San Gerardo Sagredo

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Il 24 settembre la Chiesa fa memoria di San Gerardo Sagredo, vescovo di Csanád e martire, chiamato Apostolo dell’Ungheria.

Nacque a Venezia il 23 aprile, motivo per cui fu battezzato con il nome di Giorgio, in un anno imprecisato intorno al 980, da una famiglia oriunda della Dalmazia, che secondo una tradizione cinquecentesca discendeva dalla stirpe Sagredo. All’età di cinque anni fu colpito da grave febbre e i genitori impetrarono la grazia proprio a San Giorgio per la sua guarigione. Una volta guarito e cresciuto, entrò nel monastero benedettino di San Giorgio Maggiore all’Isola Maggiore di Venezia e in ricordo del padre da poco deceduto, prese il nome di Gerardo.

Dopo alcuni anni divenne priore del monastero e poi abate, ma poi rinunciò alla carica, perché voleva partire per un pellegrinaggio a Betlemme in Palestina.

Partito con una nave, giunse fino a Zara, da dove invece di proseguire per la Terra Santa, ripartì per l’Ungheria dove si stabilì. Ebbe l’incarico di “magister” (maestro) del principe Emerico, figlio del re Stefano I detto “il santo” (9691038) e primo re d’Ungheria. In seguito si ritirò a Bakonybél per vivere da eremita. Dopo un certo periodo di tempo, il re Stefano I lo richiamò dall’eremo affidandogli il vescovado di Csanád. Il santo partecipò attivamente all’opera di evangelizzazione del popolo magiaro, voluta fortemente dal re Stefano, tanto da meritarsi il titolo di apostolo dell’Ungheria. Risulta che scrisse di sua mano varie opere, ma allo stato si conosce solo il “Commento a Daniele”.

Dopo la morte di re Stefano (1038) l’Ungheria fu sconvolta dalle lotte per la successione. In questo periodo, Gerardo si sarebbe allontanato dagli ambienti reali e avrebbe mantenuto un atteggiamento di equidistanza, senza tuttavia rinunciare all’appoggio di Pietro Orseolo, il nipote di Stefano sostenuto dall’imperatore Enrico III e opposto all’usurpatore Samuele Aba.

Nel 1044 fu Pietro a prevalere, ma la sempre maggiore ingerenza del Sacro Romano Impero provocò un malcontento generale sfociato in disordini e tentativi di congiura. A ciò si aggiungeva una ribellione di pagani.

In questo momento Gerardo passò alla fazione che sosteneva l’insediamento del principe Andrea.

Il 24 settembre 1046, mentre si recava a Buda per accogliere il pretendente al trono, fu attaccato dalle milizie di Vata. Legato ad un carretto, fu trascinato sulla cima del monte Kelen (da allora noto come monte San Gerardo) e fu fatto precipitare nel Danubio.

La sua agiografia è derivata in gran parte da leggende postume, proliferate dal XII secolo sino addirittura al Novecento. In effetti, le notizie sicure sul suo conto sono molto scarse.

La fama di san Gerardo si diffuse molto rapidamente e nel 1083 papa Gregorio VII ne riconobbe il culto pubblico insieme a santo Stefano e sant’Emerico.

Daniela Catalano

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