Un episcopato da rileggere e mettere in luce

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L’anniversario. 90 anni fa moriva Mons. Simon Pietro Grassi, vescovo della Diocesi di Tortona dal 1914 al 1934. Continuatore dell’azione di Mons. Igino Bandi, fu attento ai bisogni dei poveri, di solida dottrina e profonda cultura

DI DON MAURIZIO CERIANI

Novant’anni fa, alle 21 del 31 ottobre 1934, si spegneva a 78 anni Mons. Simon Pietro Grassi, vescovo di Tortona dal 1914. Il suo episcopato resta tuttora in ombra sia nella memoria diocesana sia nella storiografia locale, giacché si pone in una simbiosi perfetta con l’opera del predecessore Mons. Igino Bandi. Anzi, viene da dire che, se l’episcopato Bandi fu quel luminoso momento di fervore religioso e sociale che ben conosciamo, in parte si deve anche al suo successore che non mortificò la sua azione, ma vi si pose in convinta e sincera continuità, riconoscendone il valore e la profezia. Bandi fu il vescovo di don Orione, ma altrettanto lo fu Grassi in un momento ancora più cruciale: quello della diffusione della Piccola Opera della Divina Provvidenza in Italia e nel mondo, quando la famiglia religiosa era ancora sotto la piena autorità del vescovo di Tortona. Amava appellare don Orione “il nostro piccolo don Bosco”. Mons. Grassi fu anche il vescovo di don Emilio Scaglia e Madre Stella Civeriati, di mons. Amilcare Boccio e Madre Guglielmina Remotti, attento accompagnatore di carismi e sereno operatore di discernimento.

Generoso e forte come la terra bergamasca

Simon Pietro Grassi nacque suddito austroungarico l’8 maggio 1856 a Schilpario, nell’alta valle di Scalve nelle Alpi Orobiche in diocesi di Bergamo. Il padre Francesco era maestro e la madre Giacomina Pizio casalinga. Ultimo di quattro fratelli, tre maschi e una femmina, rimase orfano del papà nel 1857, un anno dopo la nascita e fu affidato alle cure e all’educazione scolastica e religiosa dello zio materno don Davide Pizio curato nella parrocchia di Verdello. Il borgo di Verdello, nell’alta pianura bergamasca, a 10 chilometri a Sud-Ovest del capoluogo, fu un’autentica Betania e Cafarnao per Mons. Grassi. Oltre ad averlo accolto fanciullo, lo ospitò spesso durante il periodo del seminario a motivo della salute cagionevole. Vi celebrò la prima Messa nel 1878 e dal 1895 ne fu prevosto per vent’anni fino all’ordinazione episcopale, profondendovi un intenso impegno sociale; nella parrocchiale di Verdello fu consacrato vescovo il 25 aprile 1915 dal Beato cardinal Andrea Carlo Ferrari. Nel cimitero di Verdello volle infine essere sepolto. Svolse i primi anni del suo ministero come coadiutore a Levate e a Cologno al Serio e fu economo spirituale di Brembate Sotto.

Uomo di cultura e ricercato predicatore

Mons. Simon Pietro Grassi fu sacerdote di solida dottrina, a cui univa una profonda cultura umanistica e una rara piacevole eloquenza; per questi motivi divenne ricercato predicatore in molte chiese dell’Italia Settentrionale. Appassionato di patristica, ricevette la laurea honoris causa dalla facoltà teologica di Genova. Inoltre fu tra i primi animatori del movimento sociale dei cattolici nella Bergamasca e favorì la formazione di mutue e di cooperative, al fine di dare sostegno all’imprenditoria agraria e artigianale e di arginare l’avanzata del socialismo tra le masse rurali. L’attenzione ai problemi sociali lo portò a frequentare alcuni esponenti di spicco della Chiesa italiana sensibili alla tematica, tra cui Mons. Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona, e San Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, che più volte lo invitarono a predicare nelle loro cattedrali. Convinto della necessità del superamento del non expedit, sostenne la candidatura dell’avvocato Agostino Cameroni, primo deputato cattolico al Parlamento italiano. Grassi fu un patriota innamorato dell’Italia. Soffrì il dissidio tra Stato e Chiesa e si adoperò per superarlo. Il suo amor patrio è rimasto in molti scritti e traspare da molti avvenimenti, come ad esempio il discorso tenuto dal balcone dell’episcopio nel 1918 in cui auspicava una risoluzione rapida e giusta dei dissidi tra Stato e Chiesa. Nel concordato del 1929 vide un avvenimento voluto da Dio stesso da celebrarsi con grande solennità. Il suo amor patrio venne riconosciuto anche con la nomina a Grande Ufficiale della Corona d’Italia e Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

