Una comunità e la sua storia dipinte negli ex voto

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Protagoniste del calendario 2024 del Comune di Castelnuovo Scrivia, le tavolette votive sono state oggetto di studio di Antonello Brunetti; le fotografie sono di Bruno De Faveri

DI ALESSANDRA DELLACÀ

Un affascinante viaggio di 12 mesi attraverso uno straordinario patrimonio di cultura popolare: è quello degli ex voto che le famiglie di Castelnuovo Scrivia potranno sfogliare, mese dopo mese, grazie al calendario realizzato dal Comune e ricevuto nella propria abitazione durante le festività natalizie dai volontari della Protezione Civile e di Cantiere Cultura.

Le tavolette votive, dipinte dal XV secolo ai giorni nostri, sono storie “non scritte” di speranza e di riconoscenza, che diventano oggetto di venerazione in rapporto a una precisa domanda di grazia, di protezione, di assistenza. Sono state tema di ricerca dello storico locale Antonello Brunetti, che le ha selezionate dal deposito di palazzo Centurione e nella sacrestia delle chiese della Madonna Grazie, San Damiano, Santa Croce, San Rocco e San Carlo. Mentre gli scatti fotografici della 16^ edizione del calendario dell’Amministrazione comunale sono del castelnovese Bruno De Faveri.

«Importante strumento di comunicazione visiva molto semplice e realistica, che narrava le vicende di una persona, di una famiglia, della comunità, – spiega Brunetti – gli ex voto sono finestre aperte sul passato e sulla quotidianità del popolo escluso dalla ritrattistica ufficiale e fanno partecipi chi li osserva della speranza nella risoluzione di un evento negativo, dell’affidarsi alla divinità, raffigurata spesso in una nuvola epifanica (manifestazione della divinità in forma visibile) sulla parte alta a sinistra, alla riconoscenza ad essa per l’ottenimento della grazia richiesta».

La tavoletta dell’ex voto, sia essa di cartone, di compensato o su tela, va vista come importante strumento di comunicazione: raccontava le vicende di una persona, di una famiglia, della gente. Insomma, una forma di comunicazione alternativa che, attraverso un’espressività molto semplice e realistica, riesce a trasmettere sinteticamente storie drammatiche, a volte molto complesse.

L’ex voto è il risultato finale di un processo che coinvolge un fedele, un santo o la Madonna, un avvenimento drammatico a lieto fine, una promessa e il suo scioglimento, che consiste nella committenza a un pittore con l’incarico di interpretare figurativamente la vicenda. In questo processo assume rilievo il ruolo del pittore, spesso un artigiano o un contadino che esternava in tal modo la propria passione per l’arte.

L’ex voto è essenzialmente un’immagine che parla: «L’essenzialità di molte di queste scene e la loro forte derivazione dall’ordinario quotidiano ne suggeriscono la somiglianza con molti documenti visivi. – prosegue il sindaco di Castelnuovo Gianni Tagliani – Se oggi l’analogia più evidente è con l’immediatezza delle immagini su Instagram, in passato le scene dei dipinti votivi sono state paragonate alle cartoline illustrate, ad esempio, o alle figure delle carte da gioco o ancora alle illustrazioni settimanali dell’inizio del secolo scorso, agli articoli di un giornale locale riguardanti fatti di cronaca nera, alle scene teatrali, alle incisioni che ornano i libri antichi, alle scene di un fumetto, alle immagini pubblicitarie».

«Per molto tempo – aggiunge Tagliani – le immagini votive sono state considerate un esempio di pittura naif, arte ingenua fatta da persone semplici. Io credo nella pari dignità dell’ex voto con le altre opere d’arte proponendo per la ricchezza storica, culturale e soprattutto sociale di considerare la tavola illustrata come una categoria della pittura, alla stregua della scena di genere, del ritratto e del paesaggio ».

L’ex voto diventa dunque una testimonianza reale e insostituibile della condizione contadina. Scandisce pure i momenti fondamentali della vita nei secoli passati: la guerra, l’emigrazione, gli infortuni sul lavoro, le calamità atmosferiche, le malattie, il parto rischioso, l’incidente dovuto al crollo di un balcone di legno marcio, la caduta dal fienile, da una scala a pioli, da un albero o in un profondo pozzo, sotto le ruote di un carro o gli zoccoli di un cavallo imbizzarrito. Ne emerge uno spaccato della vita delle classi subalterne.

«La donna appare la principale committente e lo dimostrano i molti ex voto costituiti da finissimi ricami. – sottolinea Antonello Brunetti – Molto spesso richiede una grazia per altre persone: per il ritorno dalla guerra del marito, per la guarigione dalle malattie dei familiari».

In questa 16^ edizione del calendario curato dall’Amministrazione comunale castelnovese c’è una selezione di ex voto che si è voluto fissare su carta e nella memoria, dando spazio a ogni lettore affinché ricostruisca la storia che li lega alla raffigurazione iconica e per questo motivo non è presente la didascalia. Insieme alle cappelle campestri e alle edicole votive, gli ex voto fanno parte delle testimonianze del mondo contadino. Nella vita di un tempo le immagini sacre occupavano un posto assai rilevante, erano oggetto di venerazione in rapporto a una precisa domanda di grazie, di protezione.

«I dipinti votivi che si diffusero fra il Quattrocento e la metà del Novecento – conclude Brunetti – costituiscono una fonte straordinaria del quotidiano. In tutte le chiese castelnovesi, escluse la parrocchiale e Sant’Ignazio, erano visibili i classici quadretti degli ex voto, i cuoricini d’argento o i ricami per qualche grazia ricevuta. Molti si sono deteriorati o sono stati rubati, una piccola parte è finita al Museo Civico, come le tavolette seicentesche di San Damiano. Il Santuario della Madonna delle Grazie era addirittura ricoperto, fino agli anni Settanta, in tutto il suo perimetro interno, di almeno 400 ex voto, dei quali solo una quarantina si è salvata».

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