Storie di antichi mestieri

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Il nuovo “Quaderno della Biblioteca” di Pontecurone

PONTECURONE – Le storie e i ricordi di un paese rivivono nella memoria e nelle testimonianze della sua gente e l’VIII “Quaderno della Biblioteca”, presentato domenica scorsa alla popolazione, è espressione di un lavoro condiviso e corale. Considerata la mole di materiale, il volume è stato suddiviso in due tomi e se nel frattempo confluirà altra documentazione, la ripartizione del Quaderno dedicato agli artigiani e ai commercianti pontecuronesi si dilaterà ulteriormente. Nel volume, frutto del lavoro di squadra di Comune, biblioteca “Sandro Castelli” e associazione culturale “Il Paese di Don Orione Onlus” «vengono presi in analisi personaggi e mestieri degli ultimi 150 anni» come ha spiegato Marialuisa Ricotti, che ha supervisionato il percorso di reperimento della settantina di testi presenti nel primo tomo, per i quali sono stati coinvolti una quarantina di autori che hanno messo a disposizione la loro penna o ciò che rammentavano dei loro avi. «È stato molto bello – ha aggiunto la Ricotti – toccare con mano il coinvolgimento dei miei concittadini che, con entusiasmo, hanno rivitalizzato quel recupero della memoria e dell’identità del paese avviato 8 anni fa. Nelle duecento pagine ci sono 140 nomi, tra persone solo accennate o meglio definite. E poi personaggi e mestieri che non ci sono più, come le ricamatrici, i “birocciai” o i sellai oppure lavori, come quello del fornaio, del norcino, della levatrice che ora sono profondamente modificati». L’archivio fotografico è stato curato dalla preziosa Claudia Nalin e il volume è stato presentato come unico evento pubblico nel giorno della mancata la festa patronale, con la formula del dopocena letterario, secondo le misure di distanziamento sociale. «Chi leggerà quest’inchiesta culturale – ha aggiunto Marialuisa – si troverà di fronte a un mosaico di attività che servivano un intero paese, che bastava a se stesso. Chi imboccava via Emilia o via Roma, era come se entrasse in una galleria di un grande centro commerciale a cielo aperto. E poi ogni pontecuronese che avrà dato il proprio contributo per “quest’operazione”, che non vuole essere solo un amarcord, ci lascerà anche un pezzetto di cuore a scrivere e a rileggere, come nel caso di mio marito per la storia dei suoi genitori che, per 40 anni, hanno gestito la bottega di commestibili in via Cavour».

Alessandra Dellacà

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