L’episcopato

Nel 1911 ricevette da Papa Pio X la nomina a vescovo di Melfi e Rapolla ma rifiutò l’incarico e il Pontefice accettò quelle che erano le motivazioni portate da don Grassi per il rifiuto: debiti della chiesa parrocchiale e la malattia di don Davide Pizio, suo zio materno, che necessitava di cure. In quell’occasione ricevette il titolo di monsignore. Il 22 dicembre 1914 non poté più sottrarsi al ministero episcopale rinnovatogli da Papa Benedetto XV, che gli affidò la Diocesi di Tortona, a cui era associato il titolo di principe di Cambiò. Fece il suo ingresso in Diocesi la sera del 26 giugno 1915 in forma privata, scegliendo di rinunciare a ogni celebrazione per via della guerra che era da poco iniziata. Ponendosi sulla scia di Mons. Bandi, Simon Pietro Grassi continuò il forte impegno nella formazione del clero, che entrambi richiedevano salda e adeguata ai tempi. Sarà questo clero ben formato a permettere alla Diocesi di attraversare il periodo del fascismo, il dramma del secondo conflitto mondiale, le tragiche vicende della resistenza, per poi rifiorire nella ricostruzione del dopoguerra. Altro tratto che lo legò al suo predecessore fu l’attenzione all’azione sociale e alla formazione del laicato, appoggiandosi in questo all’Azione Cattolica, che all’epoca era un’autentica forza capace di incidere profondamente nella cultura e nella società del tempo. Tutto questo fu unito a una squisita carità verso i poveri, che lo aveva già caratterizzato negli anni della parrocchia e che da vescovo si amplificò e si ramificò. Nel periodo bellico visitò ripetutamente i feriti degli ospedali militari e fondò uno dei primi patronati “pro orfani di guerra” in Italia. Nel manifesto che il podestà di Tortona fece affiggere sui muri della città alla notizia della morte del vescovo, possiamo incontrare una sintesi sincera della figura e dell’episcopato di Mons. Simon Pietro Grassi, successore di San Marziano a 1800 anni dal suo martirio: “Cittadini, mercoledì 31 ottobre alle ore 21 si spegneva in questa città all’età di 78 anni S. Ecc. Grand’Ufficiale Mons. Simon Pietro Grassi. Egli fu veramente e profondamente buono, dall’animo generoso e caritatevole, dal carattere aperto e franco. Amava i poveri, li aiutava e li confortava e si valeva dell’alto del suo ministero per lenire i dolori, per portare un sorriso di pace e rassegnazione alle famiglie. La sua multiforme ed instancabile attività retta da una mente superiore e da un cuore d’oro egli la spiegò in ogni manifestazione civile o religiosa, sociale e culturale fino agli ultimi istanti della sua vita luminosa. Egli si allontana dalla sua Tortona che, durante il suo lungo e benefico episcopato, egli ebbe l’onore e l’orgoglio di sentire salutare nei figli tutti di san Marziano, da Sua Santità Pio XI l’antica, la generosa, la forte. La sua nobile figura di pastore e di padre aggirerà sempre in mezzo a noi che lo ricorderemo con profondo immutato affetto, con viva riconoscenza”.

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