprendente nomina pontificia. Sorprendente innanzitutto per il parroco novantatreenne, don Lazzaro, non meno che per il vescovo, il sindaco e tutta la popolazione di Trentacapre, paese immaginario dove già la scrittrice ha ambientato Benvenuti a Trentacapre – Il paese dell’Amilcare e della Pinuccia nel 2023.
Il libro, di genere umoristico, sarà presentato domenica 9 novembre alle ore 17 nella sala sotterranea della Certosa Cantù di Casteggio. Nell’occasione l’autrice dialogherà con Valentina Dezza, direttrice del Mac, Museo Archeologico di Casteggio, e della Biblioteca Comunale. A seguire, il calendario di presentazioni 2025 prevede il 22 novembre alle ore 16 nell’Auditorium delle Scuole Medie a Santa Giuletta in occasione dei festeggiamenti patronali di San Colombano, il 23 novembre a Grana Monferrato (AT) alle ore 16 nella cantina “F.lli Garrone”, il 29 novembre alle ore 15.30 presso la Tenuta Borgolano di Donatella Quaroni a Montescano, il 7 dicembre alle 15.30 a Mezzanino presso il Museo del Po – Biblioteca, il 13 dicembre alle 16.30 a Motta Visconti (MI) in Biblioteca, il 14 dicembre alle 16 a Pietra de’ Giorgi e il 20 dicembre alle 16.30 a Tagliolo Monferrato (AL).

«Il libro è ambientato in un paese che rappresenta la maggior parte della provincia italiana. – commenta Cinzia Montagna – I Comuni con meno di 5.000 abitanti corrispondono infatti al 69% dei paesi e un alto numero di questi conta meno di 1.000 abitanti. In comunità così piccole, spesso sparpagliate in frazioni, tutti si conoscono da generazioni. Le figure di riferimento restano parroco e sindaco, pochi sono i negozi, spesso difficoltosi i servizi e i collegamenti, i residenti sono soprattutto anziani. A Trentacapre, per esempio, oltre a Municipio, scuola dell’Infanzia e Primaria, chiesa e oratorio, il negozio è uno solo, quello della parrucchiera Luisella, “Il bigodino ascetico”; non ci sono bar ma il Circolo Ricreativo “La seconda giovinezza” ed è stata costruita la casa di riposo “Conte di Nippini – In memoria di Afrodite”. Sommando gli ospiti della Casa di Riposo ai residenti si arriva a una popolazione di poco più di trecento persone. Fra questi, l’Amilcare e la moglie, la Pinuccia».
L’Amilcare – rigorosamente con l’articolo prima del nome come consueto nelle parlate soprattutto lombarde – è il personaggio già protagonista del racconto “Quando l’Amilcare risorse” premiato nel 2019 nel Premio Racconti nella Rete del Festival Letterario LuccAutori e vincitore del Premio Buduàr per il racconto umoristico, diventando poi personaggio principale nel primo libro ambientato a Trentacapre, nel 2023.
Sebbene a Trentacapre “non succeda mai niente”, come tutti dicono, in realtà il sindaco si trova ad affrontare spesso “grane rognose”, cioè problemi di difficile soluzione: dalla gestione della morte apparente dell’Amilcare, morte che lo ha privato di ogni identità burocratica, alle misure fuori norma del gonfalone e, ultima in ordine di tempo, la sorpresa della nomina di don Lazzaro a Papa, con l’improvvisa presenza di giornalisti e reti radiofoniche e televisive di tutto il mondo in paese. E, sorpresa nella sorpresa, la decisione di don Lazzaro di non andarsene da Trentacapre per affetto verso la sua comunità e per non lasciare sola la Tabita, sua perpetua e informalmente figlia adottiva. «Per quanto possa sembrare anomala, l’elezione a Papa di qualcuno che non sia cardinale è possibile – chiarisce l’autrice – sebbene risulti un’ipotesi piuttosto remota». Riusciranno il sindaco di Trentacapre e il vescovo a convincere don Lazzaro al trasferimento in Vaticano? E come affronterà il paese questa clamorosa novità?
