Riscoprire l’orgoglio della terra

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Tra i settori che non si sono fermati c’è l’agricoltura che deve fare i conti con le difficoltà per superare la crisi. A parlarne è la direttrice di Confagricoltura Alessandria

«Oggi, a più di un mese di distanza dai primi casi, abbiamo le idee più chiare sulla portata che questa emergenza, legata alla diffusione del Covid-19, ha avuto sulle nostre vite. Purtroppo mai avremmo pensato che l’epidemia di quella che all’inizio era stata definita come poco più di una normale influenza assumesse l’aspetto di una vera e propria pandemia, sconvolgendo le nostre abitudini e le nostre vite»: queste le parole del presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli di Brondello, che continua: «In giorni di sofferenza per il nostro Paese, nei quali noi agricoltori siamo chiamati a lavorare ancora di più per soddisfare le necessità di tutti e, anzi, siamo una delle poche categorie che può lavorare, riflettevo con orgoglio sull’importanza del nostro compito. Importanza che noi agricoltori abbiamo sempre convintamente rivendicato, a volte anche dolendoci della scarsa considerazione che una certa parte dell’opinione pubblica ha del nostro settore, ogniqualvolta ci si ricorda di noi solo per eventi di tipo folcloristico oppure, peggio, per qualche scandalo agroalimentare. La nostra fondamentale importanza è ora riconosciuta e certificata da tutti i connazionali, che vedono con che passione svolgiamo il nostro lavoro mentre continuiamo a produrre, anche assumendoci dei rischi, ma con la consapevolezza di farlo per accompagnare il nostro Paese fuori dall’emergenza, senza timori per l’approvvigionamento alimentare che continuiamo a garantire».

Quando l’Italia ha chiamato, gli agricoltori italiani hanno risposto, rimboccandosi le maniche ancora una volta, impegnandosi a superare le enormi difficoltà di logistica e di rispetto delle stringenti norme di sicurezza pur di poter garantire cibo sano e genuino alla nostra penisola.

Ricordiamocelo tutti, agricoltori, politici, e cittadini. A emergenza finita tutti dovranno riflettere sull’importanza di avere una filiera agricola forte, strategica e in buona salute, che possa lavorare per il bene dell’Italia, garantendo, anche nei momenti più critici, cibo sano e sufficiente per l’intera comunità, importantissimo livello di base da cui partire per affrontare le grandi difficoltà che periodicamente ci possono minacciare.

L’epidemia di Coronavirus, oltre agli aspetti sanitari, ha assunto contorni macroeconomici che per ora iniziamo solo a intravedere, con rischi di possibile recessione che nei prossimi mesi dovranno essere valutati e affrontati con i mezzi necessari.

Saranno fondamentali misure nazionali ed europee in grado di limitare al massimo lo choc socio-economico e di sostenere le imprese sotto il profilo della logistica, dei trasporti e della mobilità della manodopera. Indispensabile anche un intervento a sostegno della liquidità che sarà stata impegnata e consumata nel periodo di emergenza.

Sul fronte nazionale, Confagricoltura ha presentato nei giorni scorsi al presidente Giuseppe Conte un pacchetto di proposte di interventi urgenti per la continuità produttiva delle aziende e la tenuta del sistema Paese.

All’inizio di marzo, in cui l’Italia era stata accusata dal resto del mondo di essere il centro di diffusione del virus in Europa, le nostre esportazioni agroalimentari sono state sotto attacco con forti riduzioni in tutti i più importanti comparti.

Dai prodotti ortofrutticoli, ai vini, ai formaggi fino ai prodotti del florovivaismo: per tutti questi ambiti Confagricoltura ha ricevuto continue segnalazioni di contratti disdettati e difficoltà poste all’accesso sui mercati di destinazione finale.

Ma la nostra associazione si è subito attivata per affrontare nel più efficace dei modi queste emergenze commerciali, rintuzzando, dimostrandone l’infondatezza e le accuse ingiustificate rivolte alle imprese agricole italiane.

Le aziende stanno continuando a lavorare e a garantire, nell’ambito della filiera, i rifornimenti ai negozi alimentari.

Ci sono però comparti in ginocchio, sia per la riduzione dei consumi, sia per le difficoltà di esportazione.

È il caso del già citato settore florovivaistico, sul quale si regge l’intera economia di alcuni territori o addirittura di regioni e che occupa 100 mila addetti, ma anche del settore lattiero-caseario (bovino, bufalino e ovicaprino), con caseifici e latterie che riducono drasticamente le acquisizioni di prodotto, vuoi per obiettive difficoltà di mercato, vuoi per evidenti tentativi speculativi. Ci sono poi preoccupanti segnali che indicano l’estendersi di questo fenomeno ad altri comparti, come quello delle carni (suine, bovine e altre) e dell’ortofrutta. Un altro settore in crisi è quello “extra alberghiero”, che coinvolge gli agriturismi e i bed & breakfast, i quali hanno avuto la disdetta di tutto quanto già prenotato e l’azzeramento delle prenotazioni future a lungo termine.

Anche le fattorie didattiche, con la chiusura delle scuole, non stanno ovviamente lavorando.

In merito alle problematiche derivanti da queste forti perdite di fatturato, Confagricoltura chiede che nei prossimi decreti ci siano misure di compensazione che vadano oltre a quelle fiscali e creditizie già stabilite.

Il Coronavirus rischia di mettere in crisi il settore per mancanza di manodopera.

Con le persone colpite dal virus, quelle in quarantena e gli stagionali stranieri rientrati nei Paesi di origine che non possono tornare in Italia per il blocco della circolazione, nelle campagne mancano braccia e siamo in un momento cruciale: si avvicina la stagione della raccolta degli ortaggi e della frutta estiva.

Servono almeno 200 mila persone a livello nazionale subito. Per questo abbiamo chiesto strumenti governativi che facilitino le assunzioni, come i voucher, o la possibilità di impiegare persone che hanno perso il lavoro o i cassintegrati, nel rispetto delle norme e dell’uomo. Ci sono infine da rilevare alcuni segnali positivi di reazione a questo “nuovo assetto sociale” richiesto a tutta la popolazione che prevede, con poche eccezioni, lo “stare a casa”.

Alcune aziende agricole associate hanno espresso la volontà di compiere vendita diretta a domicilio del cliente, nel rispetto delle normative sanitarie vigenti, per venire incontro all’esigenza di rimanere nelle proprie abitazioni e si può immaginare che tale servizio, se diffuso, potrebbe giovare sia al mondo agricolo, sia a tutta la cittadinanza coinvolta.

L’organizzazione continuerà a fare la propria parte a difesa e valorizzazione di un settore che non si ferma e sta, oggi più che mai, confermando la sua definizione di “primario” nell’economia e il suo ruolo fondamentale per l’Italia.

Confagricoltura farà la sua parte e assicura da subito la massima collaborazione allo Stato centrale e alle Regioni, così come alle amministrazioni locali per favorire e accelerare al massimo i processi che vedono coinvolto a vari livelli il mondo agricolo.

«Dalle crisi si esce rafforzati; – commenta, infine, Brondelli di Brondello – in ultima analisi lavoriamo tutti, insieme, per garantire la sicurezza e la qualità, simboli del cibo italiano, con la competenza e la professionalità necessarie». «Devo rivolgere un grande e doveroso grazie – termina il presidente, cui mi unisco come direttore – a tutte le persone del mondo agricolo e di tutta la società civile che in questi giorni si stanno impegnando, qualcuno fino allo stremo delle forze, per la nostra amata Italia e per l’intera umanità».

Cristina Bagnasco

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