Mentre la risposta è affidata alla lettura del libro, Cinzia Montagna ha creato intanto in Facebook il gruppo “Trentacapre”, paese virtuale già popolato in pochi giorni da centinaia di persone, dove la Marisa, impiegata dell’Anagrafe, pubblica sotto falso nome le comunicazioni del sindaco. A conferma della linea sottile che separa realtà da fantasia, vero da immaginario.
*giornalista di Tele Locale International, non residente a Trentacapre

Qui, in fondo, c’è tutto. E a noi “ci” piace!
DI MATTEO COLOMBO
A Trentacapre abitiamo un po’ tutti. Anche “quelli che io ho fatto carriera e me ne sono andato”, “quelli che io adesso sono un manager”, “quelli che mi hanno nominato direttore”, “quelli che si sta meglio all’estero dove fuggono i cervelli”, “quelli che sono oramai un grande scrittore”, ebbene, anche quelli sono sempre a Trentacapre. Anzi, per loro le capre sono anche venti, anche soltanto dieci… Ma che cosa c’è di male? Basta ammettere che noi si viene da lì, dal “mondo piccolo”: per Giovannino Guareschi iniziava a Piacenza, per Cinzia Montagna (forse) a Santa Giuletta e per me tra i campi a perdita d’occhio attorno al Po di Cervesina. Da Cervesina i suoi confini corrono lungo la via Emilia e passano davanti alla casa della scrittrice e arrivano a Broni. Il cerchio si chiude. Che poi, “scrittrice”? Ma davvero? Sì, davvero, perché la Cinzia (rigorosamente con l’articolo davanti al nome, come per il “suo” Amilcare) è una scrittrice vera; che sa cioè raccontare storie e vicende e dare anima ai personaggi; che saprebbe pubblicare ben altri romanzi… Eppure ciò che mi piace di lei è che – in fondo – non ne ha voglia. O meglio: preferisce Trentacapre. In cui c’è già l’universo. In cui si muove già l’intero genere umano. Con l’ironia (è il suo marchio di fabbrica) mette alla berlina vizi e virtù di noi gente di fiume. Noi che siamo come siamo. Che amiamo questa terra e ne andiamo fieri. Che sappiamo – infine – che tutto il mondo è paese. Oh benedetta provincia! Grazie per avermi fatto nascere nella tua culla! – sembra dire la Cinzia. Grazie per avermi fatto incontrare tante persone che nella realtà superano di parecchio la mia fantasia! Grazie per essere stata scuola di vita! Un sindaco che interpreta il ruolo di sindaco; un assessore alla Cultura che ripete «a me mi…» o «vadi» o inizia le frasi con «vorrei chiarire che…»; un parroco che fa confusione tra “introibo” e “prefazio”. Be’, può capitare, per qualche strano incidente, che il parroco venga eletto Papa… ma questo ve lo racconta la Cinzia nel libro, se lo comprerete e lo leggerete. Io, invece, voglio concludere aggiungendo che sono proprio felice di considerarmi un cittadino, anzi, un compaesano di Trentacapre. Che fino a qualche decennio fa – quando non si metteva in discussione ogni cosa e non si litigava per niente – la forza dell’Italia era la sua provincia, e i suoi artigiani, i suoi piatti tipici. Che in paese ho imparato un sacco di cose. Che sono grato ai vecchi che me le hanno insegnate. Che ho girato un po’ il mondo, ma solo qua, nella mia chiesa, nella mia piazza, mi sento a casa. Che mi piace andare via per fare ritorno. E che dobbiamo andare orgogliosi delle nostre radici, del nostro dialetto, dei nostri proverbi; dobbiamo tornare a parlarci seduti davanti all’uscio di casa; dobbiamo onorare i nostri morti nel piccolo cimitero; dobbiamo aiutarci tra vicini, come ai tempi in cui si teneva la porta aperta, pratica oggi non troppo consigliabile, però… Trenta capre o quattro gatti sono la stessa cosa: ma quei gatti siamo noi. Guai a chi ci vuole cancellare perché siamo pochi: chiamo subito Peppone e don Camillo a difenderci! Allora ne vedrete delle belle.

